Capitolo 11

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Il signore nella macchina mi si avvicinò,  e mi disse che mi avrebbe portato da  mio padre.
Ebbi un sussulto, mi girai verso di lui, lo guardai male, tremavo come una foglia.
Mio padre?
No, tutto ciò non era scientificamente possibile, io non avevo un padre, se né era andato quando avevo tre anni, mi aveva abbandonato, ci aveva abbandonato!
Io non avevo un padre!
Spalancai gli occhi, e mandai un’occhiataccia all’uomo in giacca e cravatta.
Io ripetevo nella mia mente di non avere un padre, che tutto ciò non era eticamente possibile, stavo facendo solo un brutto sogno, presto mi sarei svegliata, da sola, nel mio comodo letto.
Il mio respiro stava accelerando come il battito del mio cuore. Mi portai una mano al petto, e cominciai a fare grandi respiri per calmarmi.
Era tutto uno stupido scherzo del destino, mi hanno scambiato per qualcun altro, ripetevo a me stessa.
Questo non poteva mai accadere, non poteva accadere e basta.
E poi chi non mi diceva, che questo uomo mi volesse rapire, portare via e sfruttare.
< Signore mi dispiace, ma si sta sbagliando. Io non ho un padre, forse si è confuso con qualcun altro, probabilmente si è confuso con qualcuno che mi somiglia vagamente, ora mi scusi ma devo andare> dissi tutto d’un fiato, mi girai e cercai di andarmene. Ma mi fù impedito dalla possente mano dell’uomo sulla mia spalla, mi girò e poi parlò < No signorina, la devo portare da suo padre, proprio lui>lo disse in tono convinto, deciso… ma non ne ero sicura, come biasimarmi, mio padre mi aveva abbandonato e adesso voleva rivedermi, una cosa molto difficile. Mi riusciva complicato da crederce, io non ero stupida, mio padre non mi voleva, quindi perché voleva vedermi?
< Allora mi lo provi che mio padre mi vuole vedere > ero dubbiosa che mi rispondesse, non credevo a nulla, ormai la mia vita era strana, e questo è dir poco.
L’uomo in cravatta, mi accennò un timido sorriso, che mi fece sciogliere, era abbastanza grande e maturo, aveva circa una quarantina d’anni, ma manteneva la propria bellezza. Capelli neri, occhi marroni, fisico scolpito. Certo era molto grande per me, ma era un bell’uomo, non si poteva negare.
Fece un accenno con la testa, mise una mano nella tasca interna della giacca, e ne estrasse una foto di me da bambina, insieme ad un uomo, si suppone fosse mio padre, ma non ne ero sicura, affatto non ricordavo come fosse fatto mio padre. Non sapevo ne il suo nome, ne il suo cognome, perché mia madre non voleva, secondo lei, e anche secondo me da quando avevo cominciato a capire, lui era un traditore, che ci aveva abbandonato. Aveva cambiato il mio cognome, io era Lara Pollerr, per il mondo.
Accarezzai la me bambina, troppo piccola per ricordare, troppo bello per essere vero. Quella bambina ero io!
Mi scese una lacrima, che mi solcò la guancia poi ricadendo sulla foto.
Tracciai con il dito il volto di mio padre. Non era possibile, lui non mi voleva, perché voleva rivedermi?
Mi riscossi dai miei pensieri, ridiedi la foto a quel bizzarro signore, senza mai alzare lo sguardo.
< Mi scusi, ma aimè non basta per farmi capire, che quest’uomo, da cui lei mi vuole portare sia mio padre, e che voi siete, caro signore un suo collaboratore.> cercai di dirlo in maniera, più educata e intelligente che possa mai esistere.
Ero molto scossa, il battito era ancora accelerato e minacciava di far uscire dal petto il cuore.
< Cara signorina Larissa Mery Martesia Susana Polerr> come cavolo poteva sapere tutti i miei nomi, e il cognome di mia madre, certo non era bellissimo come cognome, non era un cognome pregiato, importante, ma io ne andavo fiera.
La mamma, non aveva lasciato alcuna traccia di quell’uomo nel mio passato.
< Lei, come …….come ….come fa a sapere tutti i miei nomi e il mio cognome? > sembravo balbuziente, ma ero scioccata, capitemi, avevo un nome lunghissimo. Comprendetemi uno sconosciuto, vi dice che vi vuole portare da vostro padre, che non vedete da ben 13 lunghi anni, e sa per fino il tuo lunghissimo nome.
Nessuno mi chiama mai Larissa, tutti mi chiamano Lara, ancora più abbreviativo La.
E nessuno continua con i restanti nomi  Mary Martesia, che brutto nome Martesia che  cattivo gusto, come avevano osato chiamarmi così, Susana, ancora peggio.
Era ufficiale odiavo il mio nome.
Nessuno usa mai il mio nome per intero tranne quelle poche volte in cui vedo mia madre e lei è molto molto arrabbiata con me. Del tipo: "Larissa Mary Martesia Susana Polerr   come osi rispondere a tua madre"
A volte, quelle pochissime e rare volte, anche lei si scocciava e si fermava a un certo punto. Non aveva la voglia di continuarlo.
Quell’uomo osservò il mio viso  sconcertato, il grande punto interrogativo che avevo in mente quindi rispose< Io lavoro per suo padre, per questo so il suo nome per intero. Suo padre parla sempre di lei.
Dice sempre che aver abbandonato lei e sua madre è stato il più grande errore della sua vita.
Vi voleva molto bene, ma ha dovuto, per non esporre lei e sua madre, a indagini,  foto, cene di beneficenza, paparazzi > lo disse in modo così affranto,  ma non avevo intenzione di andare con l’ansiano signore.
< Mmm, mi dispiace caro signore, credo che lei lavori per mio padre, ma non ho intenzione di rivederlo.
Anche con tutti i motivi del mondo, non si abbandonano mai i familiari. E oltre a questo, i motivi da lei elencati mi sembrano molto  futili, non ho intenzione di seguirla e vedere mio padre >
Mi guardò amareggiato, come se comunque sprecassi solo fiato, mi avrebbe portato via e poi consegnato nelle mani di mio padre.
Ogni ragazza vorrebbe vedere il padre, ma aveva causato troppo dolore nella mia vita. Con quale coraggio osava parlare di me, con quale coraggio voleva rientrare nella mia vita.
I motivi più idioti del mondo per cercare un modo per non mostrarsi cattivo, nel torto, alle persone.
Ero indignata, come aveva potuto.
L’uomo parlò nuovamente< Signorina, la prego mi segua. Suo padre mi ha dato l’ordine  di portarla via, con le buone o con le cattive, la prego di scegliere le buone.
Non ho voglia di prelevarla con le cattive, suo padre l’aspetta e già siamo in ritardo.
Le darò un minuto di tempo, per scegliere di seguirmi, o di prelevarla con la forza>
Allora vediamo, non riuscivo a ragionare  sotto pressione, cosa decidevo.
Non lo avrei seguito, affatto.
< Caro signore, dei miei stivali, sa che io non voglio venire con lei, e che sei mi preleva con la forza, sarà sequestro di persona?
E non me ne importa un emerito niente se quell’uomo definito padre, il quale non si può definire, stia aspettando, aspetterà ancora per molto. Io non voglio rivedere i traditori come lui, se è possibile gli sputi in faccia.
Quel verme viscido, non mi rivedrà neanche da lontano. Quindi grazie della bella chiacchierata e per avermi fatto uscire da scuola prima del previsto e arrivederci!> lo salutai con un cenno della mano, mi girai nuovamente e cercai di andarmene, ma l’uomo mi prelevò e mi mise in macchina.
Urali ma nessuno mi sentì, decisi di non fare più resistenza, sarebbe stato tutto inutile.
Lentamente procedemmo per le strade affollate  New York,  osservavo tutto, in quella macchina.
Ci dirigemmo al di fuori della città.
Arrivammo a casa di mio padre, in circa una quindicina di minuti. L'uomo mi guardava sempre, ero terrorizza.  Durante il viaggio piansi, vidi l’uomo rammaricarsi, per il mio dolore. Ero rannicchiata in un angolo della spaziosa macchina.
Una volta arrivata, mi venne aperta la portiera, e fatta scendere.
La villa di mio padre, era…. mozzafiato.
Era fuori città,  a due piani, molto ampia, con giardini meravigliosi.
Avevo gli occhi sbarrati, la bocca spalancata.
Seguì l’uomo, che mi aveva scortato sino a quell’instante. Ero del tutto terrorizzata.
Mi portò in un ampia sala, dove alla fine c’era un uomo, si suppone fosse mio padre. 
Cominciai a tremare, ero intimorita, capite mio padre lo stesso uomo che c’era nella foto. Lo stesso uomo che mi aveva abbandonato,  ci aveva abbandonato.
Avevo gli occhi bassi, erano puntati sul pavimento di marmo, non avevo il coraggio di alzarli.
Arrivata da lui, lo strano signore, fu congedato, con un segno della mano di mio padre. 
Una volta uscito quell’uomo, lui  cominciò a parlare.
< Sei molto cresciuta, sei cambiata, eri…> si fermò,  mi abbracciò, cosa strana per me, che infatti respinsi l’abbraccio.
Aveva gli occhi lucidi, come se avesse pianto, anche se non lo credevo. Lui mi assomigliava moltissimo, anzi essendo lui mio padre, io gli assomigliavo tantissimo. Aveva gli stessi capelli, gli stessi zigomi, gli stessi occhi,lo stesso naso. Ero la sua fotocopia al femminile. Lo guardai con disprezzo, non facendo cadere neanche una lacrima, per quel lurido verme. Le respingevo e li dovevano rimanere.
Mi guardò nuovamente,  si asciugò le lacrime. Che scena toccante, ma non per me, quel lurido bastardo che mi aveva abbandonato, alla tenera età di tre anni, era lì d’innanzi a me. Per me non era un padre.
Gli tirai uno schiaffo, dopo del quale mi sentì un po' meglio.
Lui si portò una mano sulla sua guancia, che aveva ancora stampato il mio palmo, e lo massaggiò
< Mi dispiace piccola Lara, per tutto quello che ho fatto, anzi per quello che non ho fatto, non sono stato un padre presente, ne un marito molto presente.
È stato l’errore più stupido che potessi fare .> si fermò,  mi sentivo strana, avevo una fitta al cuore, mi dispiaceva, ma come poteva dispiacermi per lui.
Proprio lui, lui  che mi aveva abbandonato. Io provavo solo odio rancore nei suoi confronti.
< Mi scusi, signore, ma voi non siete un padre, almeno per me, io non ho un padre, sa lo avevo fino ai miei tre anni, poi lui mi ha abbandonato, e da lì è morto, per sempre. Non si può dire poco presente, perché presente non é nel vocabolario da lei usato!> dissi in modo dispregiativo.
Aveva ancora gli occhi lucidi, cominciò nuovamente a parlare mentre piangeva< Credimi, Lara, quando ho capito lo sbaglio che avevo fatto, ho cercato di rifarmi, ma purtroppo,  tua madre non me lo ha permesso, mi ha detto che non ero degno di te.
Mi cacciò, ogni volta che avevo, anzi volevo vederti, stare con la  mia bambina. Tutti gli anni sino ad adesso. Non so quante cose brutte abbia detto su di me ….>
Si fermò,  penso per farmi parlare, mi tremava la voce, era molto bassa, rocca, spezzata …
< Mia madre non le ha permesso di vedermi, forse ha ragione,  prova molto rancore per lei. Mi dispiace per il suo comportamento,  ma non ha avuto tutti i torti  signore, non le pare ?> mi sentivo così stupida, avevo mio padre davanti agli occhi, e beh lui mi voleva, e io gli dicevo che mia madre non aveva tutti i torti, ero proprio stupida, o forse troppo ferita per tornare nelle braccia della persona che mi ha ferito.
< Ti prego Lara, non chiamarmi, signore, e non mi dare ne del voi, ne del lei. Dammi del tu, per te io sono papà. Ehi ma solo per te! >
Sorrisi, ero contenta. Poi il mio sorriso si spezzò.
< Che parola buffa papà, sa quando ero piccola e gli altri bambini mi prendevano in giro perché non lo avevo. Ho pianto tanto, per quell’uomo, da chiamare così. Poi mi sono detta che non avevo bisogno. Non avevo bisogni di un lurido bastardo, senza attributi, quindi me ne sono fregata delle prese in giro.
Il mondo mi era già caduto addosso tante volte, per la mia giovane età, sono diventata molto forte per questo.
Mi dispiace ma ho cercato per troppo tempo tale figura da non crederci più, quindi non la chiamerò così. Soprattutto un estraneo come lei, mia madre è per me un estraneo, ma mai quanto lei.>
L’uomo continuava a piangere, sembrava una fontana, ad ogni sua lacrima, io sorridevo, adesso poteva provare tutto quello che provavo io.
Dolore, rimpianto. Potevo essere meschina, crudele ma dopo tutto il male che avevo provato questo era nulla.
< Lara, ti prego perdonami, ho provato da subito, a rivederti, ma tua madre….> stava singhiozzando, ebbi un altro tuffo al cuore, infondo, ma molto infondo mi dispiaceva.
<Lara te lo giuro, sono arrivato al punto tale, che tua madre mi fece una denuncia, e mi fu mandato, un documento in cui non mi dovevo avvicinare, ne più a lei ne a te>
Stava ancora piangendo, a quelle parole mi si strinse il cuore, mia madre aveva preferito il suo bena al mio?
Le mie gambe erano molli, stavo per cadere, quando mio padre mi prese. Aspetta cosa? Ho detto mio padre?
Mia madre era meschina, crudele, una bugiarda.
Mi abbracciò e poi ricominciò a parlare< Avrei potuto rivederti solo ai tuoi 16 anni, e quindi dopo che una volta tanto, tua madre non ti osservava, ho mandato subito qualcuno per prelevarti.> ero ancora tra le sue braccia, quelle braccia che tanto avevo agognato, una lacrima mi solcò il viso, lui l’asciugò.
< D'accordo, ho una madre meschina, che mi ha rovinato la vita, un padre il quale voleva essere presente nella mia vita, ma non ha potuto a causa di mia made. Ora dovrei andare via … mi spiace sign….> stavo dicendo signore ma mi fermai giusto in tempo< …..papà, ho cose da fare, tipo uccidere mia madre, fare i compiti, e mettere le idee in chiaro, almeno in parte. E poi chi mi dice che mi stia dicendo la verità?>
<Lara te lo giuro sulla mia vita>
Feci un acconsentimento con il capo.
Gli brillavano gli occhi, lui mi fece un cenno < Io vorrei che tu rimanessi qui per un po',  lo so che è una cosa molto strana, e affrettata. Ma > gli tremava la voce, gli assomigliavo così tanto<ma già ho perso già tutta la maggior parte della tua vita, non voglio perdere altro>
O mio dio e ora?
Tremavo, mi batteva il cuore fortissimo, avevo le gambe molli.
< Va ….. va bene > risposi balbettando, una risposta avventata, che però desideravo da sempre.
< Ho che bella cosa, ti presenterò la mia famiglia, penso che stiano arrivando > cambiò subito espressione e sentimento. È bipolare?
< la tuaaa…. Famiglia ?> urlai. Non ero molto convinta. < COSA? Sono rimasta un attimo indietro! COSA?> avevi un attacco d’ansia, cominciai a fare grandi respiri e a calmarmi. Ci mancava questo! La sua famiglia?

Spazio autrice
Ciao come va? Io sono super contenta perché questa settimana di putiferio è finita.
Sono stata brava e ho aggiornato ed ho fatto anche un capitolo bello lungo.
Se in poco tempo da ora arriviamo a un numero soddisfacente di visualizzazioni, forse aggiorno anche più tardi...
Che ve ne pare come idea?
Vi prego di supportare la storia, condividete, mandatela a tutti, mettete tante stelline.
E ripeto condividete, per piacere, mi aiutereste a diffondere la storia, sarebbe un grande piacere.
Ritornando a noi, io adoro il padre di Larissa😂.

I will learn to get upDove le storie prendono vita. Scoprilo ora