L'ebrea e il soldato

Capitolo diciasette

Gretel venne svegliata dalle luci dell'alba,si trovava tra le braccia del suo amato,con la testa sul suo petto e il braccio intorno alla vita.Si stropicciò gli occhi e tolse delicatamente la mano di Tobias dal suo fianco cercando di non svegliarlo.
Si soffermò qualche secondo ad osservarlo,adorava i suoi lineamenti ben marcati che sottolineavano la sua dura mascella che gli dava un'aria strafottente,le fossette,però, tradivano ogni suo tentativo di sembrare autorevole,quelle piccole e profonde fossette che Gretel tanto amava,quando sorrideva  si facevano più grandi facendo sembrare il suo volto quello di un adolescente nonostante la sua maturità.
«Ma che fai? » disse Tobias guardando la ragazza sopra di lui: «Niente niente... » «Mi stavi guardando» disse Tobias divertito: «No perché dovrei? » «Entrambi sappiamo che sono irresistibile» disse con una smorfia ammiccante: «Cafone» gridò Gretel dandogli un piccolo schiaffo sulla nuca.Tobias si toccò il capo e repentinamente sollevo Gretel a testa in giù e iniziò a farle il solletico.Gretel si dimenò con forza sbattendo i piedi.
La ragazza per liberarsi dalla stretta del giovane gli leccò il gomito del braccio con cui la stringeva,Tobias mollo subito la presa lasciando cadere Gretel: «Non posso credere che l'hai fatto» «Te lo sei meritato» disse baciando il viso del ragazzo,lui ricambiò:«Torniamo qui stasera vero?» «Certo» « Sarà il nostro posto segreto » e si scambiarono un altro bacio.«Avanti sbrigativi » si udì dall'esterno,i due ragazzi si guardarono: «Cazzo» era la voce di un soldato che radunava le detenute.«Se ci beccano siamo morti» Gretel si vestí veloce «Devo andarmene» corse fuori e si unì al resto del gruppo cercando di non far scoprire la sua precedente assenza.Tobias restò lì impalato a guardarla andare via:« Ci vediamo» disse sottovoce con un cenno di mano e uscí frettolosamente.
Era atteso un ospite speciale quel giorno nel campo di Dachau.