Prologo

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Non ero una ragazza fortunata, non ero un' adolescente felice e non mi consideravo una figlia amata.
Quando penso alle mie sventure adolescenziali mi perseguita il ricordo di dove sono nata e di come mi sono ritrovata a Milano. Ho visto luce per la prima volta a Kharkov,  una modesta città ucraina confinante  con la Russia. Lì ho avuto affetti molto cari, ho vissuto giornate spensierate e ho goduto amicizie che pensavo sarebbero durati un eternità. Ma ci ho pure patito atroci dolori; all'età di dieci anni, dopo che per la prima volta la sorte aveva deciso di abbandonarmi, ho perso i miei genitori. Non essendoci stato alcun parente stretto disposo ad occuparsi di me e mio fratello minore, siamo stati messi in mediocre orfanotrofio in attesa di essere adottati. Dopo sei mesi siamo stati accolti nella casa di Stefano e Caterina. Erano due sconosciuti, due stranieri che da lì in poi sarebbero diventati la nostra nuova mamma e il nostro nuovo papà. Abbiamo cambiato paese e siamo andati a vivere a Milano perdendo ogni legame che avessimo con la nostra madre patria che sembrava respingerci come la peste.
Abituarsi alla nuova vita non è stato per niente facile; ho sempre sofferto tanto per la mia adozione, non tanto perché mi mancasse vivere in Ucraina, ma per il semplice fatto che mi sentivo sola e incompresa dalla mia nuova mamma; avevamo due caratteri opposti che molto spesso ci impedivano di trovare un terreno comune. Tante volte le liti provocate da piccole cose erano le più turbolente ed era da quelle che uscivano parole che miravano a ferirmi atrocemente facendomi perdere ogni speranza di avere una famiglia felice.
Con Stefano litigavo molto di meno, era un buon padre, calmo e gentile ma quando si trattava di difendermi e prendere la mia parte qualora avessi avuto ragione, non lo faceva perché non era nel suo carattere contraddire sua moglie.
In tutto questo Yuri, cresceva in un atmosfera davvero sgradevole, piena di conflitti e terribili litigi, dove non poteva chiaramente schierarsi da una parte senza sentirne conseguenze. Avrei voluto che almeno per lui le cose fossero andati diversamente.
Visto che la mia situazione familiare non era una delle migliori, speravo che la vita sociale andasse meglio. Ma ero un illusa. Infatti ero sola, senza amiche e in più avevo qualche chilo di troppo che non riuscivo a liberarmi. Non avevo nessuno a cui raccontare i miei affanni e quando ero triste o afflitta da qualcosa sfogliavo la mia vasta rubrica telefonica per cercare chi potevo chiamare ma alla fine la risposta era: nessuno, perché non hai nessuno. È così finivo per addormentarmi abbracciata al mio cuscino con Elton John come l'unica consolazione.
Insomma quegl'inni sono stati il periodo più buio della mia esistenza in cui pensavo che il mondo mi andasse contro, che ignorasse la mia infelicità e che non mi avrebbe mai permesso di trovare una persona in grado di amarmi.

Sei anni dopo questo tormento le cose cominciarono a cambiare; persi i kili di troppo, cambiai scuola e finalmente mi trovai amiche. Proprio quando la mia vita sembrava andare nella giusta direzione rimasi incinta.

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