Capitolo uno

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Tutto ebbe inizio da  una notte scatenata in discoteca. Quel giorno avevo avuto una giornata estremamente stressante a scuola perché la mia prof di fisica, una totale incapace, aveva restituito le verifiche e la mia aveva il cinque di sempre. Ricordo che quella mattina, con tutta la frustrazione che avevo, presi carta e pena e cominciai a scrivere una lettera al destino chiedendo il perché delle mie disgrazie. Studiavo tanto ma avevo poche soddisfazioni, la mia situazione familiare faceva schifo e a diciott'anni ero ancora single.
Avevo intenzione  di lasciare la lettera alla fermata del mio autobus, sperando che qualcuno l'avrebbe letta e mi avrebbe in qualche modo risposto con una altra lettera. Stupido, vero? Ma io ci speravo fermamente anche se non ebbi mai il coraggio di lasciarla lì. Ancora oggi è nel mio quaderno di fisica e ogni volta che la rilego mi si stringe il cuore.

A farmi sorridere durante quella giornata era la prospettiva di una bella serata passata in discoteca con una amica quindi giunta la sera mi sono preparata con più cura del solito anche perché era da tanto che  non uscivo.
Dopo aver applicato un po' di trucco mi fermai per vedere cosa ne stava uscendo; la matita nera che circondava i miei occhi grigi mi dava uno sguardo più maturo e sensuale, il rossetto rosa e i capelli liscissimi mi facevano sembrare diversa, molto diversa, ma in senso positivo, visto che tenevo sempre i capelli ondulati e mettevo i rossetti poco appariscenti. Per completare la mia preparazione mi misi un corto vestito aderente blu notte con una finta cinturina disegnata in vita e una scolatura a V che mostrava solo il necessario. l'immagine che vedevo nello specchio faticavo ad associarlo a me anche perché era da tanto che non mi mettevo un vestito così corto e mi truccavo così bene; rimasi quindi sorpresa vedendo nello specchio del mio bagno una bella sconosciuta con i capelli rossicci, aggressivamente sensuale.
Riconoscevo qualcosa in quella ragazza, dalle sue gambe scoperte mi sembrava di percepire la fatica e il sudore provato in palestra. Ormai erano passati due anni da quando avevo deciso di cambiarmi, di non essere più la ragazza grassa, derisa ed esclusa da tutti. Ho sofferto tanto, per due anni sono andata in palestra cinque giorni a settimana e non ho smesso di credere che potessi cambiare. Esteriormente sono diventata invidiabile, parevo quasi perfetta con esattamente tutto quello che molte ragazze vogliono, ma internamente sono sempre rimasta la stessa ragazza grassa insicura e insoddisfatta della propria vita

Ero stata sovrappeso per tre lunghi anni, in un tempo molto importante per la formazione di un essere umano, in un periodo in cui le mie compagne di classe uscivano con i loro fidanzati mentre ero adagiata sul  divano a divorare  chissà quale schifezze. Ero sola e poco considerata dal genere maschile e anche da quello femminile. Per i miei compagni ero solo "Dayana la sfigata", una ragazza da evitare perché se non potevi essere contagiato dalla sua sfigatagine.
Troppo spesso sono stata esclusa per il mio aspetto fisico, non che fossi grassissima avevo solo 10kg da perdere ma nella scuola in cui andavo io le cose funzionavano così: severi figa e venivi idealizzata, severi cessa venivi evitata. Facevano tutto quelli in mezzo.
Ero costantemente depressa e sempre alle prese con qualche dieta presa da internet. Ne ho provato tante ma nessuna e dico nessuna mi ha aiutato, anzi, peggioravano sempre la mia situazione, perché a ogni kg perso ne guadagnavo poi due.
A un certo punto ho deciso finalmente di seguire la regola numero uno di qualunque dieta decente: "avere pazienza e non mollare", così mi sono iscritta in palestra e ho deciso di darmi tempo, molto tempo.
All'inizio non mi piaceva e ci andavo solo una volta in due settimane se non di meno  ma dopo aver scoperto uno macchina che mi permettesse di fare attività fisica senza sentirmi un elefante, allora ho cominciato ad andarci di più e piano piano sono diventata una dipendente dello step. Ormai andare in palestra non era più per dimagrire ma per sentirmi bene per sorridere pensando a un futuro migliore e...confesso anche per Marco, il bel personal trainer.

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