Parigi quel giorno era piacevolmente soleggiata.
Era una perfetta giornata estiva di metà giugno. Non faceva molto caldo, nonostante il sole svettasse nel cielo terso, ma la maggior parte dei passanti indossava t-shirt e pantaloncini. Tony era l'unico in completo elegante, grigio scuro, e mocassini neri e spiccava in mezzo alla folla come un canarino in uno stormo di corvi.
Camminava lentamente e con in mano un mazzo di tulipani bianchi abilmente avvolti in un velo di tulle turchino. Nel suo passo non v'era fretta. Prendeva tempo, forse, cercando di rilassarsi, svuotare la mente dal turbinio di pensieri ed angosce che la affollavano.
Dopo essere passato dal fioraio aveva congedato il tassista con una generosa mancia di cento dollari. Non aveva con se la moneta locale ma all'uomo parve non dispiacere. Aveva preferito fare due passi anziché andare in auto per schiarirsi le idee, con scarsi risultati.
Si fermò all'angolo del quartiere e si appoggiò al palo del semaforo pedonale per qualche istante ma restare fermo lo agitava ulteriormente. Per questo aveva preferito camminare piuttosto che stare seduto nel sedile posteriore di un malconcio taxi parigino.
Ricominciò a camminare senza più intenzioni di fermarsi perché temeva che, se lo avesse fatto un'altra volta, si sarebbe voltato e sarebbe tornato indietro.
Non capiva il motivo di quell'angoscia. Mica si stava recando all'altare. Allora perché si sentiva ad un passo da un collasso?
Gli era capitato spesso, negli ultimi tempi, di chiudersi in se stesso, nei ricordi dei tempi felici, che ormai parevano distanti anni luce dal presente. Non si era mai ritenuto un tipo nostalgico, che rivanga il passato di continuo, con una nota dolceamara. Oppure lo era e preferiva non darlo a vedere, ignorarlo come un brutto pensiero che speri si dilegui se non lo stai troppo a calcolare. Eppure vi era ancora attaccato e non riusciva proprio a scrollarselo di dosso.
Si era illuso di esserci riuscito a porre la parola fine e andare avanti ma, da un anno a quella parte, si era reso conto che quella ferita non era mai del tutto guarita. Tornava a sanguinare a tradimento, cercava di tamponarla oppure la ignorava deliberatamente sperando che scomparisse. Affrontava in modo analogo la quasi totalità dei suoi problemi, agli altri cercava una risoluzione sul fondo di un bicchiere di whisky. Ma fare finta di nulla ormai non sortiva più effetto. Sentiva di avere un conto in sospeso, un libro rimasto aperto e bloccato su un capitolo particolarmente travagliato e caparbio che non lo avrebbe mai lasciato davvero libero di tornare a vivere se non lo avesse affrontato.
Era per questo motivo se si era recato a Parigi - di punto in bianco organizzando tutto e partendo senza prendere il disturbo di informare nessuno - ed ora che era ad una manciata di passi, esitava.
Lui che ne aveva affrontato a centinaia di nemici - alieni, umanoidi, droidi, dèi, terroristi, il traffico del Queens nelle ore di punta - si trovava ora, sulla soglia di un vecchio cancello di ferro battuto, esitante e nervoso all'idea di quello che l'attendeva oltre.
Si era ripromesso di farlo, ma soprattutto lo aveva promesso a lei. Alla donna che sentiva di aver deluso un'infinità di volte e che nonostante tutto continuava ad assillarlo affetto e caparbietà, anche se avrebbe avuto tutti i motivi per lasciarlo scuocere nel suo brodo. Sapeva doverle almeno quello.
Era qualche minuto - quarto d'ora? - che stava immobile come una statua di gesso a fissare il selciato oltre il cancello aperto. Un tappeto d'edera copriva la cancellata e si innalzava sui tronchi giovani e vecchi, sparsi qua e là in un basso fogliame di arbusti abbastanza fitto, mentre quello delle chiome rendeva l'erba tappezzata dagli scorci del sole attraverso i rami.
Si diede uno schiaffo mentale, ripetendosi ad nauseam di darsi una regolata.
Avanzò di un passo, poi di un altro, rendendosi conto che ogni metro, centimetro, percorso gli concedeva un lieve senso di leggerezza in quel nervosismo onnipresente.
Che fosse un segno, quello? Che una volta affrontato quell'ultimo passo l'angoscia e il rimorso lo avrebbero finalmente abbandonato? Che sarebbe riuscito a vivere non più all'ombra del proprio passato, a non svegliarsi più la notte a causa dei sogni sempre più vividi che nell'ultimo mese erano tornati a fargli visita, come dei vecchi amici, indesiderati, che Tony conosceva fin troppo bene? Non incubi, origine puramente del suo subconscio, ma scorci di ricordi intrecciati tra loro in una matassa che sembravano riportarlo ogni volta ad un unico momento,
ora.
Un unico luogo,
quello.
Così si ripeté Tony, proseguendo nel vecchio cimitero e non accorgendosi, troppo preso da mille altri pensieri, di essere osservato in lontananza e, dopo un'iniziale esitazione, seguito.
Spazio autore:
In un momento imprecisato del passato ho letto, o forse sentito, che c'è un collegamento tra...
**inizio spoiler minore sulla storia**
Peggy e i tulipani bianchi. Forse in Agent Carter. Per quanto riguarda il cimitero non ho trovato indizi precisi nell'MCU sulla sua tomba ma leggendo antefatti di wikisource ho trovato che -in un universo imprecisato dei fumetti- Peggy Carter viene seppellita a Parigi. So bene che la cerimonia in CACW si è svolta a Londra ma ho preferito attenermi a questa fonte che mi pareva anche più appropriata.
Non ho idea di quando aggiornerò. Io spero entro Luglio ma non so pormi una data di scadenza e mettermi fretta peggiora la mia scrittura già discutibile.
**fine spoiler***
Tantissimi auguri a Anthony Edward Stark, al personaggio che mi ha accompagnata nell'infanzia con i suoi film e che ho riscoperto un anno fa. Non so esprimere quanto vi sia affezionata e probabilmente non esistono parole per esternare il concetto. Nonostante non sia reale mi è molto più caro e vicino di molte altre persone e non credo questa cosa cambierà mai.
P.S. the__words__thief visto che sono riuscita a pubblicare ALMENO il prologo!? Donna di poca fede 😂 scusa per i mesi di attesa 😘.
-xnickky
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ᴀᴜɴᴛɪᴇ ᴘᴇɢɢʏ | | ᴛ⎊ɴʏ sᴛᴀʀᴋ
Fanfiction[completata] ! Il Prologo NON è facoltativo ! Estratto dalla seconda parte: «Ho qualche difficoltà a crederci» «Ti è solo difficile accettare la verità. Se lo facessi non riusciresti più ad odiarlo come invece vuoi. » Protagonista: Anthony Edward S...