In tanti piccoli pezzettini

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Era una giornata come tante alla diga, una in cui sembrava quasi di potersi riconoscere in una routine quotidiana, una in cui le cose apparivano quasi normali.

Il lento sciabordio del fiume si mischiava alle voci lontane degli uomini di Tommy, che si apprestavano a svolgere le loro mansioni quotidiane: sorvegliare il perimetro, dedicarsi alla manutenzione, partire per la caccia.

Ellie ascoltava distrattamente quei suoni così familiari, mentre osservava concentrata il ritmico scorrere della grande massa d'acqua nelle sue vicinanze. Era ironico come proprio lei, che più di una volta c'era quasi morta in questo elemento, adesso se ne sentisse irrimediabilmente attratta.

Prese un ciottolo e lo scagliò di getto verso il torrente, quasi per scacciare quei brutti ricordi dalla mente. Erano passati 3 mesi dal loro arrivo, ma a volte sentiva come se non fosse passato nemmeno un giorno, come se non ci fossero neanche 24 ore a separarla dal terrore che l'aveva dilaniata in quei giorni frenetici.

Ellie aveva provato a mettersi tutto alle spalle, ma ogni volta che aveva la sensazione di potere andare avanti con la sua vita, ecco che prepotenti, tornavano a galla immagini e frammenti del passato, che si mescolavano turbinando nella sua testa.

Che fossero incubi o flashback improvvisi non faceva molta differenza, ciò che importava è che erano lì, a ricordarle qualcosa che avrebbe preferito dimenticare. Forse a ricordarle qualcosa che non sarebbe stato il caso che realizzasse fino in fondo...

Gli incubi veri e propri la coglievano nel bel mezzo della notte, e la catapultavano a rivivere gli eventi più traumatici del suo passato.
Alcuni la riportavano a quella fredda notte in cui era stata costretta a tuffarsi dal ponte in rovina vicino alla torre radio, altri la costringevano a rivivere, impotente, la trasformazione di Sam; altri ancora, molto più confusi, la vedevano come riemergere alla luce dal fondo di un tunnel, mentre l'acqua la cingeva da ogni parte, e un peso sul petto le impediva di liberarsi...

Ma sicuramente quelli più spaventosi erano quelli che la vedevano combattere nuovamente contro David,che la portavano a rivivere quel momento nel locale in fiamme,che le facevano riecheggiare distintamente nelle orecchie quell'orrenda voce :"Ti prometto che ti ucciderò in fretta, piccola.."

Sembravano così veri che ogni volta poteva quasi avvertire il bruciore del fuoco sulle guance, o poteva sentire ancora lì, serrato nella sua mano, il freddo manico del coltello che aveva affondato ancora e ancora, sull'uomo che adesso popolava i suoi incubi.

Solo che lui alla fine non si limitava a morire, no; lui la guardava con un ghigno sul volto, dal basso, mentre lei lo dilaniava, mentre il sangue iniziava ad inondarlo, e quando sul suo volto ormai scarlatto finivano per emergere nel buio solo le sue iridi bianche e spalancate, si tirava su e portandole la bocca all'orecchio sussurrava: "Ti ho fatto lo stesso in tanti piccoli pezzettini piccola, in tanti piccoli pezzettini".

Questi momenti terminavano con Ellie che, svegliandosi tremante, cercava di non farsi sommergere da quell'ondata di panico, e di trattenere un urlo che forse troppo a lungo era rimasto inespresso.

Con le guance irritate per via delle lacrime, e la mano ancora stretta a pugno, si dirigeva verso l'alloggio di Joel, cercando di fare meno rumore possibile mentre attraversava i corridoi bui della centrale. A volte mentre camminava aveva come l'impressione di distinguere dei frammenti di vetro sul pavimento, e di doverli a tutti i costi evitare, come se da questo dipendesse la sua vita, ancora una volta.

Puntualmente lei si rivolgeva a Joel, e puntualmente lui tentava di consolarla, ma sempre allo stesso identico modo: sfoderando le sue solite frasi ricorrenti ed osservandola con condiscendenza, come se si trattasse di una bambina che stesse facendo i capricci. Questo atteggiamento irritava abbastanza Ellie, che poi però finiva inevitabilmente per cedere in un sorriso stanco verso l'uomo che le faceva da padre, a modo suo.

Solo in una di queste discussioni Joel l'aveva davvero stupita, forse perchè era riuscito a lasciarsi andare davvero e ad esprimere i propri sentimenti, cosa che, sebbene avessero già messo le cose in chiaro, non gli veniva mai naturale.

Ellie sorrise a quel ricordo, riportando alla mente quella conversazione:

-"Ellie è normale che tu ti senta così, perfettamente normale, ma è una fase. Ne abbiamo passate così tante, e così brutte, e non è passato poi così tanto tempo da allora. Devi darti qualche giorno per abituarti a questa nuova situazione, so che è brutto un mondo in cui si fa più fatica ad abituarsi alla pace che alla lotta, ma è così e devi accettarlo. Ti ho già detto che si trova sempre una ragione per lottare, una ragione per andare avanti"

-"Lo so, ma forse è proprio questo il punto. Forse adesso che non c'è più niente per cui lottare ho perso le motivazioni"

-"Come non c'è più niente per cui lottare? Forse questa è la tua lotta più importante Ellie, è quella per riacquistare la tua serenità, è quella che ti serve per accettare il passato e portare avanti la tua vita"

-"Ma a che scopo?!. Prima avevo una motivazione per andare avanti, prima ero quella unica, quella speciale, quella IMPORTANTE, adesso che scopo ho, che significato ha la mia vita?"

-"Ellie, non dimenticare chi sei, non dimenticarlo mai. Tu sei ancora quella irritante ragazzina irriverente e ironica che più volte mi ha fatto perdere la pazienza, sei ancora quella che cerca sempre e comunque di vedere il buono nelle persone, quella che cerca comunque di fidarsi di tutti, anche in un mondo del genere. Sei quella cialtrona che mentre cercavamo di tirarci fuori dai guai si ostinava a raccontare le sue stupide barzellette. E sei importante, sei sempre e comunque la persona più importante del mondo, per me".

Una lacrima attraversò il viso di Ellie, quella frase valeva ancora?  

The Last of Us: Non può essere vanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora