La donna del mio amico.

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Arrivarono al Muccassassina abbastanza velocemente, i due locali non erano troppo distanti. Per tutto il tragitto, Viola aveva riempito di domande Claudio e Pietro, i quali avevano risposto a tutto con entusiasmo; dal canto suo, Mario aveva passato il tempo a guardare svogliatamente fuori dal finestrino.

L'autista li lasciò proprio avanti all'ingresso, e, ovviamente, la notorietà di Claudio e Pietro permise loro di saltare la fila. L'unico tempo che persero fu quello che Claudio impiegò a fare qualche foto o firmare qualche autografo. "I problemi dell'essere famoso!" commentò Claudio, fingendosi scocciato e guardando verso Mario, che, però, non lo stava calcolando minimamente.

Una volta dentro, Claudio disse loro: "Abbiamo dei divanetti riservati, però io direi che potremmo anche buttarci in pista, ora, così scaldiamo subito gli animi. Che ne pensate?"

Pietro e Viola furono subito d'accordo, Mario, invece, stava per accomodarsi, quando si sentì chiamare dall'amica che, lanciandogli uno sguardo avvelenato, lo costrinse a raggiungerli. Quindi, contro voglia, il romano si limitò a fare spallucce e seguirli in pista. Per una mezz'oretta circa, i quattro ragazzi ballarono insieme; Viola passò il tempo appiccicata a Claudio, approfittando dei cambi di ritmo per cercare un contatto con lui. Dal canto suo, il veronese non sembrò disdegnare le attenzioni della ragazza. Pietro e Mario, invece, ballavano per conto proprio, seppur rimanendo vicini al gruppo.

"Viola, abbi un minimo di dignità!" urlò Mario in direzione dell'amica, quando vide lei far aderire il suo corpo a quello di Claudio, che nel frattempo faceva scorrere le sue mani lungo tutto il suo corpo.

"Mario, stiamo solo ballando!" rispose Viola, spazientita da quella interruzione.

Ad un certo punto, Mario fece cenno ai tre che si sarebbe allontanato un attimo e indicò i divanetti. I tre alzarono gli occhi al cielo in contemporanea, ma non provarono neanche a convincerlo a rimanere in pista.

Mario era seduto a messaggiare – di nuovo - con Filippo già da un po', quando sentì una mano sulla sua spalla; si girò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con Claudio, che scoppiò in una fragorosa risata.

"Oh, hai visto un fantasma?"

"Ma che cazzo..."

"Dai Mario, fattela una risata, su!"

"Ma tu sei tutto scemo!"

"Grazie per il complimento, sei così gentile con tutti?"

"No, solo con chi mi sta particolarmente simpatico."

"Ah, beh, grazie allora, ne sono onorato. Ma, senti un po'..."

"Cosa vuoi? Che ci fai qui? L'hai lasciata sola?"

"Sta calmo! Viola è con Pietro, non ti preoccupare! Piuttosto..."

"Piuttosto...?"

"Vorrei sapere... Ma, la tua ragazza ti lascia mai in pace per due minuti di seguito?"

"Che?" Mario lo guardò sorpreso.

"La tua ragazza." ripeté Claudio. "Quella con cui stai messaggiando da inizio serata, che presumo sia la stessa con cui parlavi al telefono, perdendoti la cena. Non penso che tu dedichi tutto questo tempo a tua madre..."

"Mi controlli? E comunque no, non ce l'ho la ragazza... Ho il ragazzo."

Ho il ragazzo. A quelle parole, Claudio si bloccò, indietreggiò con il corpo e spalancò gli occhi. Per un attimo, rimase a fissarlo senza fiatare. I loro occhi, forse per la prima volta in tutta la serata, si incontrarono. Si scrutarono, cercarono di leggersi.

Perfetto è ciò che appareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora