Capitolo 10

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- Dai, Harreh, svegliati - ripetè Louis scuotendo l'amico nel letto.

Il riccio mugugnò un verso in risposta, girandosi dall'altro lato.

- Che peccato, dovrò dare il mio regalo di Natale a qualcun'altro - sogghignò il maggiore, allora.

L'altro ragazzo balzò seduto - Sono sveglio, sono sveglio - disse con ancora gli occhi pesanti.

- Buongiorno spicchietto di sole - gli sorrise il castano accarezzandogli i capelli ribelli.

- Buongiorno mio Lou - gli sorrise quello assonnato.

- Ti dispiacerebbe uscire per un po' oggi? Vorrei portarti in un posto - domandò il più grande.

- Va bene per me - confermò il riccio alzandosi lentamente per andare a prepararsi.

Una volta che furono entrambi lavati e profumati, scesero in cucina dove si scambiarono dolcissimi auguri di buon Natale con tutti i ragazzi ed i bambini, ed ovviamente con Marie.

- È tutto pronto? - sussurrò la donna a Louis, stando attenta a non farsi sentire dall'altro ragazzo. Quello semplicemente annuì con un sorriso un po' nervoso.

- Harreh andiamo? - lo esortò e si avviarono imbacuccatissimi per le strade gelate di Doncaster.

Camminarono per un po' e si ritrovarono in un quartiere da cui non erano soliti passare. Le case erano piccole, ma carine. C'era un supermercato all'angolo ed una panetteria proprio di fianco. Sembrava un piccolo paese.

Louis si fermò davanti ad una casetta bianca con il tetto a spioventi e bussò insicuro alla porta lignea.

Quest'ultima si spalancò pochi secondi dopo e si presentò davanti agli occhi dei due una donna di mezz'età con i capelli scuri e gli occhi verdi, ed un sorriso capace di rallegrare chiunque.

- Harry - disse solo lei, abbracciando il ragazzo riccio e piangendogli sulla spalla.

Quando questa si fu staccata dalla presa, Harry guardò il suo migliore amico ponendogli una domanda silenziosa.

- Harreh, questa è Anne Cox. Tua madre - rispose il liscio.

Quello sgranò gli occhi, che si riempiono subito di lacrime ed istintivamente andò a stringere la collanina che non aveva mai tolto.

- Mamma - sussurrò insicuro, guardando la donna con occhi appannati.

- Sono io, tesoro - rispose allo stesso modo lei. - Entrate, per favore. Ho tante cose di cui parlarvi - pregò infine.

I ragazzi fecero come aveva detto e, dopo essersi spogliati di cappotto, sciarpa, guanti e cappello, raggiunsero la signora nel piccolo salone, accomodandosi sul divano.

Quella propose un tè caldo e i due ringraziarono gentilmente.

- Harreh. - lo chiamò il maggiore - Stai bene?

- Come hai fatto a trovarla? - chiese a sua volta il riccio.

- Ci ho messo un bel po' di tempo, ma con l'aiuto del certificato di nascita, il comune ed altre persone, ci sono riuscito - fece spallucce quello.

- Grazie Ui - tirò su con il naso il minore.

- Buon Natale Harreh- gli rispose il liscio.

Furono interrotti dal ritorno della donna con un vassoio su cui erano posate tre tazze fumanti. Ognuno ne prese una e cominciarono a sorseggiare il liquido ambrato.

- Mi dispiace, Harry - esordì Anne. - Non ho potuto fare altrimenti. Avrei voluto averti tutto per me. Sei stato tutto per me per quasi un anno, ma la situazione stava diventando ingestibile. Tuo padre - e venne interrotta da un singhiozzo - tuo padre non era più quello di una volta. Aveva cominciato a bere. Tanto. Troppo. Da quando ero rimasta incinta. Tornava a casa solo a tarda notte e collassava sul pavimento. Quando decisi di parlargli lui mi picchiò violentemente e mi disse cose che non avrei mai voluto sentire. Avevo paura di averti perso. Sono stata ricoverata in ospedale per più di una settimana per tenerti sotto controllo. Ho deciso quindi di allontanarlo e le cose si sono stabilizzate fino alla tua nascita. Da lì è cominciato l'incubo. Lui mi seguiva e mi minacciava. Diceva che senza di lui io non ero nulla. Ma soprattutto minacciava te e io cercavo di tenerti al sicuro incassando colpi e brutte parole, ma ero terrorizzata. Voleva farmi del male, e sapeva che il male peggiore l'avrebbe fatto portandoti via da me. Un giorno, poi, tu stavi dormendo nella tua culla ed io ero impegnata a cucinare qualcosa quando ho sentito uno strano rumore provenire dalla camera in cui eri. C'era tua padre, entrato dalla finestra, che riempiva la vasca da bagno. Gli ho chiesto cosa stesse facendo e mi ha detto che avrebbe voluto annegarti, perché così io sarei tornata da lui. Presa da non so quale forza, mi sono scaraventata su di lui e con l'aiuto di un porta sapone trovato in bagno, l'ho stordito. Allora ho preso quella decisione. Sapevo che se ti avessi tenuto ancora con me, lui ti avrebbe ucciso e non potevo, non potevo permettergli di uccidere la persona che amavo di più al mondo. In orfanotrofio non ti avrebbe trovato. Non ti avrebbe proprio cercato. Perché voleva solo che ti togliessi di torno. Dopodiché l'ho denunciato ed ha passato qualche anno in prigione per violenza domestica. Poi è andato via e non l'ho più visto. - terminò la donna asciugandosi qualche lacrima che continuava a scorrere sul suo viso.

Entrambi i ragazzi erano rimasti senza parole. Non si immaginavano una situazione del genere. Louis aveva sempre pensato che magari la famiglia non avesse abbastanza soldi per crescere un figlio, Harry pensava che sua madre fosse rimasta sola e non ce la facesse a crescerlo da solo. Ora tutto aveva un senso.

- Perdonami Harry. Sei sempre stato la mia priorità, ma non ho potuto fare altrimenti - singhiozzò ancora Anne.

Il riccio lasciò la mano dell'amico che l'aveva stretto per tutto il racconto e si diresse verso la donna, abbracciandola stretta. - Ti perdono mamma. E ti capisco. Grazie per avermi salvato la vita - le disse sincero, non riuscendo a trattenere qualche lacrima.

Rimasero ancora un po' a parlare e la donna li invitò a trascorrere il pranzo di Natale insieme. Entrambi i ragazzi concordarono di restare, approfittando di quella giornata per conoscere meglio Anne.

Mentre stavano gustando un delizioso pollo arrosto - Allora da quanto state insieme voi due? - domandò ingenuamente la signora.

Louis si strozzò con un pezzo di pollo e cominciò a tossire come non mai, diventando tutto rosso. Harry gli battè qualche pacca sulla spalla e lo esortò a bere un po' d'acqua, anche lui con le guance tinte di rosso.

- Ehm, non stiamo insieme - rispose finalmente il minore e Louis abbassò semplicemente lo sguardo sul suo piatto.

La conversazione tornò leggera poco dopo ed il pranzo trascorse velocemente.

Al momento dei saluti si promisero di vedersi presto e si lasciarono con caldi abbracci e baci.

Anne trattenne Louis un po' di più. - So che sei innamorato di lui, lo vedo dai tuoi occhi. Non lasciartelo scappare. Anche lui ti ama - gli disse a bassa voce in un orecchio, regalandogli poi un dolcissimo sorriso. Il castano annuì deciso in risposta.

Quando lasciarono la casa, Harry prese la mano guantata di Louis e camminarono così per le strade della cittadina. Non avevano bisogno di parole loro due.

You Were My First SmileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora