Prologo

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Non mi aveva mai dato le attenzioni che desideravo. Ci avevo provato, lo giuro, nelle maniere più semplici, più conosciute. Ma non aveva funzionato.

Così ero passata alla fase successiva.

No, non sto parlando di quel ragazzo bello e dannato per cui sbavavo a scuola, e nemmeno del mio allenatore della palestra che non mi motivava abbastanza. Sto parlando di mio padre, John Styles. Grande imprenditore, immagine dell'economia canadese, socio del Club Royal e, pensate un po', tra i dieci uomini più influenti di Toronto! Sbalorditivo, no?

No.

Era completamente assente dalla mia vita, perché, come mi aveva spiegato mio fratello Harry, per raggiungere certi livelli, bisogna scegliere: o la carriera o la famiglia. E lui aveva preferito la prima. Non volevo fargliene una colpa, io per prima avevo grandi aspirazioni per il mio futuro, ma non riuscivo ad accettare il fatto di essere messa in secondo piano. Non mi aveva mai dato la buona notte, perché tornava troppo tardi dalle cene d'affari; non era mai stato presente alle mie esibizioni del corso di violino; non era mai sugli spalti quando vincevo (o perdevo) le gare di arti marziali; quasi non si ricordava il mio compleanno. Ero orfana di padre... avendo un padre.

Perciò, quando compii sedici anni ed Harry mi propose di uscire con i suoi amici (-Perché ormai sei abbastanza grande, ci divertiremo!-) non seppi rifiutare. Forse, prendendomi un po' di libertà non concesse e mostrandomi la ribelle che decisamente non ero andando in giro con ragazzi di venti e più anni, mio padre si sarebbe accorto di me.

Funzionò per i primi tempi, quando si rendeva conto che rincasando, non mi trovava a dormire, o quando mi vedeva andar via con ragazzi più grandi. Mi sgridava, io gli urlavo contro di essere un padre assente, mi metteva in punizione, uscivo lo stesso. E così andavamo avanti, in un circolo vizioso, finché non si abituava all'idea che forse potevo stare fuori fino a tardi o frequentare amici di Harry. Così iniziai a bere e fumare, non ricordo se mi lasciai convincere da quell'ubriacone di Liam o da quel drogato di Zayn o se ero così disperata da attaccarmi a qualsiasi cosa potesse attirare le attenzioni di mio padre. Anche quella volta funzionò solo all'inizio, poi divenne consuetudine.

Intanto i mesi passavano, il mio rendimento scolastico calava e perfino mia madre, che aveva divorziato da John dieci anni prima e viveva in un altro continente, si era accorta che forse non andava tutto bene come gli diceva papà. Ma lui era troppo accecato dalla sua carriera perfetta e luminosa per dare peso ai suoi figli.

Perciò, quando Harry mi chiese di accompagnare lui e gli altri a fare "qualcosa di diverso", decisi che sì, era una buona idea. Un'ottima idea.

Se mio padre se ne fregava di me, perché dovevo fregarmene io? Perché dovevo fregarmene di qualsiasi cosa?

Quel "qualcosa di diverso" era una piccola marachella da ragazzini, una scritta sul muro della scuola. Che sarebbe potuto succedere? Nulla, certo. E così imbrattammo i mattoni rossi della Toronto High School con tanto di passamontagna neri e guanti di plastica. Il giorno successivo, inebriata dall'adrenalina provata quella sera, li accompagnai di nuovo. Questa volta toccò rigare la macchina di un uomo che aveva fatto qualcosa a qualcun altro... nemmeno lo sapevo. Ma chi se ne frega, no? Io no di certo.

E successe di nuovo.

E un'altra volta.

E ancora.

Fu un climax, un'escalation.

Finché, qualche giorno dopo il mio diciassettesimo compleanno, a un anno preciso dall'inizio di tutto, non raggiungemmo l'apice.

Non scendo subito nei dettagli, non è qualcosa di cui vado fiera. Se volete proprio scoprirlo, dovete aspettare un po'. Ci sono storie che non possono essere raccontate con leggerezza, come se si stesse descrivendo un paesaggio o un cielo stellato.

Sappiate solo che avevo appena diciassette anni, grandi occhi verdi pieni di rabbia e un ammasso di lunghi capelli castano scuro. E che ero seduta su una sedia scomodissima, davanti a otto paia di occhi ancora più arrabbiati di me, in questura.

Quella volta capii all'istante che mio padre mi avrebbe dato tutte le attenzioni che desideravo, anche se non proprio positive.

-Sei una cretina! Ma cosa cazzo hai combinato questa volta?- Urlò infatti, entrando nell'ufficio del generale Haymitch come una furia.

-Mr Styles, moderi i termini.-

-Sì, sì. Mi scusi.- Mio padre si morse la lingua, lanciandomi un'occhiata assassina.

Tornai a guardare il generale, sorridendo impercettibilmente. -Non c'entro niente.-

Quello sbuffò, irritato: avevo l'innata capacità di far arrabbiare le persone e ne usufruivo fin troppo. -È la stessa cosa che hai detto le ultime due volte. E ti abbiamo presa in fragrante. Questa volta non ne esci pulita, sappilo, hai veramente esagerato.-

Alzai le spalle, incurante delle minacce. Non mi scalfivano più ormai: mio padre avrebbe pagato la multa e tutto sarebbe tornato come prima.

O almeno così credevo.

Ma quando Haymitch passò a mio padre dei documenti, scuotendo la testa in modo grave, mi resi conto di aver sorpassato il limite. Ero stata stupida come pensavo non avrei mai potuto essere e ne avrei pagato le conseguenze. Strinsi i denti, mantenendo la testa alta e l'espressione stoica, mentre John Styles lasciava cadere a terra quei fogli.

-Sei convocata in tribunale, è la terza volta che finisci qua.- Iniziò, sollevando gli occhi su di me. -Il giudice ti propone due scelte. O pago la cauzione, o finisci in riformatorio...-

Annuii, trattenendomi dal sospirare. Anche sta volta ero salva, no?

-...e ti avverto, non ho più intenzione di sborsare un centesimo.-

Mi sa di no.



#Spazio Autrice#

Ciaaaao. Allora, premettiamo un paio di cosette: i prossimi capitoli saranno più lunghi, questo è solo un prologo, e che tutto ciò lo sto scrivendo solo per divertirmi, senza nessun particolare fine, perciò se sarà a volte scontata, a volte strana, a volte stupida, non fatemene una colpa. La protagonista è una tipa un po' particolare, ma ha i suoi buoni motivi e piano piano riuscirete a capirla meglio. Sì, è la sorella di Harry Styles, e ci saranno un po' di riferimenti a One Direction, 5sos e altri, anche se la storia è incentrata su Shawn Mendes, che farà la sua apparizione già dal primo capitolo. Spero vi piaccia, in quel caso, votate per favore.

Piccola precisazione per una mia amica a cui avevo promesso avrei scritto una ff su Shawn: no Ga, non ci saremo fisicamente entrambe sta volta, ma vedrai che riconoscerai sia me che te nella protagonista. Sarà divertente, spero ti piaccia, ed è ambientata in un mondo che amo da morire e che penso tu abbia già intuito.

Detto questo, aggiornerò domani il primo capitolo. Thanks for the attention, enjoy.

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ATTENTION | S.M.Where stories live. Discover now