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Mac Demarco ; my kind of woman ♬ ♪

È mercoledì, la giornata non potrebbe iniziare meglio siccome la prima ora avrò il privilegio di ammirare il professore di fisica dal primo banco.

So che non è normale che una ragazzina di sedici anni come me perda la testa per un trentacinquenne come il mio insegnante, ma non posso farci niente. La cosa importante è che tutto questo non degeneri.

Zaino in spalla e sorriso sul volto entro in classe prima degli altri, il professor Franco è già nella stanza, sta sistemando alcuni fogli. Sorrido involontariamente e nello spostare una sedia per sedermi ottengo la sua attenzione.

"Oh, ciao" mi saluta sorridendo. Ha due profonde occhiaie sotto gli occhi.
"Buongiorno prof. Come sta oggi?" Non lo chiedo per educazione ma perché mi interessa davvero.
Lui scuote la testa sorridendo. Forse non gli fanno questa domanda da molto tempo.
"Come al solito, Honey" risponde tornando a rivolgere la sua attenzione alla pila di fogli sulla cattedra.
"Ovvero?" Chiedo ancora più curiosa di prima.
Lui rialza lo sguardo con un sorriso incredulo.
Si morde il labbro inferiore e per quasi un minuto nessuno proferisce parola. Io aspetto la sua risposta. Alla fine scuote la testa e se ne esce con un "tutto bene, grazie".

Il resto dei miei compagni entra in classe, e Daniel si accomoda accanto a me sospettoso.
"di cosa stavate discutendo tu e
mr. sorriso perfetto?" Chiede squadrandomi attentamente.
"Gli ho chiesto come stava" faccio spallucce mentre prendo qualche penna rosa e blu dall'astuccio.

Daniel ride.
"Non è una domanda che viene posta frequentemente ad un professore da parte di un alunna"
Non colgo il senso della frase, così decido di concentrarmi sulla lezione. Il professore sta scrivendo alla lavagna la notazione scientifica.

Non smetto di guardarlo per tutta la lezione. Mi preoccupa come sta effettivamente degenerando il mio interesse per lui dopo solo due giorni che lo conosco. Ho paura di non riuscire a concentrarmi sulla lezione anche in futuro come è successo oggi.

Raduno così le mie cose ed esco velocemente dalla classe, dirigendomi al mio armadietto.
Prendo i libri della lezione successiva.

Quando vedo i due fighetti della scuola, i gemelli Palmer, due ragazzi identici, biondi dagli occhi azzurri e terribilmente belli, accompagnati dalle loro ragazze, nascondo letteralmente la faccia nell'armadietto per non farmi vedere da loro.
Sono sempre stata oggetto delle loro prese in giro e battutine inappropriate, soprattutto alle spalle.

Non ho idea del perché ce l'avessero tanto con me. Molti a scuola pensano che sia perché quando Ross, uno dei due gemelli, mi invitò ad uscire io risposi di no. Da quello che ho capito lui mi trovava abbastanza attraente all'epoca e non era mai stato rifiutato da una ragazza, e io avevo, diciamo, "infranto" il suo record.

Quando finalmente svoltano l'angolo e spariscono in un altro corridoio mi decido ad uscire in cortile per pranzare.
Mi siedo sulle scale antincendio, un nascondiglio perfetto per non essere disturbata e per mangiare in santa pace. Inizio a mangiare il mio sandwich quando una voce roca alle mie spalle mi fa sussultare.
"sola soletta?"
Riconosco la voce che da qualche giorno ho iniziato così tanto ad ammirare.
Mi volto e il professore è proprio ad un metro da me, con un caffè in mano e un sorriso caloroso sul volto.

Si avvicina a passi lenti e mi chiede se può sedersi accanto a me.
"Certamente" rispondo con un sorriso timido. Da quando sono così insicura?
Inizia a sorseggiare il suo caffè osservandomi curioso.
Io fingo di non notarlo e guardo il giardino verde e luminoso alle sue spalle.

"Il tuo amico Daniel non ti fa compagnia?" Chiede ad un certo punto.
"A volte preferisco stare da sola" confesso prendendo un altro morso dal mio panino.
"Capisco" annuisce lui, sembra pensieroso.
"Non ho ricambiato la domanda di stamattina, Honey"
Lo guardo confusa.
"C-cosa?" balbetto.
"Come stai, tu?"
Mi coglie di sorpresa, perché non pensavo gli interessasse sul serio.

Ci rifletto un attimo.
Il professore sembra il tipo adatto con cui confidarsi. Eppure non ci riesco. Indosso il.sorriso più falso che riesco e rispondo con un "bene, grazie".

Ho comunque l'impressione che abbiamo mentito entrambi, stamattina, a questa domanda.

❇ ❇ ❇ ❇ ❇ ❇ ❇ ❇ ❇

Appena torno a casa l'odore di chiuso e alcol mi riempie le narici. Storco il naso infastidita e inizio ad aprire qualche finestra.
"cosa stai facendo?" La voce di mio padre mi arriva alle orecchie forte e chiara.
"C-cambiavo l'aria"
Lui si avvicina pericolosamente a me.
"Fa freddo fuori, non te ne sei resa conto?"
"Io non lo.sento tutto questo fred-"
Prima che io possa finire la frase la mano di mio padre si è già scagliata sul mio viso con violenza. Per un attimo vedo la stanza girare.

"Non osare contraddirmi!"
Il suo fiato sa di whiskey, e non lo posso sopportare oltre.
Mi allontano velocemente ed esco nel nostro piccolo giardino, accendendomi una sigaretta.
È successo di nuovo, è da quando mia madre ci ha lasciati che si comporta in questo modo. È inutile provare a parlargli. Mio padre non parla, picchia.

Candy ❀ j.f.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora