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Gonzalo Herrera e Martina Herrera sarebbero i nomi dei fratelli di mio padre, mentre Alice O'brien è il nome della sorella di mia madre.
Entrambi i miei genitori adottivi erano figli unici, per cui ho sempre voluto avere una famiglia numerosa, avere dei fratelli, tanti zii. Di quelli che tanto, per Natale non sei mai sola, di quelli che se hai bisogno ci sono, di quelli che tanto perdonerai a causa del legame di sangue. Invece tutto ciò mi è stato negato, e pensare che avrei potuto averli mi rende triste, ma provo comunque a far prevalere la sensazione di speranza quando penso a questa strana faccenda.
Anche se i miei genitori biologici sono morti, non voglio arrendermi. Voglio conoscerli come se fossero stati veramente presenti nella mia vita. Quindi... chi meglio dei loro familiari potrebbero conoscerli?
Le informazioni che ho ricavato grazie ad Hannah sono le seguenti:
-Entrambi i miei genitori sono nati e cresciti a Madrid, Spagna (il che mi fa pensare alle motivazioni per le quali sono finita proprio nell'orfanotrofio di Port Angeles).
-Loro si amavano molto, in un modo del tutto loro. Infatti c'è chi definisce il loro amore "malato".
-Tutti pensano che loro non abbiano mai avuto figli.
-La loro morte non fu una sorpresa per nessuno dei loro familiari.
-Alice O'brien ha 25 anni e attualmente abita a Madrid, e conosco il suo indirizzo.
-Dei fratelli di Joseph, anche loro residenti di Madrid, non si hanno altre informazioni che non siano l'età: 45 Gonzalo e 37 Martina, e la loro situazione familiare: entrambi sono sposati ed hanno dei figli.
Forse il mio coraggio è scarso, ma credo che un giorno, spero non molto lontano, potrei confrontarmi con loro.
Non so nemmeno perché Hannah abbia tutta questa voglia di aiutarmi. So giá che soffre di una specie di disturbo che fa in modo che lei pretenda perennemente di avere il controllo su tutto, un mancato senso della possibile alternativa di arrendersi, un grande talento investigativo e quella grande voglia di sapere tutto che la rendono unica, ma continuo a chiedermi perché voglia tanto aiutarmi, se in fondo, dice tanto di non sopportarmi, o comunque, dai suoi modi di fare freddi e distaccati, deduco facilmente che non ami la mia compagnia.
Adesso la osservo parlare o meglio, gesticolare con quella misterosa bambina dai capelli rossi che ci osserva dalla finestra dell'orfanotrofio.
Hannah imita con una mano un saluto ed Emylret fa lo stesso, anche lei stupita, un po' come me, del nostro ritorno in questo strano posto.
Hannah si volta verso di me e sorride.
Il che mi lascia perplessa. Sembra quasi che quella bambina migliori le giornate di Hannah e viceversa.

2 giorni dopo.
-"Audrey, ti va di entrare?" Io non credo alle mie orecchie, poiché finalmente Hannah ha resistito alla tentazione di chiamarmi "Lara", perciò un largo sorriso si fa spazio tra le mie labbra.
Vorrei rispondere alla sua domanda con un "no", ma dopo tutto, lei sta facendo tanto per me e sarei un'ipocrita se le rispondessi sinceramente.
-"Okay." Dico infine.
Lei, con tutta l'abilità che solo un membro della famiglia Manson possiede, scavalca le sbarre che isolano l'orfanotrofio e con un salto, cade all'interno di esso.
La imito, e con qualche sforzo raggiungo il mio obiettivo.
-"Sai ciò che devi fare: io parlo con Emylret, tu fai da guardia. Okay?" Mi chiede lei mentre continua a camminare per il giardino.
-"Sì, ma te ne prego, stai attenta." Rispondo io, mentre la osservo entrare in un portico.
Entro anch'io, dietro di lei, e ci ritroviamo in un corridoio molto lungo, pieno di stanze, ma soltanto in una di esse sembra esserci anima viva.
Camminiamo lentamente, e non appena ci avviciniamo alla stanza in questione, scorgiamo la figura di una donna dal lungo abito nero, suppongo sia una suora, la quale tiene in mano una bacchetta. Di fronte a lei si trovano dei bambini seduti nei rispettivi banchi. Loro sono in silenzio, la ossevano e sembrano essere intimoriti.
-"Se qualcunaltro vuole seguirla, gradirei che me lo dica ora!" Urla la suora, per poi sbattere la bacchetta contro un banco.
Noto che dei bambini tremano dalla paura, e noto anche che tra loro la figura di Emylret non c'è.
-"Vedi Emylret?" Chiedo sussurrando più piano che posso, nascosta dietro la figura di Hannah, anche lei nascosta di conseguenza dietro una porta.
-"Allora? Nessuno? Perfetto! Voi piccole bestioline indifese dalla mente pura non potete essere plagiati dalla mente di una bambina che conserva al suo interno il male! Non potete!" Urla la suora richiamando la mia attenzione.
-"Credo di sapere dove si trovi Emylret." Sussurra Hannah.
-"Okay, come la raggiungiamo?" Chiedo io con un filo di voce.
-"Cambiamo il piano: la raggiungeró io, tu distrai la suora."
-"Eh?"
-"Non posso distrarla io, mi consocono tutti qui!"
-"Ma io non ne sono capace!"
-"Tranquilla, hai un modo per ricavare le informazioni che vuoi."
-"Intendi che dovrei chiedere loro dei miei genitori?"
-"Ma vah!" Alza gli occhi al cielo, stupita dalla mia banale domanda.
Si allontana con cura, cercando di oltrepassare la porta che separa il corridoio dall'aula in cui si trovano tutti quei bambini.
-"Stai attenta." Le sussurro io, per poi vederla andare via.
Busso alla porta mezza aperta di fronte a me.
-"Entrate pure." Urla la suora da dentro.
Io apro del tutto la porta e la suora mi guarda con aria perplessa.
-"Bu-Buongiorno!" Mi maledissi per aver balbettato.
La suora mi fa cenno di avvicinarmi e i bambini mi scrutano silenziosi.
-"Lei sarebbe?" Mi chiede la suora osservandomi.
-"Il mio nome è..." mi blocco immediatamente perché indecisa se presentarmi con il mio vero nome, o quello falso.
-"Lara Wesley." Riprendo.
-"Ci siamo già viste?" Mi chiede lei continuando ad osservarmi.
-"No." Rispondo io.
-"Umh.. come posso aiutarla?"
-"Mi servirebbero delle informazioni."
-"Circa cosa?"
-"Potremmo parlare in privato?" Indico i bambini con il mio sguardo.
-"Oh... sì... certo. Venga con me." Si dirige verso l'uscita, ed un secondo prima di raggiungerla si volta verso i bambini.
-"Guai a voi." Riprende sotto lo sguardo intimorito dei bambini.
Io sorrido ai bambini e seguo la donna sulla cinquantina circa di fronte a me che in questo momento mi da le spalle.

Nel frattempo...
Hannah's Pov.
Mi allontano da Audrey e mi ritrovo di fronte ad una rampa di scale: sembra proprio non essere cambiato nulla dal giorno in cui scappai da qui all'età di sedici anni, tutto è rimasto nel modo in cui l'ho lasciato.
Decido di proseguire per le scale, e al termine di esse mi ritrovo nel piano delle camere da letto.
Un altro enorme corridoio vuoto si trova di fronte a me.
Proseguo per esso e improvvisamente odo dei singhiozzi.
Allora accellero il mio passo fino a quando non sento i singhiozzi farsi più vicini.
Mi fermo di fronte ad una stanza, entro e noto la figura di una bambina affacciata da una finestra fissare ciò che si trova al di fuori di essa.
Capisco subito che si tratta di Emylret dal colore dei suoi capelli.
Lei continua a tremare, singhiozza a causa del suo pianto e, dopo qualche istante sembratomi eterno, si volta verso di me.
I suoi occhi dal colore diverso sono lucidissimi e allo stesso tempo meravigliosi, fin troppo grandi per appartenere ad una bambina di quella tenera età. Accenna debolmente un sorriso, io faccio lo stesso, per poi raggiungerla e abbracciarla mentre lei fa lo stesso.
Io ho sempre odiato gli abbracci, o qualsiasi dimostrazione d'effetto, ma questo è stato uno dei più belli che io abbia mai ricevuto.
Non abbiamo ancora sciolto il nostro abbraccio.
-"Pensavo che non saresti più venuta."
Rompe il silenzio.
-"No, non ti abbandonerei mai. Ricordi? Noi siamo amiche e le amiche non si abbandonano." Rispondo io, accarezzandole i capelli.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 13, 2017 ⏰

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