prologo

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🔖𖥻 [ PROLOGO ]
" 1951 "
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Kim Hongjoong portò il bicchiere di vetro alle labbra e bevve un sorso di chardonnay; seduto sulla poltrona di pelle, con una gamba sopra l'altra, sorrise sfacciato guardando davanti a sé.

«Accomodati, Yeosang» disse lasciando il bicchiere sul tavolo; esso batté leggermente contro il posacenere, provocando un ticchettio. «Mi rincresce averti fatto convocare così tardi, ma sono stato avvisato di un episodio per niente piacevole» aggiunse incrociando le braccia al petto. L'oscurità della stanza gli impediva di vedere bene la figura, ma riuscì comunque a distinguere la sua puzza di fumo. Kang Yeosang teneva lo sguardo fisso davanti a se: nonostante cercasse di sembrare calmo, tremava come una foglia; trattenuto per la giacca, fu spinto su una sedia e costretto a sedere. «Di chi è stata l'idea?» gli chiese il Don, schioccando la lingua sul palato.

«Non a cosa vi riferite, capo» sussurrò stringendo le mani sulle ginocchia «lo giuro» aggiunse deglutendo a fatica. Il sangue fuoriuscito dal labbro spaccato si era riversato sulla maglietta bianca, sporcandola completamente; il resto del viso era pieno di graffi e lividi.

«Mi avevano avvertito di un...certo colpo che ti stava passando per quella inutile testa che ti ritrovi» — incalzò Hongjoong deluso dall'atteggiamento dell'altro — «ma non avrei mai immaginato che fossi così stupido da provarci» continuò alzandosi dalla poltrona «e, ovviamente, quel delinquente di Jongho ti ha seguito senza fare storie» camminò per la stanza, fino ad arrivare alle spalle del suo sottoposto; gli mise una mano sul collo facendolo sussultare e lo strinse leggermente. «Quando si è unito alla nostra famiglia, era solo un ragazzino, troppo giovane per capire come funzionano ma gli affari ma abbastanza sfortunato da subirne le conseguenze» Yeosang grugnì a causa della stretta sul collo e cercò di svincolarsi, ma fu spinto all'indietro sulla sedia. Il boss si allontanò da lui, pulendosi la mano sui vestiti, poi tornò a sedersi sulla poltrona. «Hai tradito la mia lealtà senza pudore e se non fosse stato per San, probabilmente saresti già in Italia con quel rimbambito del tuo...socio» jongho alzò la testa di scattò: i suoi occhi dilatati per il terrore cercarono San, appoggiato alla parete con le mani in tasca; quando i loro sguardi si incrociarono ebbe una fitta al petto. «Questo è un servizio a vita, caro mio: puoi vivere abbastanza a lungo facendo la cosa giusta, o morire da traditore» Hongjoong sospirò e fece un gesto con la mano. Yeosang fu afferrato per i capelli e portato fuori dalla stanza in lacrime; singhiozzava disperato e mugolava parole senza senso dalle labbra.

«Una vita insieme a te...» urlò a San quando gli passò vicino; gli rivolse uno sguardo pieno di delusione che il compagno non riuscì a sostenere. Quando la porta del salottino si richiuse, il Don rise leggermente, senza accorgersi dell'enorme senso di colpa che il suo uomo provava per aver fatto la spia e causato la morte del suo migliore amico.

* * *

Choi Jongho spinse la porta di legno ed entrò nel locale. Si guardò alle spalle pensieroso fino a quando una cameriera non gli si avvicinò. La mano scattò subito al lato destro della cintura, dove l'arma era stata nascosta dalla camicia infilata nei pantaloni.

«Choi Jongho?» chiese una voce da un tavolo vicino l'entrata. Egli si voltò e non appena riconobbe il volto familiare del commissario lasciò andare la pistola. Sorrise incerto alla cameriera e la sorpassò, camminando svelto verso l'uomo che doveva incontrare. «Sarò sincero: non avrei mai immaginato che l'autore di questo invito fossi tu» Jongho si sedette sulla sedia vuota davanti, le spalle rivolte alla porta d'ingresso.

«Commissario, non ho molto tempo—»

«Non hai mai del tempo per me» rispose il poliziotto ridendo. «Vogliamo andare al motivo della tua chiamata, allora?» incalzò lui sporgendosi verso il ragazzo e poggiando le braccia sul tavolino.

BLACK CROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora