🔖𖥻 [ CAPITOLO UNO ]
" per aspera ad astra "
─── ⋆⋅☆⋅⋆ ──Choi San strinse le mani sul volante dell'automobile, schiacciando con veemenza il piede sull'acceleratore. Seduto sul sedile del passeggero accanto a lui, Kang Yeosang — compagno di vita e di lavoro — ansimava debolmente con gli occhi chiusi, la mano sporca di sangue distesa sul fianco dove un proiettile lo aveva colpito. La testa era accasciata all'indietro, il collo sudato, sporco di terra e i capelli marroni scompigliati. La camicia bianca che indossava si era tinta di rosso accesso, visibile grazie al gilè nero sbottonato; i pantaloni del medesimo colore erano strappati ai lati e le scarpe piene di fianco.
«Resisti, Yeosang!» gli urlò l'amico con lo sguardo fisso sulla strada concentrato nello sfuggire ai loro inseguitori, i quali non solo erano molto più abili di lui nel guidare, ma anche molto più preparati nell'usare le armi da fuoco mentre l'auto sfrecciava per le strade buie di Seoul. Diversi proiettili di pistola venivano sparati con costanza contro di loro: gli inseguitori miravano principalmente alla carrozzeria e alle ruote del veicolo, il quale non cedette a lungo. San cercò di sterzare in un vicolo ma andò a sbattere contro il muro. Yeosang gemette e strizzò gli occhi per il dolore. «Andiamo!» mormorò San muovendo la mano sul pomello delle marce e cercando di fare retromarcia. «Dannazione...» diede un pugno al volante e scese dall'auto per correre ad aiutare l'amico. Alle loro spalle, l'auto degli scagnozzi di Park Seonghwa rallentò; le portiere si aprirono da entrambi i lati e degli uomini armati di fucile vi si nascosero come per formare una trincea, pronti a mirare ai due uomini. San – con l'amico accasciato sulla sua spalla – si fece strada tra il rottame che stava guidando per entrare nel vicolo. Il suono di passi e il rumore degli spari si faceva sempre più insistente.
«S-san...» tossì leggermente Yeosang aggrappandosi alla giacca del compagno «lasciami qui—» San scosse la testa e si morse il labbro per trattenere le lacrime, mentre cercava di rimetterlo in piedi.
«Sta' zitto!» lo ammonì ansimando per la fatica; mancava poco alla fine del vicolo e San tramava di rubare un'altra auto da quelle parcheggiate sul ciglio della strada, ma non appena uscirono di nuovo allo scoperto, ebbe un'illuminazione. Si fermò sul marciapiedi, poggiando delicatamente l'amico infermo a terra e le sue mani si mossero velocemente alla vita per cercare la pistola nascosta nei pantaloni. Afferrò l'arma e si diresse verso un giovane dai capelli rossi appoggiato al cofano di una macchina, intento a fumare una sigaretta. Il ragazzo — constatò San — doveva avere all'incirca una ventina di anni: indossava una giaccia di pelle e una maglietta bianca; i jeans chiari si abbinavano perfettamente alle scarpe bianche con i lacci slacciati. «Tu!» gli urlò puntandogli la pistola alla testa; al ragazzo cadde la sigaretta dalle mani. «Accendi il motore, subito» aggiunse aprendo la portiera al lato del passeggero per far accomodare Yeosang, la cui emorragia non si era ancora fermata.
«C-chi siete?» chiese titubante il giovane portando le mani al volante e cercando di indossare la cintura. San si sedette nei sedili posteriori e continuando a minacciarlo con la pistola, gli ordinò di partire. Per un paio di minuti, girarono a vuoto: il ragazzo alla guida era sotto pressione e San troppo preoccupato per il compagno per dargli retta, fino a quando non ricomparve la macchina dei sottoposti di Seonghwa.
«Ascoltami bene, ragazzino: dobbiamo liberarci di quella macchina, intesi?» gli disse San cambiando il caricatore attuale con uno che teneva in tasca. Yeosang che aveva appena riaperto gli occhi voltò lo sguardo verso lo specchietto retrovisore; il ragazzo alla guida lo imitò e quando vide tutti quei fucili puntati contro la sua auto urlò spaventato, iniziando a sudare freddo. «Merda...» sussurrò San «Come ti chiami, ragazzo?»
«J-Jongho, signore...Choi Jongho» rispose senza staccare gli occhi dalla strada.
«Noi ci occuperemo degli inseguitori, Jongho» gli disse dolcemente Yeosang prendendo una pistola dal taschino interno del gilè, «però tu dovrai cercare di seminarli, intesi?» Jongho annuì, per niente convinto di quel piano suicida e fece un respiro profondo. Diversi pensiero si fecero spazio nella sua mente ma la situazione in cui si trovava non gli permetteva di pensare in modo lucido. In ogni caso, anche ripensandoci diversi giorni dopo, Jongho non riuscì a registrare in modo chiaro gli avvenimenti di quella notte, in quanto successe tutto in pochi minuti. San e Yeosang si scambiarono un veloce sguardo furtivo mentre il loro giovane autista litigava con il pomello delle marce. I due criminali abbassarono i finestrini, sparando colpi alla cieca verso l'auto che li stava inseguendo; Jongho, invece, con il cuore a mille e la mente offuscata dalla paura, cercava a tutti i costi di evitare che i proiettili nemici li facessero andare fuoristrada.
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BLACK CROWN
Fanfiction𝗔𝗧𝗘𝗘𝗭 ― [𝗜𝗡 𝗖𝗢𝗥𝗦𝗢] La criminalità organizzata è in piena crescita nella città di Seoul e ognuno deve arrangiarsi come può per sopravvivere. Tra affari loschi, sparatorie e commissioni pericolose due famiglie mafiose si contengono il terr...