Quando vedo fuori dal finestrino, quasi non mi sembra vero: New York, dal vivo. Grattacieli immensi si stagliano sulle grandi e affollate strade della New York, e quasi non riesco a pensare che abiterò qui, dove il chiasso e la musica a palla sono di casa. Mi incanto davanti ai negozi pieni di abiti alla moda, con brillantini, paillettes e fronzoli di qua e di là; le scarpe con il tacco, le zeppe e i sandali estivi pieni di perline ormai quasi terminati. Mancano solo due giorni all'inizio della scuola, e questo weekend lo passerò sicuramente ad abbellire la mia camera e ad andare a spasso tra negozi e caffetterie di gusto. Grazie al cielo ho avuto questa benedetta borsa di studio, cosa che aspettavo da mesi. Trasferirsi dal Texas a New York è una cosa davvero facile, e non difficile come tutti pensano. Forse è anche perché io non avevo mai amici stretti, solo alcuni, ma più grandi di me: Quentin, Leila e Carlos. Sono stati anche gli unici a starmi accanto, e che volevano venire solo per vedermi. Prima ho chiamato Quentin, che non era neanche andato a scuola, a causa di uno sciopero da parte dei professori che dovevano tenere la mia vecchia classe per sei ore. Leila e Carlos, invece, essendo gemelli, sono dovuti andare alla cresima della cugina. Mi giro, dalla parte opposta del finestrino, e vedo Matt, mio fratello maggiore, che sta ripassando matematica, con il libro aperto sulle gambe accavallate e mingherline. Non riesco a pensare ad una vita diversa, ma so benissimo che mi ci abituerò, molto più in fretta di quando vivevo con la mia famiglia in Texas.
-Non capisci qualcosa? Fammi vedere che argomento è, tesoro- dico a bassa voce, avvicinandomi a Matt.
-Non capisco la proporzionalità diretta- ansima lui, guardandomi per un secondo, e tornando poi a fissare il libro pieno di formule matematiche che, a dirla tutta, non ho mai avuto la voglia di studiare.
-Non mi vuoi, vero?- chiedo scandendo bene ogni singola parola, come per assicurarmi che lui abbia capito bene la domanda.
-No- dice tutto d'un fiato. Mi dispiace che lo abbia detto, ma ha una valida ragione: insomma, quando ho provato a spiegargli tutto, era più che difficile non urlargli contro, dato che non capiva. Sono una che si irrita spesso, e questa cosa la dovrei altamente correggere. Mi volto di nuovo, a guardare fuori dal finestrino che, a guardarlo bene, è pieno di impronte di dita e disegni. Fuori dalla macchina sento le urla dei ragazzi che escono da una scuola. Sono come divisi in gruppi, alcuni grandi, alcuni ridotti. Altri, invece, escono soli, senza la compagnia di nessuno. Vedo un gruppo di cinque ragazzi e tre ragazze uscire dalla scuola, alcuni muniti di skate che portano sotto il braccio, le ragazze invece hanno solo lo zaino che trascinano due a forza con una mano mentre strusciano a terra, un'altra bionda, invece, preferisce tenerlo sulle sue spalle robuste. I ragazzi saltano sullo skate, mentre le ragazze gli corrono dietro.
-Quella è la tua nuova scuola, Grace- mi informa la mamma, distogliendomi dal fissare il gruppo. Non l'avevo notata: è proprio sul ciglio della strada, ed è di un colore arancio spento, con un arcata che prevede l'entrata, piena di pietre sulla volta; riesco solo a vedere un lungo corridoio, svariati armadietti e delle scale, su cui sono seduti gruppi di persone intenti a mangiare, e che tengono accanto loro degli strumenti.
-Bella- esordisco. Non ho idea, in realtà, se si può considerare spettrale e antica o bella e affascinante. Sento sotto la mia coscia il cellulare vibrare. Lo prendo velocemente. Vedo il numero che ho imparato a conoscere a memoria, ormai.
Quella persona che mi è sempre stata accanto, e che mi ha telefonato solo poche ore fa.
-Quentin?- chiedo. Si sente la sua tipica risata, e già immagino il suo sorriso. Non so cosa pensare, né perché sto ridendo come un ebete.
-Grace, che bello sentirti!- esclama lui, con quella voce che ormai solo io riesco a distinguere da tutte le altre.
-Che c'è? Succede qualcosa, per caso?- chiedo, in preda al panico. Penso sia successo qualcosa. In senso, non mi ha mai chiamato due volte passate solo tre ore.
-Leila. Non la trovo in forma-
-Cioè?- non capisco, mi sta tenendo solo sulle spine.
-Lei... non posso... ARRIVO CARLOS!- perché non ha terminato la frase? Insomma, oggi essendo sabato lui era a scuola e Carlos e Leila dovrebbero essere alla cresima della cugina... non capisco...
-Mi spiace devo chiudere, ti richiamo, devo andare da Carlos- esclama. Carlos? Ma che ci fa lui con Quentin? Riesco solo ad aprire la bocca per parlare, ma escono parole vuote, senza voce. Qualcuno sussurra qualcosa, e la voce stridula e soave allo stesso momento, prima che la chiamata venga chiusa definitivamente da un sonoro "bip". Non so cosa dire, sono rimasta priva di emozioni o voce. Potrebbe essere qualsiasi cosa, e io non so cosa sia. So che c'entra Leila. So anche che aveva dei problemi con il fumo, ma non penso sia questo il problema. O almeno riesco solo a sperarlo.
Spengo con il tasto al lato destro il cellulare e lo metto sotto la gamba. La macchina frena di scatto, e io mi trovo a faccia avanti contro il sedile anteriore dell'auto. Mi ero come sempre dimenticata di mettermi la cintura, e per poco non mi rompo il naso.
-Tutto bene, idiota?- mi chiede quella voce arrogante e che sento troppo spesso.
-Te la smetti, Hayes?- chiedo a quel cretino di mio fratello maggiore. Mi volto dietro di lui. Lo fulmino con lo sguardo, ma lui si tappa la bocca con la mano per soffacare una risata amara.
-Vuoi? Così ingrassi, sei uno stecco ambulante, Grace- dice Hayes, isticando l'istinto omicida. Stringo le mani a pugni accanto ai miei fianchi, affondando le unghie smaltate nei palmi morbidi. La mia vita oscilla tra "Voglio dimagrire" e "Dammi quella stramaledetta barretta di cioccolato". Tuttu dicono che sono troppo magra, perché peso solo 45 chili. Okay, per una della mia età (14 anni) sarà anche poco, ma a me basta.
-Sai cosa ti dico?- chiedo, strafottente, mentre cerco di calmarmi. Se lo prendo in giro, mi sento solo sollevata.
-Mangiala piuttosto te, che pesi venti chili in più di me. Ah, giusto, te stai la stai già mangiando, deduco che non te ne freghi alcun ché. Ma del fatto del peso, parla per te- rispondo. Ah, ora si che mi sento veramente sollevata.Personaggi
Grace: Kaya Scodelario
Quentin: Thomas Brodie Sangster
Matt: Devon Murray
Leila e Carlos: Shailene Woodley e Cameron Dallas
Theo: Theo James
Hayes: Alexander Ludwig
Lauren: Crystal Reed
Abigail: Chloe Grace Moretz
Colin: Ansel Elgort
Grier: Dylan o'Brien
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Love my way
UmorismoGrace è una sedicenne che, grazie ad una borsa di studio per New York è costretta a trasferirsi nella Grande Mela, con la sua famiglia. Quando suo fratello maggiore, però, avrà bisogno di qualcuno per prendere ripetizioni della materia che tutti odi...