Il giorno successivo è domenica, e per fortuna ho avuto il permesso di girare a zonzo per la città. Visto che non ho mangiato, hi deciso di andare al Caffè52 per fare uno spuntino prima di pranzo. Il Caffè52, da quanto è scritto su Internet, è uno dei più rinomati bar e ristoranti della città. Mi attengo alle fonti ed entro.
Naturalmente, però, la mia mente è così idiota da tirare la porta, invece di spingerla. Ma quanto sono intelligente? Insomma, mi merito il premio Nobel!
Appena metto piede sulla ruvida pietra che riveste il pavimento, mi arriva qualcosa sul viso. Ma è possibile che si noti tanto che io sia la nuova arrivata in questa benedetta città?
Mi volto, e vedo un gruppetto di ragazzi che sta ridendo a crepapelle. C'è anche quello strano tizio che ieri mi ha urlato contro mentre ero in mezzo ad una strada. Sta coprendo con una mano la bocca, mentre soffoca una stridula risata malefica.Abbasso gli occhi a terra per vedere cosa mi ha colpito: un libro. Lo raccolgo, mentre il gruppo si avvicina verso di me, alzandosi dalla tavola per uscire.
Quello che ho visto ieri nella macchina mi squadra, fa una smorfia e dice <<Ancora tu? Patetica>>, facendo ridere ancora i suoi compagni stupidi.
<<Penso che sia accaduto tutto per puro caso, non c'è bisogno che mi parli se ti sto sulle->>
<<Hey! Non si dicono parolacce, sei ancora troppo piccola, la mamma non te lo ha detto?!>> chiede, toccandomi con l'indice il naso. <<Ho quindici anni, penso che quello piccolo sei tu>> rispondo senza neanche pensarci. Non ne ho la più pallida idea di chi sia né di quanti anni abbia, so solo che è un grande idiota. <<Peccato, sei più piccola di me. Ne ho sedici, peccato che ripeto l'anno>> risponde, diventando tutt'un tratto serio, mostrando un espressione buffa e alquanto incavolata. <<Lattante>> ripeto, spingendolo al lato, e dirigendomi verso il bancone per ordinare qualcosa, e per prendere un posto prima che rimani senza sedia, viste le persone che riempiono questo locale. Faccio per andare al bancone, ma una mano dalla spalla mi afferra e mi sbatte con la schiena al muro, provacando dolore. Vedo il ragazzo con cui stavo litigando: i suoi capelli ancora scompigliati esattamente come ieri, e le iridi dei suoi occhi fossi sui miei. Mi punta un dito contro, con fare minaccioso. <<Stammi bene a sentire: non so chi sei né perché ti sto parlando, so solo che ti devi tenere alla larga da me e dai miei amici!>> sbraita. <<Perché? Te li sei comprati, per caso?>> chiedo, provando a sembrare tranquilla, anche se il cuore mi batte all'impazzata. Non sono mai stata naso-naso con un ragazzo, tanto da sentire il suo respiro affannoso e di alcool sulla mia faccia. <<Hai capito?>> urla, picchiando un pugno contro il muro. Per fortuna la gente è così rumorosa che nessuno si accorge di quello che sta accadendo. Annuisco, mi stacco dalla parete allontanando il suo braccio. Quando sono a buona distanza, gli dico <<Si, ho capito che sei un emerito cretino, lattante e che ha sempre i suoi amichetti attaccati come le cozze. Buona giornata!>>
Il tono con cui lo dico è pacato, e crea ancora più irritazione nel ragazzo.
***
Dopo aver fatto uno spuntino con una baguette ai cereali, robiola, rucola e prosciutto, cammino per le strade, finché non arrivo in una boutique di alta moda parigina. Presa dalla curiosità, spingo la porta dove c'è scritto tirare, e per poco non mi ritrovo a terra. Mi rialzo velocemente, sperando che nessuno mi abbia vista. Presa alla vergogna, entro nella boutique. È favoloso l'interno: abiti pieni di palliets, brillantini che decorano i vestiti, scarpe alte e basse di tutte le misure e cone le si desidera, accessori eleganti e per uscire tutti i giorni. È meraviglioso tutto questo, e in questo istante vorrei solo avere accanto Leila per scattare le foto più imbarazzanti con i vestiti più belli e che, molto probabilmente, io non mi posso permettere.
Comincio a cercare qualche vestito carino nell'area "Stagione precedente", in modo da trovare qualche cosa che io possa comprare. Ci sono anche magliette e pantaloni, giacche e felpe... e quando vedo una felpa grigia con il disegno gigantesco del barattolo della Nutella (chi non ne finirebbe a quintali in una sera d'inverno sdraiato sul divano a guardare il proprio programma preferito?) e accanto una fetta di pane. Sotto c'è una frase con scritto "Ti prefEriSco aLla NutellA, e fiDatI, nOn è poCo". Mi avvicino all'articolo, prendo in mano l'etichetta e noto quanto costa. 50£. Un sacrificio per la mia sorellina Crystal lo posso fare.Sfilo dal portafoglio i dollari necessari, prendo la felpa e mi dirigo alla cassa per pagare.
<<Un pacchetto?>> mi chiede una ragazza alta e dai capelli mori raccolti in una traccia ben acconciata. Annuisco più volte.
Noto un cartellino sulla divisa della ragazza, con scritto "Stilista e Cassiera". Non suona alla grande, potevano regalarle un altro compito, ma evidentemente era più idonea a fare quello che fa tutt'ora.<<Questo è un bigliettino con il numero della boutique, per qualsiasi interesse nel voler lavorare qui, basta contattarci!>> esclama, facendo notare il suo brillante sorriso.
Annuisco, e mi limito a rispondere "grazie ci penserò su", e esco a grandi falcate di passi dalla boutique.
Sarà altamente più sicuro nasconderlo, il biglietto, visto il fatto che mia madre, mia sorella e mio fratello vogliono sicuramente che io trovi un lavoro per guadagnarmi qualche soldo.Ma l'ultima cosa che vorrei è lavorare come stilista in una boutique di alta moda parigina.
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Love my way
HumorGrace è una sedicenne che, grazie ad una borsa di studio per New York è costretta a trasferirsi nella Grande Mela, con la sua famiglia. Quando suo fratello maggiore, però, avrà bisogno di qualcuno per prendere ripetizioni della materia che tutti odi...