Poco dopo la macchina svolta nella Fifth Avenue, strada affollatissima soprattutto in questo periodo. Il grattacielo è proprio alla destra. È mattina, e le luci notturne della tipica New York non si notano bene. Il palazzo è enorme, ha un colore crema e nel piano inferiore ci sono tutte vetrine pieni di negozi affollatissimi, tanto che la gente aspetta fuori dai negozi in file disordinate e senza ordine. Una è una boutique, l'altro è un bar/caffetteria e un altro ancora è una scuola di canto e ballo. La macchina si blocca davanti al palazzo. Scendo immediatamente dalla vettura, e corro al portabagagli per prendere la valigia. Ah, dimenticavo lo zaino con le palme! Insomma, in poco tempo prendo tutto. Attraverso velocemente la strada, e per poco non vengo messa sotto da un'auto. Per fortuna quest'ultima si blocca a poco più di un metro da me. Un ragazzo si affaccia dal finestrino, e mi urla contro. Certo, la maleducazione non manca mai però!
-Ma cosa ti salta in mente, ragazzina?!- mi urla contro. Ha i capelli mori, e i suoi occhi incrociano per un attimo i miei. Ci fissiamo, finché il cellulare che mi vibra dalla tasca dei pantaloncini, e mi distoglie dai pensieri la soffice canzone This place about to Blow. Lo prendo, e senza guardare il ragazzo continuo a camminare, non vedendo macchine che corrono e sfrecciano sull'asfalto leggermente bagnato.
-La maleducazione regna!- urlo, voltandomi a guardare il ragazzo per un ultima volta, che sembra rimanere leggermente sconcertato. Quando arrivo sul marciapiede, cerco il portone, che per mia fortuna trovo subito. Prendo le chiavi del portone dallo zaino, pogiando la valigia a terra, quando... una pallonata mi arriva in pieno volto. Che bello, non vedevo l'ora! Ma è possibile, io dico, che appena arrivo mi arrivi un pallone nella guancia?
Una ragazza seguita da un ragazzo mi vengono incontro.
-Oddio scusa! Non volevo, ho lanciato male la palla!- si scusa la ragazza, mentre si viene a scusare correndo. I suoi capelli corvini svolazzano al vento, mentre i suoi occhi chiarissimi incrociano i miei, come quello del ragazzo solo pochi secondi fa. -Potevi fare attenzione, non pensi?- chiedo veramente in modo più che arrogante. Il mio lato antipatico è sicuramente da risolvere. Mi sistemo gli occhiali sul naso, e le lancio la palla contro. Non le va in faccia, ma la spinge indietro, affondando nel suo stomaco.
-Scusa, ti giuro ma non volevo!-
La squadro. Non vorrei farmi inamicizie già dal primo giorno, quindi sbuffo e le tendo la mano.
-Grace- dico sicura di me.
-Lauren- risponde lei, mentre la sua mano piena di scarabbocchi incontra la mia, scheletrica.
-Tomas- si presenta l'altro ragazzo, dai capelli biondi e l'aria impacciata. Mi stringe anche lui la mano.
-Sei nuova?- chiede, incrociano le braccia al petto, il ragazzo che pare chiamarsi Colin.
-Si- rispondo sorridendo. Infilo la chiave nel portone, e girandola lo apro.
-Vuoi che ti aiutiamo a portare i bagagli in casa? Sai, essendo nuova penso che tu abbia veramente bisogno di qualche amico! Colin approva, cosa che non mette in atto molto o meglio, troppo spesso!- mi dice lei, prendendo senza chiedermelo la valigia rosea.
-Che piano?- chiede.
-Trentesimo- rispondo senza esitare, sperando di non sbagliare. Le scalinate sono nere, e le pareti bianche, con le vetrate che si intravedono mano a mano che si sale per i piani. Ci sono delle piante verdi brillanti, e una parte in cui una ragazza è dietro una scrivania, seduta su una poltrona in pelle nera. Sopra la sua scrivania vi è scritto "Reception". C'è anche una reception? Ora scoppio a ridere! Insomma, è solo un palazzo!
Prendiamo l'ascensore e quando arriviamo, ci sono ben sei porte. Tre a destra e tre a sinistra. Penso la mia sia quella a sinistra, vedendo un cartello con su scritto "Nuovi arrivati".
Infilo senza pensarci la chiavi nella porta, e la apro. Spingo la porta, e quello che vedo è meraviglioso. Ci sono vetrate a destra e a sinistra che fanno angolo. Sono coperte da delle tende, che lasciano filtrare una luce giallognola, come se il sole stesse tramontando. Ci sono anche due divani, uno angolare proprio davanti alle vetrate, e un altro accanto a quello angolare. Le pareti sono bianco perlato. Inoltre un isola si staglia al centro della cucina, questa di un marrone molto chiaro, quasi inesistente. A sinistra ci sono delle scale in marmo con un corrimano rifinito da fiori che si ramificano neri. Mi volto, e vedo Lauren che ha la bocca tappata, mentre Colin si è già buttato sul divamo angolare, con le gambe incrocrate sul tavolino con una ciotolina con dei profumatori per la casa. Infatti profuma di rosa, e di mare. Poso lo zaino a terra. Noto da un lato della sala una porta scorrevole, che quando vado ad aprire trovo un bagno interamente a vetrate. La vasca è sotto la vetrata, ed è coperta di pietre color crema, azzurre e blu. Esco dal bagno, e trovo Lauren che sta frugando nel mio zaino. O meglio, nel mio telefono. Glielo tolgo dalle mani, e vedo il motivo della sua espressione perplessa: Quentin mi ha chiamata dieci volte. Ma perché questo cavolo di telefono toglie il suono? Ah, giusto, lo avevo tolto io. Lo chiamo di nuovo, e lui risponde al terzo squillo. -Quentin?- chiedo.
-Ma ti rendi conto? Io ti sto per dire che Leila è all'ospedale e tu non rispondi? Sai, le persone che tengono a te si vedono solo quando si allontanano da te. Da lì vedi se ci tengono o no. Rimango letteralmente a bocca aperta. Ma prima di replicare, Quentin mi zittisce con un "ciao" incavolato e chiude la chiamata. Ma cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Mai nessuno che mi rispondesse.
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Love my way
HumorGrace è una sedicenne che, grazie ad una borsa di studio per New York è costretta a trasferirsi nella Grande Mela, con la sua famiglia. Quando suo fratello maggiore, però, avrà bisogno di qualcuno per prendere ripetizioni della materia che tutti odi...