Silent Night

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Lei aveva uno strano rapporto con il Natale.

Se lo ripeteva sempre, tutte le volte che cercava di scaldarsi le mani gelide con il suo respiro che si condensava velocemente. Se lo ripeteva ogni volta che metteva da parte le decorazioni di Halloween per fare posto a tutto ciò che annunciava l'arrivo delle festività. Se lo ripeteva ogni volta che il calendario segnava: "30 Novembre".

Se lo ripeteva ogni volta che Dicembre arrivava a scuoterla violentemente, facendola annegare nell'oceano dei sogni abbandonati a metà strada.

Il vetro appannato mostrava una frase che lei aveva scritto con l'indice: "Dove sei?"

Mentre osservava dal finestrino oscurato quella cascata di luci fredde pendenti dai balconi, che si accendevano e spegnevano ad intermittenza con la velocità di un sospiro, si sentiva come improvvisamente trascinata in un'altra dimensione.

Era la stessa sensazione che provava quando guardava gli aerei.

Quando magari si trovava in macchina a costeggiare un tramonto, e poteva osservare la magia del cielo che cambiava colore sotto ai suoi occhi increduli, notava i fari di un aereo che si innalzava nel cielo, e sognava gli orizzonti che gli si sarebbero prospettati davanti, le sembrava di volare con lui, di decollare dalla realtà terrena e dirigersi verso una terra che non aveva mai visto.

In una terra dove la tristezza non esisteva.

La stradina illuminata da lampioni dalla luce arancione spiccava di fronte a lei, stretta e stranamente vuota, e fino in fondo si susseguivano una serie di luccichii multicolori, bianchi o gialli, che sembravano volerle ricordare che lei era l'unica a cui il Natale metteva tristezza.

Il cielo si tingeva di blu, le nuvole grigie che avevano caratterizzato una giornata uggiosa pian piano scomparivano, lasciando che esso si uniformasse sotto gli occhi ormai spenti di quella ragazza.

Seduta sul sedile posteriore di una fuoriserie, continuava ad osservare il Natale.

Il Natale, impalpabile e commerciale, quasi un ossimoro. Quel Natale che la faceva sentire strana, il Natale che sembrava avere un odore, e quando camminava per strada e chiudeva gli occhi, le pareva di soffrire un po' di meno.

Le sembrava che le emozioni si congelassero, quasi come fossero acqua che si tramuta in neve. Quell'odore le si imprimeva sui capelli, sui vestiti, e lei avrebbe voluto scacciarlo nonostante lo amasse da morire.

Ma non sempre le cose che si amano fanno stare bene.

Quell'odore le ricordava che la vita era troppo bella per essere vissuta da sola. Quella vita piena di errori che aveva commesso per i motivi giusti, con le persone giuste, solo i momenti erano stati sbagliati.

Perché il Natale non le aveva messo tristezza da sempre. Il Natale aveva cominciato a metterle tristezza da quando aveva cominciato a conoscere la vita, e con essa, le persone.

Il Natale ormai non era più lo stesso. Non era lo stesso Natale di quando era bambina, il Natale fatto di attesa, e magia. Di illusioni, cuore in gola, eccitazione. Di alberi altissimi e scintillanti, decorati con palline multicolori e fili che pendevano solo da un lato. Fatto di passeggiate tra i presepi, tra vicoli stretti e lucenti, tra mattonelle scheggiate, instabili e musica pastorale.

Non era più il Natale del torrone, dei regali, dei giocattoli, della punta del naso infreddolita. Non era più il Natale dell'innocenza.

Era un Natale che non riconosceva più. Un Natale che sembrava non essere più fatto per lei.

Si girava distratta ad osservare le vetrine dei negozi, piene di orsi polari, carillon fatti di gente che pattinava e ballava su piste di ghiaccio costruite ad arte, ed invidiava quelle persone sorridenti che si tenevano per mano, baciavano i figli sulle guance, stringevano le braccia dei mariti e respiravano a fondo la felicità che una presenza poteva donare.

God Bless Us Everyone || One ShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora