4.

114 8 2
                                    

Entro in bagno, e chiudo la porta.
Non a chiave. Almeno sarà più semplice trovare il mio corpo.

Ancora non so bene come suicidarmi.
L'importante è morire.

Vogli una morte dolorosa, quindi possiamo mettere da parte le pillole.

Mi dirigo verso lo specchio, e apro uno sportellino sotto il lavandino, dove ci sono le lamette che di solito usa mio padre per tagliarsi la barba.
Non penso gli dispiacerà.

Estraggo una lametta, e rimango in piedi, di fronte lo specchio.
Inizio a tagliare. Sull'avambraccio sinistro.
Facendo tagli profondi.

Un taglio.
Due tagli.
Tre tagli.

Inizia a fare male.
È proprio questo che voglio.
Il dolore.
Soffrire.
Tanto.

Quattro tagli.

Inizio a piangere a dirotto e mi siedo sul pavimento.

Scusa Lou, io non volevo.
Cinque tagli.

Non avrei mai potuto farti una cosa del genere, ma ne sono totalmente responsabile e non posso vivere con questo peso. Ti ho ucciso, cazzo. Non merito di vivere. La mia vita non ha più un senso.
Sei tagli.

Non è abbastanza, voglio più dolore.

Dico sbalordito e con le lacrime agli occhi.
Ho ucciso Louis.
Ho ucciso Louis.
Ho ucciso Louis.
Ti ho ucciso.
Dieci tagli.

Sì, giusto.
Corro immediatamente in garage, e per mia fortuna riesco a trovare una corda.
Torno in bagno.

E dove l'appendo?

Decido di andare in camera mia, dove sopra al mio letto, dieci centimetri sotto al soffitto, c'è una lunga trave di legno spesso quattro i cinque centimetri.

Salgo sul letto e annodo per bene la corda attorno la trave.

Me la metto attorno al collo.

Ho un po' di paura, ma non mi farò prendere dalla paura.

Addio, vi voglio bene mamma, papà, Gemma.
Perdonatemi.
Lou, spero ci sarai tu ad accogliermi dell'aldilà.

Detto questo, sposto con i piedi il mio letto e rimango appeso nel vuoto.

Mi sento già soffocato.
Mi sento già meglio.

Sorry, my love {Larry Stylinson}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora