Capitolo 3

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Passò una settimana da quel casuale incontro, a cui, sinceramente, non pensai più di tanto. Lo studio e le varie attività universitarie non mi avevano lasciato neanche il tempo di respirare.

La cosa positiva è che ho passato tanto tempo con Chiara,la mia collega e ho avuto l'occasione di conoscerla un po' meglio.

L'ho invitata due volte a casa mia per studiare insieme e abbiamo parlato un po' di noi, delle nostre famiglie e di quello che ci piace.

Ho scoperto che il suo colore preferito è il rosso-non l'avrei mai detto- ama i film romantici, ha una passione per i libri, come me, e ha un fratello e una sorella.

Lunedì mattina mi sono alzata di buon umore. Mi sono lavata, vestita, ho fatto colazione con tranquillità e ho preso la macchina, che a mia sorella non serviva. Che bella giornata !!

Arrivata all'università ho parcheggiato e scendendo ho subito riconosciuto la chioma rossa di Chiara che parlava con una ragazza. Mi avvicino e saluto Chiara, mentre, guardando la ragazza alla sua sinistra, mi presento porgendogli la mano.

"piacere sono Sonia"

"piacere mio" mi dice sorridendomi " io sono Camilla"

"anche tu sei iscritta ad infermieristica?" gli chiedo, volendo curiosare un pò

"oh no lei era una mia cara compagna del liceo. Fa fisioterapia insieme a mio fratello" chiarisce Chiara prima che lei risponda

"oh capisco"

"sisi, siamo sempre state molto amiche fin dal primo giorno di scuola" mi risponde Camilla,che poi, guardando l'orologio rispose "si sono fatte le 9:00 è meglio che vada. È stato un piacere conoscerti Sonia"

La guardo andarsene dalla parte opposta alla nostra.

Le ore di lezione si susseguono: infermieristica generale, istologia, biochimica ecc

"ciao Chiara ci vediamo domani" la saluto quando siamo davanti l'uscita

"ciao" mi saluta sorridendomi

Mi dirigo verso il parcheggio dove ho lasciato la "mia" macchina, non accorgendomi di star canticchiando. È il mio punto debole, lo faccio troppo spesso.

Stavo per aprire la portiera della macchina quando una voce, familiare, mi bloccò.

Oh no. Non può essere vero

"ehi canterina. Che ci fai con una macchina? Ti aspettavo alla fermata"

"è stato un caso incontrarmi li. Io uso sempre la macchina"

No, non è vero.

"ah davvero?" risponde Gabriele con un sorrisino furbo, troppo furbo "allora mi daresti un passaggio?"

"ehm..." misi un dito sulla punta del mento facendo finta di pensare, poi risposi con ovvietà "no"

"che sei spiritosa trilly" mi disse salendo nel lato del passeggero

"ehi ti avevo detto di no" entrai anch'io " e poi perché mi hai chiamato trilly?"

"perché è il primo nome che stesse bene con canterina.. trilly canterina" disse facendo spallucce

Rimasi un po' a pensarci e sorrisi non dandolo a vedere " questo non toglie il fatto che non ti accompagnerò a casa.. scordatelo"

" dai avanti trilly.. dovrei aspettare l'autobus per due ore, perché tu mi hai fatto perdere quello che passa alle 16"

"io ?? cose c'entro io adesso ? sei tu che sei venuto ad importunarmi" dissi con un tono di rabbia " e poi perché non hai una macchina tutta tua?"

" avevo una moto ma si è guastato il motore e il meccanico non può ripararla prima di novembre"

"oh capisco" risposi non sapendo che altro dire

" dai avanti accompagnami a casa e la prossima volta ti prometto che ti porto a prendere qualcosa da mangiare dopo le lezioni"

Lo guardai stranita da quella frase. Mi stava invitando ad uscire per caso?

Diedi voce ai miei pensieri chiedendogli " mi stai chiedendo di uscire con te ?"

"può darsi" rispose con un piccolo sorriso e sistemandosi meglio nel sedile

Sorrisi tra me e me pensando a quel "può darsi" detto con dolcezza, quasi timidezza. Pensai alle volte in cui un ragazzo mi chiese di uscire e mi sentii lusingata da quell'invito inaspettato e quasi desiderato.

"ok" dissi guardandolo negli occhi " dove ti portò?"

Ho scoperto cos'è l'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora