CAPITOLO 2- IL DOPPIO FONDO

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Erano fermi lì di fronte, con il cancello spalancato e l'uomo che li aveva accolti posizionato strategicamente al centro di quest'ultimo. Era un uomo sulla sessantina, con un pizzetto bianco come la neve e ben curato e dei capelli corti dello stesso colore. Era decisamente alto, superava abbondantemente il metro e ottanta, indossava un maglione di lana senza maniche sopra una camicia bianca e sul suo naso era poggiato un buffo paio di occhiali con la montatura rotonda, dai quali gli occhi verdi e profondi cercavano di fuggire, sembravano un animale in letargo che sbircia fuori dalla propria tana controllando se è ancora inverno.

- Ma sì, voi siete proprio i figli di mio fratello, voi siete i miei nipoti! Siete vivi! Sappiate che ho pensato molto a voi da quando ho saputo... beh, della loro morte, ma vi aveva dati per defunti insieme a loro. E lei signore deve essere colui che li ha portati fin qui. - ora la missione degli occhi venne favorita anche dalle mani, che tolsero gli occhiali dal naso mostrando un largo e caloroso sorriso, poi gli tese la mano in segno di riconoscenza - piacere, io sono Edward Molter.

- Ehm, Bertold Brown - disse l'altro colto alla sprovvista.

- E voi ragazzi che mi dite? Tu devi essere Peter, oh, tu Annabeth ovviamente. Voi due siete certamente Lucas e George. - disse l'uomo voltandosi verso i ragazzi e indovinando tutti i nomi.

Adesso la situazione era la stessa di prima, tutti fermi di fronte al cancello.

- Oh, scusatemi, volete entrare?

Il gruppetto attraversò l'immenso giardino fino alla porta dell'edificio per poi entrare ed accomodarsi in un grazioso salotto, con poltrone foderate di bellissimi tessuti e con comodissimi schienali. Lasciando i ragazzi in disparte i due adulti iniziarono a parlare del perché fossero venuti fin lì e di altre faccende riguardanti lo stesso tema che gli altri presenti nella stanza non riuscirono ad origliare.

Finita la conversazione Edward Molter sfoderò nuovamente il suo carismatico sorriso che nelle chiacchiere con il legale si era semplicemente affievolito.

- Quindi siamo d'accordo? Restano qui? - disse rivolto a Bertold a voce più alta di prima per farsi ascoltare dai ragazzi.

- Accordato. Giusto ragazzi?

Gli unici rimasti seduti dove erano stati lasciati erano Annabeth e Peter, mentre i due fratelli più piccoli girovagavano per la casa attratti dalle sue preziose meraviglie. In realtà Annabeth stava per dire che le sembrava assurdo essere lasciati lì senza neppure conoscere l'uomo che li ospitava a dormire, ma dopo tutto quello che il legale aveva fatto per loro e i guai in cui si era cacciato decise di non controbattere. Ma l'uomo sembrò leggerle nel pensiero ed esclamò:

- Come vi ho già detto dovrò restare qui ancora per un po' e verrò a trovarvi ogni mattina.

- Perfetto, non vedo l'ora di una sua visita Mister Brown. - poi sollevò dal tavolino di quercia una campanella dorata e la fece suonare. Subito accorse una domestica.

Era piuttosto bassa e grassa, con un viso dolce e gli occhi verdi.

- Elen, accompagna i ragazzi nelle loro stanze.

- Quali stanze, signore?

- Oh, giusto. Qualche stanza con un letto al primo piano, in questi giorni provvederemo ad arredarle come camere che si rispettino.

La domestica annuì con il capo lentamente, poi richiamò gentilmente i ragazzi e li condusse nelle loro stanze.

- Signora non si preoccupi, la vedo molto agitata. - disse gentilmente Peter ad Elen.

- Oh, più che altro sono eccitata signorino, come lo è tutta la servitù, non capita spesso di avere ospiti qui, o meglio permanenti, dato che il signor Molter organizza molte feste. Inoltre con tutto quello che succede qui è bello avere nuovi inquilini, una boccata d'aria fresca.

PETER MOLTER - L'ACCHIAPPASOGNI DEI MALIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora