CAPITOLO 3- INTERFERENZE

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- Allora, Mister Brown - disse Edward Molter rivolto al legale - come procedono i suoi affari qui ad Oxford?

Il legale, un po' imbarazzato e rosso in volto rispose:

- Per il momento non ho ancora trovato nessun lavoro, ma non basta un giorno per farlo dopotutto, non è vero?

- Già, mio caro. Mi piace la franchezza con cui parlate. E dove avete trovato alloggio per questa notte?

- In un piccolo albergo della periferia di cui non ricordo il nome.

- In quella zona gli alberghi sono tutte topaie.

- Beh, a volte bisogna accontentarsi, no?

- Mi ha dimostrato un altro apprezzabile lato del suo carattere. - rispose pieno d'ipocrisia in volto  Edward.

Seguirono dei secondi di profondo silenzio e strano imbarazzo palpabile nell'aria, nei quali entrambi i due uomini finirono a lunghi sorsi il caffè, quando Bertold trovò un argomento inerente al momento:

- Qui in Gran Bretagna non preferite il the al caffè?

- Nonostante io ami il mio paese, il the mi ha sempre disgustato, il caffè invece è una mia passione.

Seguì altro silenzio, poi ad infrangerlo violentemente ci pensò il rumore dei passi di Peter che scendeva le scale in modo molto impacciato:

- Ho finito, stavo solo cercando un ciondolo che mi pare proprio di aver perso.

- Dì ad Elen come è fatto - rispose Edward chiamando la serva a raggiungerli - in modo che nel caso lo trovi te lo possa riconsegnare.

Il ragazzo guardò intensamente negli occhi la donna, come a ricordargli della frase che gli aveva detto mentre li accompagnava alle camere, fino a quando lei dovette distogliere lo sguardo per lasciar parlare Peter, che iniziò con una lunga e immaginaria descrizione del ciondolo:

- Allora, è molto piccolo e con una catenina color argento, c'è una sola piccola immagine che raffigura la testa di un leone...

Improvvisamente un terribile ronzio invase la stanza, e tutti presenti dovettero tapparsi le orecchie.

- Cosa diavolo è? - urlò Bertold mentre manteneva le mani sulle orecchie.

Il signor Molter non rispose e si diresse verso una grossa radio poggiata su una base d'acciaio che si trovava su un comodino al centro del salotto, per poi spegnerla con una colpo secco sul pulsante che svolgeva quella funzione. Per un momento tutto ritornò alla tranquillità, quando il terribile ronzio riprese e ora sembrava che una voce proveniente proprio da quest'ultimo cercasse di comunicare.

" Tornato... è tornato " continuava a ripetere la voce "Caos è tornato". Continuò a ripeterlo come un disco , fino a quando il ronzio riprese più forte di prima.

Edward cercò ancora una volta di spegnere l'apparecchio, poi sollevò la miniatura marmorea di qualche illustre personaggio inglese e colpì più volte e con forza la radio, fino a quando smise di riprodurre il suono e si accartocciò su sé stessa.

- Cosa diamine vuol dire? - chiese Peter.

  Lo zio rimase in piedi a contemplare il pavimento di legno, per poi sbraitare improvvisamente due secchi ordini:

- Ragazzi, andate in camera. Signor Brown, la prego di andarsene dalla mia proprietà.

I fratelli, intimoriti, obbedirono e ritornarono nelle loro stanze.

In quella misteriosa borsa Peter aveva trovato una vecchia trasmittente arrugginita. Aveva subito pensato che fosse un ricordo dello zio e di restituirgliela alla prima occasione, fino a quando aveva iniziato a saltare tutte le frequenze conosciute e riprodurre quello strano ronzio, lo stesso ronzio che usciva dalla radio e aveva iniziato a ripetere le stesse parole.

PETER MOLTER - L'ACCHIAPPASOGNI DEI MALIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora