CAPITOLO 5 - L'OMICIDIO

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12\08\1943, Germania

- Tieni, Immanuel – disse Peter porgendo una mela e un pezzo di pane attento a non toccare il filo spinato.

- Grazie, amico. Ma non puoi continuare a venire, se ti trovano dovrai venire dall'altra parte del filo. – rispose l'amico, era di un anno più piccolo rispetto a Peter.

- Tu lo avresti fatto per me – rispose senza preoccuparsi il ragazzo – so che lo avresti fatto.

- Peter, io sono ebreo. È per questo che mi hanno rinchiuso qui, a te non accadrebbe mai.

- Razza di idiota. Ti ho già detto che non mi importa nulla del fatto che tu sia ebreo, o musulmano, o cristiano. Noi siamo sempre stati amici e questo non cambierà nulla.

La pioggia iniziò a battere più forte sull'impermeabile di Peter e sulla sottile camicia a righe che assegnavano in ogni campo di concentramento. Dei passi di stivali iniziarono a provenire dall'interno del campo.

- Adesso devo andare – disse Immanuel usando per rialzarsi un bastone nella mano sinistra.

- Sei mancino? – chiese Peter.

- Già, ho una mancanza di forza negli arti destri, me lo ha detto mio padre che è dottore prima che ci portassero qui.

- Tuo padre è con te?

Immanuel aspettò un attimo, poi disse:

- Lo era – e iniziò ad allontanarsi

- Ricordati, amici per sempre! – gli gridò Peter

- E nonostante tutto. – rispose lui.

14\08\1943, ancora Germania.

Peter era in ritardo, corse più veloce che poteva attraverso la campagna desolata verso il campo di concentramento sotto la pioggia che continuava da tutta la settimana.

Il ragazzo arrivò al filo spinato con il fiatone, di Immanuel non c'era traccia. Aspettò diversi minuti, poi iniziò a girare lungo tutto il perimetro del campo alla ricerca dell'amico.

Inizialmente non lo trovò, poi si ritrovò ad assistere ad una tremenda visione, il corpo dell'amico con il torace squarciato, nella mano destra un machete macchiato di sangue, la mano sinistra bloccata in un pugno talmente forte che le unghie gli si erano infilate nel palmo, e gli occhi neri sbarrati verso il filo spinato.

Peter iniziò a piangere, provò ad appoggiarsi alla rete, ricordandosi poi che vi passava una corrente di centinaia di volt, così si stese sul terreno guardando il cielo ansimante e restò così l'intera mattina.

Probabilmente giugno 1944, Ghetts, Milwot.

Peter trattenne un conato di disgusto, poi andò insieme a suo zio verso il cadavere.

Aveva già visto un cadavere esattamente in quelle condizioni, ma preferì dirlo allo zio quando fossero stati soli.

- Cosa gli è successo? – chiese Edward sorpreso.

- Non lo sappiamo, abbiamo chiamato le forze dell'ordine, ma non ancora arriva nessuno, qui abbiamo solo l'esercito, la città più vicina con polizia e investigatori è a miglia da qui.

Il ragazzo rimase sorpreso nello scoprire che in quella che sembrava una civiltà medioevale c'erano poliziotti e investigatori, poi si ricordò il discorso dello zio.

- Quando lo avete trovato così? – chiese Edward.

- Due giorni fa, ma a giudicare dallo stato del corpo potrebbe essere stato ucciso prima.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 27, 2018 ⏰

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PETER MOLTER - L'ACCHIAPPASOGNI DEI MALIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora