UN LUPO MANNARO IN PIÙ

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Ormai è da quasi un'ora che corro senza sosta nel bosco, menomale che doveva essere solo una partita a nascondino, sembra di cercare una spia russa. Mio padre potrebbe letteralmente nascondersi anche sotto le vostre maglie senza che ve ne accorgiate e non scherzo. Mi chiamo Carmen, ho sedici anni e sono la primogenita di quel pazzo squinternato senza un briciolo di buon senso definito comunemente il Cappellaio Matto. Non mi conoscete perché non ho mai vissuto a Storybrooke fin'ora: sono stata per ventotto lunghi anni in una casa famiglia e sembrava che nessuno si fosse mai accorto che il tempo per me sembrava essersi fermato. Quando Emma ha spezzato l'incanto ho riacquistato molto della mia vita passata, ma non tutto. Passo ancora una volta gli alberi della zona in cui mi trovo, sia io che il mio stomaco speriamo ardentemente e invano che si stanchi ed esca allo scoperto.

<<Papà, il mio stomaco tuona più del frigorifero di Granmy, ci muoviamo?!>>

<<Dai, cercami ancora un po' piccolina>>

<<Piccolina un corno, ho fame!>> dico <<E poi ti sei tradito, sei dietro Tino il Pino>>

Già, abbiamo dato un nome ad ogni albero del bosco, come sempre non avevamo niente da fare e lui voleva passare del tempo con me, come sempre.

<<Sono stupido, lo riconosco>> dichiara, uscendo allo scoperto <<Ma tu sei volgare, aspetta che ti prendo..!>>

Inizia a correre ridendo dietro di me che, per quanto possa puntare su una giovane età che in realtà è più una prima vecchiaia, sono stanca morta per averlo dovuto cercare in tutto il bosco. Dopo aver sorpassato Marchetto il cespuglietto mi afferra, iniziando a usare le sue grandi mani come pinze sui miei fianchi, facendomi ridere a squarcia gola.

<<Sehah non lahah smettih tihih taglio le mahahani>>

<<Con la violenza non si ottiene nulla, piccola>> dice, alleggerendo di poco la dose di solletico.

<<Disseheh colui che minacciò Emmaahah con una pistolahahah>>

<<Per le persone che ami fai tutto>>

<<Appunto, per andare dal mio amore ti taglio anche le mani>>

<<Chi sarebbe il tuo amore?>> si ferma di botto, adesso mi viene da ridere per la faccia che ha fatto.

<<Il cibo, mi sembra ovvio>> poi il mio stomaco brontola <<Te l'ho detto che ho fame>>

<<E va bene, andiamo da Granmy prima che mangi me>>

Ci incamminiamo tra un bosco ormai buio e freddo, che mette i brividi, ma che noi ovviamente usiamo come fosse un parco giochi. Ancora non ho capito perché non siamo già in un ospedale psichiatrico. Pochi passi e inizio a sentire delle urla, sembrano di una ragazzina, in lontananza...non le sento distintamente. Mio padre sembra non sentirle per niente, ma non posso essermi semplicemente impressionata, non sono ancora a questi disastrosi livelli. Dopo qualche secondo di silenzio le risento, molto più chiare, agonizzanti. Mi si bloccano le gambe, il respiro, dopo poco al loro posto inizio a sentire...ululati. Sono uno più feroce dell'altro.

<<Papà, che aveva detto Granmy riguardo i giorni del lupo?>>

Lui si volta con lo sguardo terrorizzato verso di me, sembra aver realizzato solo ora. Mi afferra per un avambraccio e mi sprona a correre il più velocemente possibile verso le luci del pub a poco più di cento metri.

<<Non voltarti piccolina, corri più veloce>>

Sento altri ululati, questa volta più vicini, più spaventosi. Decido di dargli retta per una volta nella vita. Siamo finalmente arrivati alla fine del bosco, sulla strada, con il respiro corto e le gambe indolenzite. Attraversiamo di corsa per giungere al pub ma, prima di entrare, faccio la cosa più stupida che potessi fare: voltarmi per vedere il nostro inseguitore. Me lo ritrovo a pochi metri, sul portico, un lupo mannaro dal pelo nero e gli occhi gialli come pepite d'oro. Guardo meglio il luccichio che proviene dalle sue fauci, per rendermi conto che è il sangue che bagna i suoi denti a riflettere le luci del pub, mentre si lecca ancora i baffi dei resti di carne umana. Mi fisso a guardarlo, senza riuscire a distogliere lo sguardo.

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