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Mi svegliai appena le prime luci del sole fecero capolinea nella stanza. 

Mi alzai dalle coperte, vedendo Dean con le braccia conserte dormire sulla sedia.

"Stupido testardo..." sussurrai, guardandolo. 

Mi avvicinai a lui, non facendo rumore, accarezzandogli i capelli e i lineamenti del volto, cercando di non svegliarlo: la barba a contatto con le mie mani solleticava, facendomi sorridere, mentre lo osservavo riposare su quella scomoda sedia. 

Appena sentii Sam muoversi nel letto, ritrassi la mano dal volto di Dean e mi voltai, sperando di non essere stata colta in flagrante da Sam: si era solo voltato nel letto, ma stava ancora dormendo. 

Decisi così di uscire e prendere dei caffè e qualche cornetto per fare colazione poi con i ragazzi. Appena rientrai con le mani impegnate, ritrovai Sam seduto sul letto che, con ancora gli occhi semichiusi, cercava di svegliarsi mentre Dean uscì dal bagno che si stava lavando i denti.

"Ciao Cass" mi disse con voce impastata Sam, sorridendomi per poi alzarsi e aiutarmi a chiudere la porta. Dean rimase sullo stipite a lavarsi i denti, mentre ci osservava.

"Caffè?" dissi allungando la mano con il caffè verso Dean che aveva lasciato lo spazzolino, raggiungendoci.

"Grazie" disse prendendolo. Presi un cornetto e lo addentai, mugugnando felicemente, vista la fame. Dean e Sam fecero lo stesso, iniziando a mangiare e bere il caffè.

"Ci voleva un bel caffè caldo" disse Sam ringraziandomi con un sorriso.

"Quando vuoi" dissi sorridendo. 

Dean, stranamente era taciturno. Presi il portatile aprendolo leggendo alcune pagine aperte: marchio di Caino, come rimuovere il marchio, uccidere Caino.

"Dean..." dissi guardandolo. Chiuse con forza lo schermo del portatile e me lo tirò via dalle mani, aggredendomi con lo sguardo.

"Vado...a fare benzina" disse Sam, impacciato, lasciandoci soli.

"Dean, che ti prende?" chiesi tirandolo per un braccio.

"Niente" ruggì guardandomi.

"Non è niente, Dean! Perché facevi quelle ricerche?" chiesi indicando il portatile sul letto.

"Secondo te? Me ne voglio liberare, Cassandra!" mi disse urlando il mio nome così forte che persi un battito.

"Credi che non lo sappia quanto tu soffra? Sembri uno zombie, Dean! Guardati!" urlai a mia volta, ferita vedendolo così.

"Sembri un morto che cammina, non ti riconosco nemmeno più!" dissi indicandolo interamente con la mano. 

Con sguardo basso e contrariato, non mi guardò: sapeva che avevo benissimo ragione.
Mi avvicinai a lui prendendo il suo volto dolcemente tra le mie mani, alzandolo lentamente.

"Supererai anche questa" gli sussurrai, sperando alzasse lo sguardo.

"Questa volta no, Cassandra" quando diceva il mio nome per intero, qualcosa dentro di me scattava.

"Perché? Credi che tu sia peggio di chiunque altro ci sia lì fuori?" chiesi con rabbia.

"Io ho fatto cose che tu non immagini neanche: ho ucciso, torturato, e ucciso ancora..." disse come se provasse compassione per sé stesso.

"Non l'hai fatto perché volevi, ma perchè eri costretto." dissi stringendo il suo viso.

"Ho passato il limite, non posso più essere perdonato" disse con occhi bassi.

SUPERNATURAL - FATUMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora