CRAZY FOR MY BOSS
1996
LA, California"Per oggi abbiamo finito. Riposatevi e passate buon weekend. A lunedì!"
Quando sentì quelle parole feci salti enormi per la gioia. Era arrivato il weekend! Finalmente sabato!!
Camminai verso il camerino di Michael ma appena mi girai me lo trovai dinnanzi a me con un velo di preoccupazione sul viso, probabilmente per il ricordo della scorsa notte.
"Piccola"
Sussurrò accarezzandomi la guancia delicatamente.
Chiusi gli occhi e mi lasciai scaldare da quel piccolo gesto, così naturale e puro.
"Ti piace quando ti accarezzo?"
Dio... Mike, non puoi capire quanto mi piace sentire il tempore della tua pelle sulla mia, non sai cosa darei per stare a trenta centimetri da te, come ora, guardami Michael, sto morendo dalla voglia di abbracciarti.
Pensai e aprì gli occhi non appena sentì la sua mano allontanarsi dalla mia guancia.
"Cambio i vestiti, poi sono da te, ok?"
Annuí e lo lasciai andare.
Non avendo nulla da fare,
presi tutti i trucchi e gli infilai delicatamente nella trousse, cercando di non rompere niente. Feci lo stesso con le spazzole e gli asciugacapelli.
Passai un straccio dev'era appoggiata tutto il necessario cominciandomi a girare in testa le mie migliori amiche: le paranoie.
Oramai era già quasi passato un mese dal nostro primo incontro e sapevo bene che ogni giorno la voglia di averlo accanto a me era sempre più persistente.
Già pensavo avanti, pensavo a quanto potessi avere difficoltà una volta finito il cronometraggio, non avendolo più in casa.
"Dannazione sti ricci!!! Sono una cosa impossibile!" Urlò.
Sentendolo infilai la trousse nella borsa e mi avviai verso il suo camerino.
"Cristel... aiuto!!!"
Varcai la porta e lo vidi litigare, ma dico davvero, litigare con i suoi capelli.
"Stanno arrivando i soccorsi!"
Dissi ridacchiando e togliendoli le mani dalla folta capigliatura, intento a snodare qualche nodo.
Solo in quel momento notai quanto fossero grandi le sue mani, le mie dita arrivavano circa a metà della sue seconde falangi, se messe a confronto.
Le strinse dolcemente così da far ricadere l'attenzione su di lui, infatti alzai lo sguardo e trovai il suo leggermente allarmato.
"Ho fatto un casino vero?"
"Hai messo l'olio che ti ho dato ?"
Dissi immergendo le mani nei suoi folti ricci cercando di districare i nodi.
"Esiste un olio per capelli?"
Scossi la testa e presi un balsamo spray, lo agitai per bene per poi applicarglielo.
Mi misi dietro di lui e lo feci sedere. Aveva lo sguardo rivolto verso lo specchio e scrutava ogni mio movimento, infatti quando presi la spazzola e la avvicinai al suo capo cominciò a fare delle smorfie ed urlare per il dolore.
"Michael?! Ho la spazzola a tre centimetri dalla tua testa, ma spieghi che hai?"
Aprì gli occhi e mi guardò mentre appoggiai la spazzola sul suo capo e cominciai a spazzargli i ricci in modo delicato. Adagiai la spazzola sul tavolino davanti a me e tra le mani mi spruzzai un po' di schiuma e la stesi su tutta la lunghezza, così da delineare bene il riccio.
Gli asciugai per bene e li poggiai sulle spalle.
"Eccoli qua."
Dissi con calma mettendo in ordine tutti gli strumenti usati.
"Sono... perfetti."
Sussurrò piano avvicinando il viso sempre più allo specchio.
"Stai attento che sbatti la testa."
Ridacchiai.
"Sempre qualcosa in più da dire lei. Giusto O'Brien?"
Borbottò, infilandosi il cappotto.
"Giustissimo Mr. Jackson. Siamo in un paese libero e mi è stato data la libertà di parola, quindi... quando ho da dire qualcosa, la dico."
Dissi punzecchiandoli il braccio.
"Ah O'Brien, dovrò metterla in riga."
"Mettermi in riga?"
Dissi piano, mentre Michael mi sollevò da terra per farmi sedere sul tavolino.
Annuii e avvicinò il viso verso il mio e istintivamente, chiusi gli occhi e aspettai il tempore delle sue labbra calde sulla mia fronte, ma ciò che arrivò fu ben altro.
I suoi respiri caldi si adagiarono sulle mie tempie, si abbassarono fino alle goti, dove, un piccolo e flebile sospiro mi fuggi dalle labbra.
Alzai il braccio per accarezzargli la schiena ma non sentì niente, aprì gli occhi di colpo per vedere se era un altro di quei filmino che la mia mente diabolica creava solo per procurarmi del male. Invece no.
Mi vidi arrivare una giacca in faccia. La mia giacca!!
"Vestiti ti porto a mangiare una pizza."
La tolsi e lo guardai con un espressione in viso a dir poco sconvolta. Eravamo capitati in uno dei più momenti più intimi e riservati, e lui riuscì a rovinarlo. Ormai lui lo aveva capito, aveva capito che avevo un debole per lui, ne aveva avuto la prova.
Sapeva che ormai appena si fosse avvicinato il mio cuore avrebbe cominciato a pulsare più forte e il respiro a velocizzarsi.
Ma cosa ci potevo fare io? Ero semplicemente fuori per il mio capo, e lui mi prendeva in giro per questo, ci giocava. Ma d'altronde ha ragione, sono solo la sua truccatrice. Con tutte le donne che gli girano intorno, tra le quali Brooke Shields, bellissima attrice, cosa potevo avere di più io di lei, assolutamente niente. Niente.
Ecco ciò che faceva male.
Non ero nessuno, una semplice truccatrice, baciata dalla fortuna, che lavora per il re della musica, dell'intrattenimento, del pop, Michael Jackson.L'immagine che si era offuscata dai miei pensieri stava diventando più nitida; era li davanti a me piegato dalle risate, forse per la mia espressione o per il fatto che, sì, mi aveva fregato alla grande.
Fui subito contagiata e risi anche io.
"Piccola... cosa devo fare con te?"
Disse scuotendo la testa e avvicinandosi con il sorriso stampato sul volto.
Lo guardai e lasciai che lui stesso scoprisse cosa doveva fare con me.
Uno sguardo che lasciava trasparire tutti i sentimenti che provavo. Mancava solo la scritta amami sulla fronte a caratteri cubitali... forse davvero ne aveva bisogno per capirlo.
Sorrise e si avvicinò alla mia guancia lasciandoci un bacino.
Mi mordicchiai il labbro e mi si arrossarono le guance.
Lui invece mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli.
"Dai, ora infilati la giacca e andiamo al ristornate."
Disse uscendo dalla locale per poi dirigersi fuori, verso l'auto.
Saltai giù dal tavolino e mi imbacuccai per bene.
Mi guardai allo specchio, sistemai un po' il trucco e m'incamminai verso l'uscita.
Ah Mike, mi sa che sono io che dovrò metterti in riga. Pensai aprendo le porte e dirigendomi vero l'auto, sprofondando nel buio.

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UNFORGETTABLE [MJ]
FanfictionESTRATTO: "Mi manchi." Continuai arrossendo. "Voglio tornare da te." "E Neverland?" "Neverland è un posto, si mi rappresenta ma non è casa mia. Casa sono tutte le persone a cui voglio bene e che mi vogliono bene. Casa sono tutti i momenti felici e s...