CAPITOLO 2

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EXPLAINING YOU

1996
LA, California

Continuavo a girarmi sotto le coperte, avevo freddo e la testa continuava a girare.
Pensieri, attimi, sensazioni.
Mi passò tutto quello che in tenera età avevo subito. Traumi come l'assenza dei miei genitori, come ogni singola seduta dallo psicologo che dovetti affrontare.
La difficoltà nel aprirmi con gli altri e spiegarmi il motivo per cui mi ero chiusa e non parlavo più con nessuno.

Appoggiai dei cuscini sulla spalliera del letto e mi sedetti con le gambe rannicchiate al petto e il piumone appoggiato su di esse.
Chiusi gli occhi respirando a pieni polmoni, cercando disperatamente di trovare la calma, ma il respiro cominciò a divenire sempre più corto e inutile mentre il cuore a pulsare in crescendo.
Odiavo la notte, odiavo rimanere sola durante ad essa. Sapevo che era un momento in cui tutto mi si rivoltava contro, perfino il mio stesso corpo.
Allungai un braccio verso il comodino, provando ad afferrare il bicchiere d'acqua che posai lì la sera prima, come facevo abitualmente.
Cadde davanti ai miei occhi e di conseguenza appoggiai le mani sui cocci di vetro che mi procurarono dei tagli alle mani. Sentii delle lacrime scivolarmi dagli occhi finendo sul viso lasciandomi una scia umida, che non voleva finire.
La porta della camera si spalancò lasciando uscire tutto il male che era racchiuso in quelle quattro mura, colpendo pure Michael che stava sulla soglia di essa.
Alla sua vista mi trascinai fino al muro più vicino dove mi appoggiai con mani tremolanti.
Sentii il mio nome ripetuto più volte ma non me ne accorsi più di quel tanto, avevo la testa da tutt'altra parte e il senso dell'udito pressapoco pari a zero. Mi sentivo come all'interno di una bolla.
Si mise in ginocchio davanti a me e prese tra le sue mani le mie, stringendole in modo delicato.
Lo vidi uscire di corsa e dopo pochi attimi tornò, alzandomi dal pavimento e facendomi stendere a letto.
Avevo davanti agli occhi come una patina di foschia che mi impediva di vedere Michael chiaramente, vedevo solamente le sue labbra muoversi e le sue mani che bendavano le mie.
Mi ritrovai tra le sue braccia poco dopo, stretta come nessuno aveva mai fatto. Appoggiai il capo sulla spalla mentre lui mi accarezzava la schiena con movimenti calmi, cantandomi piano una melodia che mi tranquillizzò l'anima.
"Salvami... salvami da questo incubo Michael..."
Riuscii a dire, stringendolo a mia volta.

[...]

Ero ormai da minuti davanti ai fornelli ed ero già stufa della giornata che era appena iniziata. Il sole stava sorgendo ed il cielo era a dir poco un esplosione di colori. Colori che passavano dal rosso fuoco fino a sfumarsi ad un giallo pastello. Ero talmente presa ad ammirare il panorama dalla piccola finestrella che non mi accorsi nemmeno del pancake che stava bruciando, finché non sentì un odore a dir poco fastidioso.
Erano le sei del mattino e già rischiavo di fare una delle mie sclerate. Assurdo.
Michael era ancora a letto a dormire. Non ero preoccupata, nel senso... mi ha raccontato più volte che una delle cose che gli creava più problemi era l'insonnia in più ieri è stato sveglio per me quasi tutta la notte, non saprò mai come ringraziarlo.
Accesi della musica e alzai il volume in modo che la sentisse e alzasse quelle bellissime chiappe dal materasso fino a trascinarle qui, sulla sedia accanto a me.
Infatti poco dopo sentì dei passi e una voce assonnata lamentarsi.
"Cristel!! La musica è...è... ho sonno, dannazione!"
Lo guardai e mi misi a ridere.
"Da quando al re del pop da fastidio la musica?"
Dissi in tono scherzoso mentre gli servivo la colazione.
"Non mi da fastidio... mi sono alzato con la luna storta."
Disse con tono infastidito.
"Capisco... comunque ti ho messo qui del succo e della marmellata, nel frigo se vuoi puoi trovare tutto quello che vuoi, ormai se qui da una settimana dovresti conoscere un po' il posto." Dissi sorridendo e stampandogli un bacio sulla guancia.
"Dammi 10 minuti, vado a cambiarmi e sono subito di ritorno."

Avevo le mani sul volante e gli occhi fissi sulla strada mentre Michael era seduto sul lato passeggero ed aveva leggermente abbassato il sedile così da potersi rilassare.
"Sai piccola... sta notte ho pensato a quello che mi hai detto ieri sera. E sai..."
Si tolse il cappello dal viso e si ricompose.
"Non sei una semplice ragazza come pensi tu. Sei speciale. Mi piacerebbe tanto avere una persona come te nella mia vita."
Concluse con tono malinconico guardando fuori dal finestrino.
Io invece tenevo lo sguardo fisso in avanti e sorrisi leggermente.
"Ti ho già detto che sono tua amica Mike, non sono solo la tua Make-up &Hair artist."
"E ti piace essere amica di uno come me?"
Spostai lo sguardo verso il suo che era parecchio incuriosito.
"Ma che razza di domanda è??"
"A non tutti piace essere amico di Michael Jackson..."
Disse sdraiandosi come prima e nascondendo il suo viso nel suo cappello.
"E io ti dico che quelle persone sono solo dei grandi ignoranti, e che stanno ad ascoltare la stampa. Pensaci Mike... per loro e più semplice. Tutto più comodo. Gli arriva la rivista in mano e guarda caso sulla copertina ci sei tu, l'uomo più famoso del mondo. E poi scritto affianco all'immagine c'è una di quelle cazzate che si inventano. La ragazza dopo averla letta va dalla sua migliore amica e gli chiede se anche lei crede a sta cretinata, quella dirà di si perché anche l'altra sua amica ci crede e continua così... finché non arriveranno da una tua fan che si incazzerà come una bestia e che cercherà di fermarle, ma quelle non ne vogliono sapere perché comunque la maggioranza delle amiche che ha crede a quella puttanata."
Tirai il freno a mano e mi girai verso di lui.
"Sto cercando di dirti che è tutto un circolo. Che devi fregartene altamente di quelle persone, perché una delle cose che ho imparato in questi miei vent'anni di vita è che non si può piacere a tutti.
Dovresti veramente cominciare a mandare a quel paese tutte quelle persone che pensano a quelle cazzate."
Chiusi la porta e mi incamminai verso lo stabile dove si sarebbero tenute le registrazioni del video.
"Forse hai ragione..."
Sussurrò stringendomi le mano.
"Togli il forse Mr. so tutto io.
E sai una cosa Michael... dovresti apprezzare ed amare di più le persone che ti vogliono un bene immenso, come questa bellissima personcina che hai accanto."
Conclusi. Fece solamente un cenno con il capo solo per farmi capire che aveva afferrato il concetto.
Arrivati davanti alla porta si fermò di colpo e si sistemò la camicia.
"Michael Jackson ha appena preso una lezione di vita dalla sua Make-up & Hair artist, per lo più di 18 anni in meno, al quanto imbarazzante direi..."
Disse con tono giocoso mordicchiandosi il labbro.
"Ah ah ah, ma che uomo spiritoso abbiamo qui."
"Ah piccola sai che scherzo io."
Disse circondandomi i fianchi con le sue braccia.
"La sai una cosa Jackson, sei solo un pallone gonfiato."
Affermai ridendo per poi lasciargli un piccolo e dolce bacino sul naso.

UNFORGETTABLE [MJ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora