Arcano senza nome

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Candele accese

nel buio sepolcrale.

Il lume ombreggia

tra fiori e grigi volti.

Scolpite le scritte

in segno di un ricordo.

La quiete rimembra

ardore, urla e pianti.

Preghiere frusciate,

da quanto ormai citate.

Lo sguardo piangente

su quella vecchia foto.

Il respiro che trema,

in avaria ogni anatema.

La speranza che svanisce,

la sconfitta che aggredisce.

Le dita incrociate,

al cielo innalzate.

Il cuore che geme

quei ricordi nel bicchiere.

La pace interiore

una vera illusione,

nella vita il dolore

vince sempre sull'amore.

Viviamo e muoriamo

dentro un triste cerchio piano,

è la quarta dimensione

in cui regna il mietitore.

Dall'alto eternale

la prospettiva è universale;

il tempo inesistente

e la falce inefficente.

La morte è viva,

del sonno è cugina.

Sorella del tempo, 

la falce dritta al petto.

La morte chiamamo

questo dolente arcano,

del fato il padrone

e della fine il creatore.



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