Capitolo III

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Ceramiche ed Ottoni

Dopo che fu rintoccata la mezzanotte, gli ospiti iniziarono a congedarsi, augurando bene e prosperità alla famiglia e agli affari del padrone di casa.
Ad uno ad uno, a poco a poco, se ne andarono tutti, abbandonando la casa al silenzio e alla tranquillità più assoluti.
Anche il signor Wimmer diede la buonanotte; dopo di lui si ritirarono nelle proprie stanze anche Louis e i domestici.
Soltanto Clara rimase sveglia.
Si accomodò sul divanetto del salotto, davanti al fuoco in procinto di spegnersi, che tuttavia emanava ancora una fievole luce.
Non aveva smesso un secondo di rigirare tra le mani quello splendido dono che le aveva fatto, o per meglio dire, "non fatto", il caro Drosselmeyer, ansiosa di scoprire cosa intendesse lo zio dicendo che avrebbe dovuto attendere il rintocco delle due per avere le risposte che cercava.
-Tu ne sai forse qualcosa, schiaccianoci?
Chiese senza pensarci la ragazza, distratta dalle mille domande che le ronzavano in testa.
In risposta a ciò che aveva chiesto, apparve nuovamente negli occhi del pupazzo quel luccichio che qualche ora prima Clara aveva notato con stupore.
Se prima non vi aveva praticamente fatto caso, adesso la fanciulla apparve piuttosto incuriosita.
"Cos'era quello?"
Si riscosse.
"No, devo essermi sbagliata, sarà la stanchezza. È molto tardi, non so se riuscirò a stare sveglia ancora per molto."
Volse lo sguardo verso l'orologio a pendolo che occupava l'angolo sinistro del salotto: era l'una e mezza.
"Ancora mezz'ora..."
Pensò sconsolata la giovane.
Riflettè qualche momento tentando di trovare un'occupazione che potesse impegnarla fino allo scoccare dell'ora tanto attesa, così, portandosi appresso lo schiaccianoci, si mise a passeggiare distrattamente per la stanza, per ingannare il tempo.
Casualmente le cadde l'occhio fuori dalla finestra, nella piazza, dove le luci ancora brillavano luminose: non c'era anima viva, ad eccezione di una giovane coppia di innamorati, che ridevano tra loro e si scambiavano teneri baci.
Clara si fermò ad osservarli, assorta, appoggiando il mento sulla mano e il braccio sul davanzale.
L'uomo rincorreva la donna, che ridendo, tentava di fuggire, ma il vestito e la neve la rendevano impacciata, così non fu difficile per il ragazzo raggiungerla: la afferrò delicatamente per i fianchi e la trasse a sè, unendo la propria bocca alla sua in un dolce bacio. Dopodichè, senza staccare la propria mano dal suo fianco, afferrando con l'altra la sua mano delicata, iniziò a danzare, trascinandola in un ballo un po' goffo, ma incantevole.
A Clara si gonfiò il petto di tenerezza.
Guardò lo schiaccianoci che aveva appoggiato sul davanzale accanto a lei.
-Sono belli, non trovi?
Sorrise la giovane.
Vedendo quel goffo valzer, le venne in mente del regalo che le fece lo zio qualche anno prima, quand'era ancora una ragazzina.
Si avvicinó alla madia del salone, dov'erano riposte stoviglie antiche e soprammobili delicati, ne aprì cautamente le ante ed estrasse un piccolo carillon d'oro, all'interno del quale danzava, accompagnata da una dolce melodia, una minuta ballerina dal tutù di piume bianche.
Era uno dei regali più belli che lo zio le avesse mai fatto.
Lo aprì con delicatezza, e subito la stanza venne pervasa da quelle dolci note, note sulle quali Clara aveva danzato almeno mille volte.
-Permettete?
Rise la ragazza, imitando un'improbabile voce dello schiaccianoci che teneva tra le mani.
-Certamente.
Fece un inchino appena accennato, poi iniziò a danzare, trasportata dalla melodia del carillon, stingendo il pupazzo di legno al petto.
Il loro valzer non ebbe a durare molto, dopotutto era la melodia di un piccolo carillon, e non appena la musica fu cessata, il grande orologio a pendolo scoccò l'ora:
erano le due.
A Clara iniziò a battere forte il cuore: era da tutta la sera che aspettava questo momento e l'ansia accumulata fino ad allora si liberò tutta in un instante, provocandole un fortissimo batticuore.
La fanciulla era paralizzata davanti all'orologio, aspettando chissà quale rivelazione, stringendo al petto lo schiaccianoci.
La poca luce rimasta del fuoco si spense del tutto, permettendo al buio di inghiottire la stanza, mentre Clara ancora non aveva mosso un muscolo.
La ragazza deglutiva nervosamente, in preda al timore del buio e delle parole dello zio.
Poichè avvertì uno scricchiolio, si volse per vedere cosa l'avesse provocato, e con sorpresa ed un notevole spavento intravide la sagoma di Drosselmeyer.
In preda allo spavento la ragazza alzò la voce:
-Zio Drosselmeyer! Che genere di scherzo è questo? Mi hai spaventata! Cosa ci fai qui a quest'ora?
Ma la sagoma non rispose, si limitò a sorridere.
Dopodiché, dando un vigoroso colpo al mantello, se ne liberò, alzò le braccia al soffitto e immediatamente un'esplosione di luce pervase la stanza, ricadendo sotto forma di lucenti scintillii sull'albero ed i regali sottostanti, sui divanetti, le poltrone, la madia, l'orologio, il camino e tutto il resto del salotto.
Clara rimase meravigliata davanti a quello spettacolo luccicante.
-Zio Drosselmeyer... cos'è questa luce?
Ma ancora una volta l'ombra non rispose.
Prima di scomparire in uno scintillante turbinio, la sagoma dello zio allungò un braccio in direzione della ragazza, o, per meglio dire, dello schiaccianoci, che venne avvolto da brillanti luccichii e sollevato in aria, davanti agli occhi increduli e stupiti della ragazza.
Quando la luce si fu dissolta lo schiaccianoci cadde, rischiando di schiantarsi sul pavimento e rompersi, ma Clara lo afferrò prontamente, buttandosi a terra, evitandogli così una rovinosa fine.
-Ahi... che botta...
Quando alzò gli occhi per accertarsi che fosse tutto a posto, con suo infinito stupore vide lo schiaccianoci alzarsi, risistemarsi giacca e cappello e osservarsi con aria incredula, per poi alzare lo sguardo e guardare lei, rimasta a bocca aperta.
-Fanciulla, non temere, non allarmarti. Sarai sconcertata quanto me nel vedermi muovermi e parlare, ma voglio ringraziarti per ciò che hai fatto: se non mi avessi afferrato con tanta prontezza mi sarei rotto in mille pezzi.
Clara rimase senza parole.
-T-tu parli!!
Esclamò tirandosi frettolosamente in piedi.
-...sì, a quanto pare sì...
-E ti muovi! E... e...
-...Sì, ma non è il caso di...
-E sei vivo!!
Lo schiaccianoci era sconcertato quanto lei per aver acquistato improvvisamente la vita, ma tra i due la più sconvolta era senz'altro Clara.
-D'accordo, dev'essere un sogno... avrò sbattuto la testa da qualche parte o mi sarò addormentata, perchè questo...
Rivolgendosi allo schiaccianoci.
-...questo è impossibile...
Lo schiaccianoci non ebbe il tempo di replicare che, dalla parete dov'era il camino, si iniziarono ad udire sempre più frequenti e decisi scricchiolii provenire dall'interno del muro, che in poco tempo venne forato da centinaia di piccoli denti; dal buco appena formatosi accanto alla colonnina del camino sbucò un battaglione di topi, corazzati e armati fino ai denti, muniti di lance e lame affilate, sebbene della dimensione di uno stuzzicadenti.
I roditori iniziarono a distruggere e rosicchiare tutto ciò che la loro schiera incontrava: le gambe dei divanetti, i regali sotto l'albero, la legna accanto al camino, le decorazioni dell'albero e persino il tappeto persiano del signor Wimmer.
-Topi?! Cosa ci fanno dei topi in casa mia?!
Si disperò la ragazza, afferrandosi con forza i capelli castani.
-È l'esercito di Re Topo!
Esclamó lo schiaccianoci, sguainando la spada che portava alla vita, all'interno di un elegante fodero di cuoio.
-L'esercito di chi?
Domandó Clara, non capendo cosa stesse accadendo.
-Non c'è tempo per le spiegazioni, dobbiamo impedire che avanzino ancora!
Lo schiaccianoci si guardò attorno, in cerca di qualcosa che potesse essergli d'aiuto nella battaglia contro Re Topo.
Volgendosi verso la madia, vide all'interno i soprammobili di ceramica e ottone chiedersi cosa stesse accadendo.

"Nonostante siano gli uni così fragili e gli altri così impacciati, credo che possano essere in grado di aiutarmi".

-Tu!
Clara lo guardò dall'alto della sua stazza, ancora confusa da tutto quel trambusto.
-I-io?
-Si, proprio tu! Apri le ante della madia e aiuta i soprammobili a scendere senza che si rompano!
La ragazza era confusa e convinta che tutto quello fosse soltanto uno scherzo della sua immaginazione, ma non si trattenne dall'aiutare quell'improbabile schiaccianoci parlante e il suo seguito di soprammobili, così li fece scendere tutti, facendo attenzione a non danneggiarli, e non appena furono tutti attorno al loro comandante di legno, obbedendo agli ordini da lui impartiti, si schierarono com'egli decise, formando un battaglione al suo seguito.
I due eserciti, quello dei roditori e quello delle ceramiche e degli ottoni, erano schierati e pronti a combattere.

La battaglia stava per cominciare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2018 ⏰

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