Il suo cuore aveva saltato un battito quando, osservando distrattamente la città devastata fuori dal finestrino del furgone, Thomas aveva riconosciuto Newt tra la folla di Spaccati che girovagavano là fuori, correndo impazziti, urlando, picchiandosi tra di loro e distruggendo tutto quello che trovavano, in preda alla pazzia.
Proprio Newt.
Thomas non aveva esitato, era scattato a sedere dritto sul suo sedile logoro. Doveva assolutamente fermarsi e andare a parlargli. Lo avrebbe portato assieme a loro.
L'idea di potere salvare il suo amico, di riaverlo con lui, gli aveva messo addosso un enorme senso di urgenza e impazienza, come se non avesse tempo e dovesse scendere immediatamente a recuperare Newt.
Era così agitato ed emozionato che non si rese nemmeno conto di essere ormai sceso dal furgone e di essersi diretto verso il ragazzo: era quasi come se non avesse avuto bisogno di pensare a cosa fare e avesse proseguito andando incontro a Newt, naturalmente, e per qualche secondo gli si era praticamente spento il cervello, troppo concentrato sul fatto di riportare con loro l'ex Radurario.Ora Thomas si trovava a pochi metri da lui, forse quattro o cinque.
Newt era davvero ridotto male: il moro si chiese come la camicia fatta letteralmente a pezzi potesse ancora restare addosso al suo corpo esile. Alcune ciocche di capelli erano strappate, mentre quelle che ancora gli rimanevano erano sporche e disordinate. Thomas pensò che avrebbe potuto giurare di aver riconosciuto del sangue tra la sporcizia che rendeva sudici i vestiti e la chioma del ragazzo di fronte a lui; in fondo non sarebbe stato poi così tanto strano, si disse, considerando la piega che aveva preso il tutto: gente impazzita che correva senza meta per le città, sfasciano auto, buttando giù vetri, rompendo tutto ciò che gli capitava a tiro, senza escludere le persone -che potevano essere Spaccati oltre all'Andata così come immuni o quei pochi fortunati che ancora non avevano contratto l'Eruzione-; la gente si uccideva come si uccidono le mosche, come se nulla fosse. Inoltre ognuno era perennemente alla ricerca di un po' di cibo che non fosse solo carne umana, e, in generale, erano davvero pochissime le persone che non avevano nemmeno una ferita.
Newt aveva il volto ricoperto di lividi violacei, abrasioni e tagli più o meno profondi -la maggior parte ricoperti da sangue secco, ma alcuni erano palesemente freschi-.Il ragazzo biondo si era seduto per terra poco prima, quando Thomas lo aveva individuato, e ora aveva i gomiti appoggiati alle gambe piegate, seduto sul bordo di un marciapiedi. Aveva uno sguardo perso e vuoto. Spento.
Gli occhi color nocciola -un tempo vivaci e con una scintilla sempre pronta a luccicare, nonostante un onnipresente velo di profonda tristezza e dolore ad appannarli- erano ora posati su un punto fisso sull'asfalto rovinato davanti a lui. Il volto era impassibile, non mostrava alcun tipo di emozione. Come se non potesse più provare sentimenti, e fosse lì semplicemente perché gli toccava essere ancora vivo, nonostante tutto, e non provasse più niente, proprio come se non ne valesse la pena.Thomas lo chiamò, continuando ad avvicinarsi sempre di più a lui: -Newt! Ehi, Newt!-
Gli mancava quasi il respiro, era in ansia. Non sapeva bene nemmeno lui perché, ma era davvero nervoso e frettoloso: doveva prendere Newt e portarlo via da lì.Il ragazzo alzò lo sguardo, come risvegliato da uno stato di trance, e prese a guardarsi intorno, cercando la persona alla quale apparteneva la voce che lo aveva chiamato, e che stava tuttora continuando ad usare il suo nome.
Si girò alla sua destra, dalla parte opposta rispetto a quella da dove stava arrivando Thomas, poi guardò avanti, girando il capo nella direzione di Thomas.
Adesso mi vede, si disse quest'ultimo, mentre non smetteva di avanzare verso il suo amico.
Newt continuò a voltarsi sempre più a sinistra, il suo sguardo passò oltre Thomas, guardando oltre al ragazzo, proprio mentre questi si stava dicendo Ci siamo, ora mi vede.Ci fu un istante durante il quale Thomas si sentì crollare addosso il mondo. Il mondo intero.
Non lo aveva riconosciuto. Era sicuro, certo al cento per cento che lo avesse effettivamente visto, ma non lo aveva riconosciuto. Il suo migliore amico da quando ne aveva memoria, il ragazzo che lo aveva sempre ascoltato, che lo aveva sempre aiutato quando ne aveva bisogno, quello che gli aveva spiegato tutto della Radura, del Labirinto, dei Creatori e di tutte quelle altre caspiate là quando era uscito dalla Scatola, completamente smarrito, senza nemmeno un mezzo ricordo escludendo il suo nome, senza niente, senza un punto fisso. Quello che diventò Newt. Il suo punto fisso.
E ora il suo migliore amico non ko riconosceva più. L'Eruzione lo aveva fatto impazzire fino a quel punto troppo velocemente.
Thomas subito rallentò fino a fermarsi. Ora solo poco più di un metro di asfalto lo divideva da Newt.
Aveva preso in considerazione l'ipotesi che il ragazzo non si ricordasse più di lui, sapeva benissimo a cosa portava L'Eruzione, ma aveva sperato non tutto sé stesso il contrario; aveva sperato di sbagliarsi, aveva sperato di essere ancora in tempo.
E invece era troppo tardi.
Si sentì morire dentro. Era una sensazione mille volte peggiore di qualsiasi test, esperimento o Variabile della C.A.T.T.I.V.O. Sentì di non poterlo sopportare.
La voce gli uscii dalle labbra come un mormorio sommesso, quasi un sospiro: -...Newt-
Era troppo tardi.O almeno così credeva, finché Newt non spalancò gli occhi -allora posati su un punto a qualche metro alla desta di Thomas-. Un'improvvisa e decisamente inaspettata scintilla di lucidità sembrò inondargli lo sguardo. Era come se si fosse reso conto in ritardo di qualcosa che aveva visto prima; la mente che elaborò più lentamente rispetto alla velocità degli occhi che esaminavano l'ambiente circostante -di conseguenza si accorse in ritardo che la persona che lo stava chiamando era Thomas. Il suo Tommy.
Gli occhi nocciola del ragazzo biondo tornarono indietro con un guizzo, andandosi a posare su Thomas.
Quest'ultimo si senti invadere da un'ondata di sollievo e felicità, quella felicità che non provava da tempo. Ma soprattutto speranza.
Un enorme sorriso su fece largo sul viso del moro, che fece un'ulteriore passo avanti, diminuendo la distanza che lo separava dall'amico.Ora il volto di Newt era una maschera di puro stupore: -Tommy!?-
Thomas non riuscì subito a capire se il ragazzo forse contento di vederlo là o se invece gli era appena capitata l'ultima cosa che voleva al mondo. Ma decise che non gli importava: l'unica cosa importare al momento era portare Newt in salvo e andarsene da lì.-Newt- disse ancora una volta Thomas, piano, quasi in un sussurro, smettendo una volte per tutte di avanzare nella direzione del ragazzo.
Il biondo, senza abbandonare il suo sguardo stupito, esclamò: - Che ci fai qui?-Thomas non rispose subito. Era una storia troppo lunga da spiegare, e loro non avevano tempo da perdere.
- Ti spiegherò tutto quando saremo al sicuro sulla berga, ora andiamo, Newt!-
Fece velocemente, girandosi leggermente come a tornare sui suoi passi per guidare Newt verso il furgone senza perdere altro tempo.Newt si alzò dal marciapiede, non sembrava affatto avere fretta; non spostò mai gli occhi dal ragazzo moro davanti a lui, neanche per un secondo, ma la sua espressione mutò: lentamente, mentre si tirava su da terra, sembrava che lo stupore sul suo viso si trasformasse, fino a che il suo volto graffiato e segnato da due profonde occhiaie non sì increspò in un'espressione di pura rabbia.
-Dimmi cosa caspio ci fai qua!!- gridò, negli occhi una scintilla folle.- Newt, non abbiamo tempo! Dobbiamo andare, forza, ti ho detto che ne parliamo quando saremo al sicuro!- ribadì Thomas, e poi proseguì con più cautela, quasi si fosse reso conto dell'instabilità mentale del suo amico, colpito dall'Eruzione. Doveva cercare di non farlo arrabbiare, non avrebbe risolto proprio niente, ma avrebbe solamente complicato le cose. Allora aggiunse abbassando la voce, con un tono più dolce: - Newt, devi fidarti di me. Andiamo, ti prego. Dobbiamo andarcene di qua, dobbiamo andare al sicuro!-
Queste ultime parole sembrarono fare innervosire ancora di più lo Spaccato. Perché sì, Newt era uno Spaccato.
Era inutile cercare di nasconderlo, di negarlo a sé stesso, pensò Thomas. Il fatto che fossero stati grandi amici -migliori amici, si potrebbe dire, o almeno per Thomas-, non cambiava proprio niente: Newt aveva l'Eruzione. Non era immune. Non era immune e aveva contratto quella caspio di Eruzione.
Thomas ancora non lo accettava. Non era giusto. Non era giusto perché Newt era sempre stato buono con gli altri. Aiutava sempre tutti quando qualcuno aveva bisogno, nella Radura era stato un ottimo vice capo, ed era sempre stato disponibile, pronto a pensare prima agli altri e solo dopo a sé stesso. Era sempre stato gentile, altruista, la persona più buona che Thomas aveva incontrato da quando era uscito da quella Scatola, in quella maledetta Radura in quel maledettissimo Labirinto del caspio. Era ingiusto, non se lo meritava! Thomas avrebbe voluto urlarlo a tutto il mondo, a tutti gli uomini sopravvissuti alle Eruzioni Solari e alla conseguente omonima malattia che aveva decimato la popolazione globale.Newt non meritava tutto questo.
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Please, Tommy ||Newtmas|| -TMR
FanfictionATTENZIONE! Spoiler The Death Cure Una versione alternativa dei fatti della fatidica pagina 250, sotto un punto di vista Newtmas... E se Thomas avesse deciso di non premere il grilletto, se non avesse ceduto alle suppliche di Newt che gli chiedeva...