Ora di anni ne ho venti, mi ritrovo a non avere nulla in comune con le altre ragazze della mia età, a volte mi sento tagliata fuori dal mondo. Al liceo non ho mai avuto una vera amica, avevo semplicemente delle conoscenti che mi rivolgevano qualche parola per pena, o perché i professori le "incoraggiavano" a coinvolgermi nei loro gruppetti, con i quali io non volevo avere nulla a che fare. Le sentivo litigare e il suono che meglio poteva descrivere la loro voce in quei momenti era lo starnazzare delle oche che don Franco tiene nella sua casa in campagna. Qualche volta mi ci ha portato, si sta bene tutto sommato: niente persone fastidiose, niente rumore di traffico, solo io, i miei amici preti e qualche animale che passa il giorno a mangiare o a gironzolare nel cortile. Ma, tornando alla scuola, le superiori ormai le ho finite e ora mi tocca andare all'università, onestamente non so cosa mi aspetta, non so se sarà qualcosa di terribile o, come dicono gli adulti, passerò i migliori anni della mia vita. Dipende anche molto cosa intendono loro per vita, se la vita scolastica, la vita sociale, la vita sentimentale... ora che ci penso, quante vite ha ognuno di noi?
A livello didattico sono sempre stata una delle migliori della mia classe, non perché mi ammazzassi di studio ma perché, come più volte don Giacomo mi ha detto, il Signore mi ha donato l'intelligenza, l'intuito e, sbilanciandosi un po', addirittura la saggezza. Non dovrebbero essere i vecchi quelli saggi? Vabbè che io un po' vecchia mi ci sento pure, mi ci sento da quando la professoressa Fiori, che mi insegnava lettere, in un momento di arrabbiatura, me lo ha urlato contro. Quel giorno ricordo che era entrata in classe nervosa e, tutti sapevamo, che quando era nervosa iniziava a provocare gli alunni. I più sciocchi ci cascavano e si beccavano note e giretti in presidenza ma io no: io ho un'indole molto combattiva, ma ho anche la dote della furbizia e capisco quando non è il caso di esrimere le mie opinioni (sempre parole di don Giacomo). Quel giorno decise di provocare proprio me, me all'ultimo banco a causa della mia altezza, me che era come se non fossi presente, ma che poi prendevo tutti voti alti ai temi in classe, era la prima volta che mi sfidava, forse voleva superarsi quel giorno. Appena entrò in classe si rivolse a me: -Luggi smettila di scarabbocchiare il foglio con i tuoi sciocchi pensieri, altrimenti ti interrogo!- -Okay prof mi scusi...- -No Luggi, non ti scuso, sei sempre disattenta in classe e questo mi porta a pensare che i tuoi voti non siano poi tanto tuoi sai?- Non tanto miei? Stava insinuando che copiassi? Era inaccettabile, ma non volevo farle vedere che mi aveva scossa, quindi stetti zitta. -Luggi ma quanti anni hai? PARLA, ESPRIMITI, SEI UNA DONNA ANZIANA CHE NON HA IL DONO DELLA PAROLA PER CASO?- Anche dopo questo la mia risposta fu il più completo silenzio: ero consapovele che questo mio modo di fare la faceva impazzire e, detto tra noi, ne andavo fiera.
Vi starete chiedendo perché ho un cognome pur non avendo dei genitori e ora soddisferò la vostra curiosità. Prima ho accennato alla morte di una suore di nome Paola (quella che è stata uccisa), dovete sapere che è stata proprio lei a trovarmi e anche a crescermi. Ho preso il suo cognome, dopo molte battaglie legali e dopo che è stata riconosciuta come mia tutrice legale e, finalmente, ho acquisito una vera identità. Lei è stata la mamma che non ho mai avuto e, se mai avrò dei figli è proprio quel tipo di mamma che vorrei essere. Forse è per questo che, quando l'hanno uccisa, sono crollata e non ho più avuto la forza di rialzarmi, anche perché sono stata io ad ucciderla, proprio io, la piccola Melania Luggi.
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Sono una storia senza titolo
RandomHo scelto questo titolo perché la storia racconta di una ragazza che non sa niente delle sue origini e quindi mi sembrava appropriato dire che questa ragazza non ha un vero titolo di inizio, proprio come la storia.