Sono una storia senza titolo

Capitolo 5

-Devo forse attribuire alle tue meravigliose scarpe il ritardo, ragazzina?- -No, non direi. E' che tutte le principesse per tradizione si fanno aspettare e io, ovviamente, sono una di loro.- -Perdonami ma non hai proprio l'aria da principessa. Forse più da filosofa o scienziata pazza. Non ti sfugge mai il controllo di niente vero?- -Io controllo quello che voglio controllare Jessica. Se decido che una cosa mi fa male la taglio completamente fuori dalla mia vita.- -Allora starò attenta a non farti mai male, ragazzina.- -Non credo che tu possa farmi del male, insomma, nemmeno ti conosco. Tengo così poco a te che nemmeno me ne accorgerei se te ne andassi.- -Ahahahahah, divertente ragazzina. Inutile che fingi, a me ci tieni. Ma ti lascerò credere il contrario fino a quando non sarai pronta ad ammettere che avevo ragione.- -Ah bhè, allora stai fresca. Non ammetto mai le mie colpe, piuttosto mi nascondo dietro un dito.- -Allora facciamo che io sarò la tua prima ammissione di colpevolezza, bisogna avere una prima volta per tutto e bisogna anche ricordarsi con chi. Prima o poi mi dirai che ho ragione su tutto, ragazzina- -Mai.- -Perfetto, lo segno sul calendario questo "Mai".-

-Visto che siamo qui e stiamo parlando di cose personali, potresti spiegarmi perché ieri avevi quella faccia da funerale?- -A causa di mio padre. Non è cattivo, solo che da quando lui e la mamma si sono separati non mi sorride più.- -Ah ma quindi sapeva sorridere?- -Lo so che non si direbbe, ma era un uomo buono quando era amato.- -Perché si sono separati?- -Nessuno me lo ha mai chiesto.- -Prima volta, lo hai detto tu che tutti dobbiamo averne una.- -A me hanno sempre detto che l'amore era finito, ma secondo me uno dei due ha le corna.-

Non le risposi mai. Una macchina ci travolse. Jessica nemmeno se ne accorse perché le dava le spalle, ma io, io la vidi e lo vidi, colui che guidava, lo guardai dritto negli occhi prima di vedere il buio più totale.