Il 3^ libro della saga:
"La figlia di Eragon"
Sofia ha trovato la cura per una rara malattia elfica e nonostante le difficoltà ed i tormenti, ha dato alla luce un bellissimo bambino-elfo.
Questo,ormai ragazzo, scoprirà la verità ed affronterà un lu...
Per chi non è a conoscenza,il libro è una Saga composta dai seguenti libri= ~La Figlia di Eragon (Completo) ~La Principessa dei Draghi (Completo; Copertina di AlessiaS2000 ) ~ L'Erede di Ellesméra (Completo; Copertina di AlessiaS2000 )
Questo capitolo verrà aggiornato periodicamente, per ulteriori modifiche sulla Saga.
Per il resto,scusate il disturbo e grazie per l'attenzione😘; Buona lettura 📖. ~~~~~~~~~~~~~ Piccoli cristalli di ghiaccio si posavano sui rami nudi dei pini. La natura riposava serena sotto quel candido manto. Mentre camminavo, il vento si scontrava contro il mio mantello, come se la Du Weldenvarden stessa sapesse che mi stavo per addentrare nei tunnel dei nani, esseri sempre odiati dal mio popolo.
Camminavo piano in quelle gallerie, mantenendo il silenzio che si annidava tra le rocce levigate. Il freddo si insinuò nella carne, facendomi stringere maggiormente contro l'umile veste che mi ero portato appresso. Quando un piccolo raggio di sole mi accarezzò la guancia. L'uscita è vicina. Pensai sospirando, mentre piccole nuvole di fumo sfuggivano dalle mie labbra rosse e screpolate.
Uscii all'aperto. Le travi di una porta distrutta dinanzi a me mostravano le gesta di una ribellione. La Ribellione. Da anni ormai gli umani si stavano ribellando contro i Cavalieri dei Draghi.
I loro attacchi si concentravano principalmente nelle sacre foreste elfiche, bruciando secoli di canti e cure. Ci vedevano come una minaccia, poiché capaci di dominare i figli del diavolo, i Draghi. Quelle bellissime e poderose creature dalla forza sovrumana.
L'unica mia fortuna era quella di non aver seguito le orme di mia madre, insieme alle antiche generazioni di Cavalieri che mi avevano preceduto, evitando degli scontri e perdite. L'unico mio modo per allontanarmi da quel mondo pieno di morte e di sangue, era sfogandomi, destreggiandomi nel mondo della musica.
Molti miei coetanei, scettici di un futuro per me prospero, ripudiavano la mia passione deridendola. Ma non potevo far altro che fingere di non ascoltare le loro futili opinioni, continuando a suonare il violino.
Il suono dolce delle note, i crini dell'archetto che sfregano vivaci sulle corde argentee... questo era il mio drago mancante. Spesso mi esibivo nelle locande umane, ma ultimamente ne uscivo fuggendo, inseguito.
Passarono le ore, quando iniziai ad intravedere nella foschia, le prime abitazioni umane. Camminai saltando le radici, lasciando leggere orme sulla neve appena caduta. Il puzzo di fogna era presente già nelle campagne limitrofe, l'igiene non era presa in considerazione dopo le diverse carestie subite. Arrivai al centro della città verso sera. Piccoli focolari irradiavano di luce dorata la sera. Poggiai la custodia sulla neve candida, solo le guardie di turno girovagavano tra le vie. Un forte profumo di legno mi fece rilassare i muscoli tesi delle spalle, mentre impugnavo l'archetto. Strofinai con cura i crini sulla pece e pulii con cura lo strumento. Vi aggiunsi la spalliera ed estasiato mi guardai intorno. Ogni volta era come aprire un forziere pieno di tesori e di segreti. Ogni volta era un'esperienza sempre più dolce, perché sapevi di conoscere alcuni misteri di quel mondo abbandonato. Nelle città, la musica era stata abbandonata nei più bui angoli delle piazze. Non c'è futuro per gli amanti dell'arte. Pensai, accarezzando il legno levigato. Mi alzai in piedi, lo strumento in mano.
Il silenzio riempiva ogni anfratto della strada. Le guardie di turno mi osservavano senza vedermi, persi nei più caldi liquori. Un respiro profondo e partii.
La pece impolverava il violino con un sottile strato di polvere bianca. Più muovevo le dita più scaldavo e curavo il mio animo stanco, tormentato dai dubbi e dalla paura. Respiravo piano, a volte trattenevo il respiro per quanto ero concentrato nella melodia. Sistemavo le dita ed il polso perdendomi nelle battute.
***
Mi fermai quando la Luna già brillava alta nel cielo. Le mani dolevano stanche. Lasciai le braccia penzolanti lungo il corpo, mentre prendevo lunghe boccate d'aria.
Ero stanco, ma entusiasta del risultato ottenuto. Sorridevo contento del traguardo raggiunto. Le guardie erano scomparse. Nessuno aveva udito quell'incanto. Sospirai affranto, abbassando per un istante lo sguardo.
Una bambina. Una sola e piccola bambina indifesa mi guardava meravigliata. Le si illuminarono gli occhi quando mi chinai alla sua altezza. - Che bella melodia! - Il suo sorriso aumentò, facendo risplendere le sue iridi gagliarde. - Come ti chiami piccola? - Le chiesi sorridendo, contagiato dal suo sorriso. -Evangeline.- Rispose arrossendo. - Che bel nome, io sono Eiansil. - Mi presentai, facendo un piccolo inchino. - Dov'è il tuo drago? - Chiese improvvisamente guardandosi intorno, mentre riponevo lo strumento nella custodia. - Quale drago?- Chiesi incupendomi. - Tutti gli elfi ne hanno uno, no?- Chiese sempre più confusa. - Io vi ho rinunciato, inoltre è il drago a scegliere il Cavaliere, mai il contrario. - Spiegai, ma lei sembrò sempre più dubbiosa. - Mio padre dice sempre che siete voi ad imporlo... - Mi fermai, preoccupato. La mano sollevata a pochi centimetri dall'archetto. È davvero questo ciò che si vocifera tra i popoli? Poggiai la custodia sulla spalla e mi alzai. - Dove vai? - Mi chiese la piccola, che vedendo la mia premura nell'andar via, le erano scese due calde lacrime. Le sorrisi e mi chinai ad asciugarle le guance umide. - Devo avvisare il mio popolo che siamo in pericolo. - Sospirai affranto. - Ti ringrazio per aver avuto il coraggio di parlarmi mentre il tuo popolo mi temeva. - Dietro le porte barricate, udii distintamente i sussulti dei contadini. - Ti voglio donare questo. - Aggiunsi, mentre toglievo la mia collana e gliela poggiavo con prudenza tra le sue piccole mani, sapendo che il padre mi avrebbe ucciso ad ogni passo falso. - Questa collana è speciale, perché è stata forgiata con le lacrime dei draghi. Oltre ad essere un'amuleto, quando conoscerai l'arte della magia, potrai depositare parti di potere in questa pietra. - Dissi indicandogliela, mentre sul suo viso rispuntava un sorriso. - Tienila con cura. Da oggi in poi apparterrà a te e nessuno potrà rubartela. - Dissi dandole casto bacio sulla fronte pallida. Mi alzai in piedi e con la custodia in spalla ripresi il cammino per Ellesméra, dove la sovrana sentiva che avevo urgente bisogno di avvisarla dal nuovo pericolo...
umani.
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Parte me= Ecco a voi il primo capitolo!!! Che ne pensate?
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