5. Il telefono dimenticato

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Digito il numero di Alex sulla tastiera del telefono più veloce che posso, nella speranza che risponda. Il telefono squilla, squilla e la mia ansia accresce, non capisco per quale strano motivo non risponda, ma quando stavo per riattaccare la chiamata una voce risponde. :<<Pronto, Thomas sei tu?>>. Dice quella che sembra la voce di Jake. :<<Si sono io, sei tu Jake?>>. Rispondo, nella speranza che sia veramente lui, proprio per la somiglianza alla voce di Alex, ma c'era qualcosa che non mi convinceva. <<No sono il cugino di Alex, oggi li ho ospitati a casa mia e sono stati con me fino a poco tempo fa>>. Mi dice con un tono molto placato, ha una voce molto calda e intensa, parlava molto lentamente, quasi in modo irritante. :<<Ma ora dove sono e perché il suo telefono lo hai tu?>>. Chiedo andando dritto al sodo, non mi interessava il fatto che lui fosse stato a casa del cugino, ma del fatto che ora non fosse più lì. :<<Allora, praticamente oggi pomeriggio ho dato una festa perché la mia cagnolina Naomi compie 5 anni, il party si è tenuto a casa mia con alcuni miei amici alle 18:45 e poi abbiamo mangiato patatine, bevuto cocktails e...>>. Mi narra fin quando non lo interrompo. Non mi importa della dannata festa della sua cagnolina e di cosa diavolo hanno mangiato o bevuto, ho bisogno di Thomas più che mai ora e devo farlo capire al suo stupidissimo cugino per telefono, come se tutto ciò non fosse abbastanza Mya inizia a piangere e devo andarla a calmare, sento la testa scoppiare. << Ascolta, io non so perché diavolo hai il telefono di Alex e sinceramente mi è anche passata la voglia di sentire la motivazione, per cui quando torna a casa tuo cugino, digli di farsi vivo perché è troppo urgente hai capito?>>. Dico nervosamente mentre mi dirigo verso la cameretta di Mya. <<Capisco ma loro non torneranno presto perché sono ...>>. Il cellulare cade nella vasca da bagno mentre appoggio Mya sul bordo vasca e la chiamata si interrompe. Sto per perdere il controllo, vorrei lanciare ogni minima cosa che mi capiti fra le mani, ma tra le mani stringo un angelo, che mi guarda con i suoi occhi ricchi di tenerezza amore e innocenza, mi perdo nei suo sguardo magnetico e la stringo a me, le sue minuscole braccia avvolgono il mio collo e mi lascio andare nel nostro abbraccio più vero e bello che mai, sono sempre stato scettico nell'esistenza del paradiso, ma ora penso di averlo trovato e non voglio più lasciarlo. Mi alzo e penso che se fossi crollato non avrebbe fatto bene a Mya perciò niente lacrime, ma solo un gran sorriso, che si è vero sarà anche falso, però la ragione di quel sorriso altro che se era vera e ne vale veramente la pena. Sollevo la piccola e la metto nella vasca, guardo la sua espressione felice e penso che forse senza lei avrei passato questa serata a piangermi addosso per l'assenza del mio fidanzato, ma Mya riesce a tramutare il mio pianto in un sorriso, la mia angoscia in gioia e il nervosismo in tranquillità. Mentre vesto Mya mi focalizzo ancora una volta su quei lividi sparsi per il corpo, non ne la causa e per questo voglio andar fino in fondo, per ciò decido che domani devo andare a prendere delle video camere prima di lasciare Mya a casa con Stella, le persone sono imprevedibili e non si sa mai. Mya crolla dal sonno tra le mie braccia e quindi questa notte la lascio dormire nel letto con me, appoggio la piccola sul letto e le metto il pigiama, le rimbocco rimbocco le coperte, le accarezzo il viso e mi addormento.

*6 del mattino*

La sveglia inizia a suonare e i miei occhi faticano ad aprirsi, la stanchezza della sera prima comincia a farsi sentire, ho la schiena a pezzi e una fortissima emicrania, il bagno a Mya, il lavoro di ieri e Alex che non si fa sentire da giorni. La piccola apre i suoi occhioni ancora lucidi per via del sonno, le accarezzo il viso e le bacio la fronte, per poi invitarla a ritornare nel suo bel mondo dei sogni. Devo ancora vestirmi e non so ancora cosa mettere, fisso l'armadio e tra tutti qui vestiti nulla mi convince, ma la sveglia delle 6:30 inizia a suonare e comincia ad innescarsi in tutto il corpo la mia solita ansia, impulsivamente mi alzo e prendo la prima camicia bianca che trovo per abbinarci un maglione rosa di lana che sembrava molto caldo, ma questa è solo una scusa perché in realtà è il maglione preferito di Alex e poi porta ancora il suo profumo, riuscivo quasi a sentire le sue lamentele causate dal fatto che lui odia che le sue cose vengano usate da altre persone, soprattutto se sono cose a cui lui e legato o semplicemente gli piacciono così tanto da non poterne far a meno. Dopo essermi preparato esco dal bagno e saluto Mya dandole un delicato bacio sulla sua piccola fronte, esco dalla camera da letto, scendo le scale e chiudo la porta principale lasciando le chiavi sotto al vaso che si trovava sotto al campanello e accanto allo zerbino, in fine mi fondo all'interno della mia automobile e mi dirigo verso il lavoro. Apro la porta del mio ufficio e trovo tutto il team di colleghi praticamente stravaccati chi sulla scrivania e chi sulle sedie, a quella vista il mio animo da leader venne fuori e cominciai ad urlare le seguenti parole. :<<Ragazzi cosa state facendo nel mio ufficio seduti in quel modo. Come prima cosa tutti voi potrete entrare nel mio ufficio solo se ci sono io, in secondo luogo assumete delle posture adeguate e iniziamo a lavorare! Patrizia tu raccogli tutte le indicazioni su un caso di scomparsa avvenuto ieri alle ore 23:00 nei pressi di Milano, tu Alan vai con Janna a stampare questi documenti che arrivano direttamente dalla procura. Ragazzi mi aspetto un ottimo lavoro di squadra da parte vostra!>>. Esclamo a gran voce, adirato dal loro atteggiamento menefreghista. :<<Bungiorno anche a te Thomas>>. Disse un coro di voci. :<<Ragazzi questo non è un gioco, siamo in un contesto lavorativo in cui non possiamo permetterci di faci sfuggire nulla, perciò buon lavoro>>. Esordisco incoraggiando il team a produrre un ottimo lavoro. Mi siedo davanti al computer per iniziare questa giornata di lavoro che si presume essere lunga e stancante, ma prima non poteva mancare il caffè immancabile che ogni mattina bevo, però quando sto per alzarmi dalla mia postazione di lavoro, l'elemento mancante del team di cui mi ero completamente dimenticato esordisce dicendo. :<<Buongiorno, qualche altra cosa mi aspetta questa mattina>>. Dice il ragazzo. :<<Beh come prima cosa ti aspetta un richiamo per il ritardo, signor Cooper >>. Dico rimproverandolo. :<<Beh non c'è male, come posso rendermi utile signor Evas?>>. Mi chiede il giovane, con fare quasi ubbidiente.
:<< Mentre io scrivo il richiamo, come prima cosa vammi a prendere un caffè lungo con molto zucchero e poi vedo di trovare qualcosa da farti fare>>. Gli ordino fermamente. Ethan mi guarda con uno guardò quasi ammiccante e si dilegua nel corridoio della struttura. Dopo qualche minuto lo vedo rientrare, il suo ciuffo biondo è mosso dall'aria e tra le sue labbra carnose si intravede un sorriso, che inizialmente sembra quasi derisorio, ma poi sembra diventare tenero e io non riesco davvero a capire da dove proviene tutta questa allegria, tutta via spiego le consegne che gli ho affidato e lo congedo. Fortunatamente la mattinata passa velocemente e con tutta calma torno a casa e faccio addormentare Mya, non appena la mia testa entrò a contatto con il cuscino precipitai in un sonno profondissimo.

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