4. La matricola

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Sfreccio con l'auto a tutta velocità, sento un brivido che mi percorre lungo tutto il corpo e noto che il finestrino è leggermente abbassato, mentre lo tiro su il mi pensiero viaggia e va lontano. Sento un rumore assordante, mi volto e vedo una macchina che mi taglia la strada a tutta velocità, con il rumore del clacson che quasi mi perfora un timpano. Maledico l'auto e vedo che sta entrando proprio nel parcheggio della redazione in cui lavoro anche io, ma è un auto che non ho mai visto prima d'ora, come se non bastasse sta parcheggiando proprio nel posto in cui metto la mia automobile fin da quando sono stato assunto a tempo pieno. :<<Mi scusi signore, quel parcheggio è mio>>. Comunico al conducete. :<<Hei bello rilassati io non vedo nessun nome scritto su questo parcheggio, perciò vedi di cambiare aria>>. Mi rispose lui in modo sgarbato. :<<Senti tu invece, la prossima volta, tienilo bene a mente. Questo è il mio parcheggio riservato e tu non devi metterci la tua auto hai capito?>>. Dissi alterando il mio tono di voce. La portiera di quel Porsche Cayenne cabriolet si aprì e scese un ragazzo molto attraente, alto e muscoloso, si avvicina al mio finestrino, mi guarda intensamente con i suoi occhi blu cobalto, si appoggia alla portiera della mia auto e accosta le sue labbra al mio orecchio e mi sussurra. << Dolcezza se hai dei problemi, passa al secondo piano scala b>>. Mi disse allontanandosi pian piano dalla mia macchina. Guardo l'orologio e mi rendo conto che non sarebbe bastato correre, avrei dovuto volare, per arrivare in tempo in ufficio, perciò effettuo una falcata verso il parcheggio dove andavano le matricole a depositare l'auto non appena assunti. Ciò mi riportò ai vecchi tempi, a quando anche io sono stato una matricola e mi ricordo che tutti i dipendenti assunti da parecchi anni ti imponevano di cambiare posto perché quel parcheggio era il loro, ti conveniva correre altrimenti sarebbero stati guai. Ma non ho tempo di pensare ai ricordi del mio passato, devo solo entrare e svolgere il mio lavoro giornaliero.
Non appena entrato sento l'impellente bisogno di assumere la mia dose di caffè indispensabile per iniziare la giornata, entro nel mio ufficio, sistemo il piano di lavoro e mi siedo per dare inizio alla vita da giornalista. :<<Avanti>>. Dico sentendo bussare. :<<Buongiorno Thomas, oggi dovrà lavorare ad un nuovo incarico, ma stavolta a suo seguito avrà una sua squadra, una vera squadra di cui lei sarà il direttore. Lei da oggi si preoccuperà di distribuire il lavoro alle nuove matricole, ma ora basta perdersi in chiacchiere e iniziamo a lavorare!>>. Mi comunica il mio capo. :<<Signor Carter, io non ho mai diretto una squadra di matricole, sarei impreparato e non saprei da dove cominciare>>. Rispondo preoccupato. <<Signor. Evans, c'è sempre una prima volta e questa sarà una sua occasione per dimostrare a me e alla testata giornalistica per cui lavora che è un ottimo dipendente, se così sarà allora potrei pensare ad un aumento nel suo stipendio. Non deve far altro che assegnare l'impaginazione, l'utilizzo del font e tutte le altre cose che lei fa solitamente da solo per produrre un articolo, con la differenza che non sarà da solo, ha capito adesso?>>. Disse proponendomi ancora una volta la domanda. :<<Ho capito signore, non la deluderò>>. Risposi con tono deciso. :<<Perfetto, questa è la sua squadra che ho deciso di affidarle. Partiamo dalla signorina Patrizia Fontana, una giovane neolaureata con l'ambizione di diventare una giornalista di successo, scappata da Milano perché sostiene di non aver trovato nessuna opportunità abbastanza valida, passiamo ora ad Alan wheeler, anch'esso neo laureato che ha sostenuto gli studi lavorando sodo nei campi con i loro genitori, poi abbiamo Jenna Davis anch'essa neo laureata che nonostante i suoi tentativi non è riuscita a trovare nessun lavoro soddisfacente e in fine, ma non per ordine di importanza Ethan Cooper un giovane, ma intraprendente ragazzo, che ha avuto un esperienza presso una casa di moda famosissima in tutto il mondo, di cui la madre era direttrice, che dopo svariate discussioni con il figlio, decide di cacciarlo, e fu proprio in quel momento che il ragazzo decise di studiare giornalismo>>. Disse il Signor Carter appoggiando una ad una le foto delle matricole. :<<Hei aspetti un attimo, ma io lo conosco Ethan Cooper, o meglio l'ho conosciuto questa mattina al parcheggio della redazione>>. Dissi sotto shock. :<<Perfetto signor Evans, da oggi potrà conoscerlo meglio, anzi tra 10 minuti, buon lavoro e buona fortuna Thomas>>. Mi augurò il capo. Penso propio che un po' di fortuna mi servirà se devo lavorare con questo Cooper.
Passarono 10 minuti e cominciarono ad arrivare i primi membri del gruppo, sento bussare alla porta e vedo entrare un ragazzo di media statura, con un barba folta, e capelli biondi raccolti in un codino, il suo viso era leggermente scavato, mentre i suoi occhi erano sottili e con ciglia abbastanza lunghe e sono di un castano molto chiaro.Il suo vestiario è molto trasandato e per nulla curato, indossava un paio di jeans strappati all'altezza delle ginocchia, degli anfibi neri borichiat e una maglia nera con un teschio bianco che avrebbe fatto rabbrividire qualsiasi persona sana di mente e per finire una giacca di pelle rigorosamente nera. :<<Piacere Alan Wheeler, ma per gli amici Will>>. Dice il ragazzo ammiccando. :<<Piacere io sono Thomas Evans, il capo squadra>>. Dico porgendogli la mano, che strinse immediatamente, facendomi anche un po' male. :<<Wow che stretta>>. Dico per rompere il ghiaccio. :<<Mio padre mi ha insegnato che quando si da la mano è importante la stretta che le si attribuisce, è da questo che si capisce la fermezza di un vero uomo>>. Risponde lui rievocando i suoi vecchi ricordi. Nel frattempo si aprì nuovamente la porta dello studio e si fecero avanti due ragazze. Una indossava una camicia di cashmere color perla, un pantalone nero che le definiva perfettamente le sue esili gambe, ai piedi portava delle Louboutin nere pazzesche; il suo viso era leggermente arrotondato, delle labbra carnose accentuate da un rossetto rosso e una matita per labbra del medesimo colore, il suo naso all'insù' e degli occhi di un verde smeraldo, inoltre il suo caschetto d'orato le cade perfettamente e le slancia il volto. :<<Piacere Patrizia Fontana>>. Dice. la ragazza con voce suadente. :<<Piacere mio Thomas>>. Dico cordialmente. L'altra ragazza invece indossa un vestito azzurro con delle fantasie a fiori, delle calze trasparenti, delle Louis Vouitton color cenere; mentre in viso era molto truccata, si poteva notare il suo ombretto celeste definito con un eye-liner nero sui suoi occhi azzurro mare, le gote arrossate dal blush rosa chiaro, per non parlare dei quintali di fondotinta che le ricopriva il viso, ha un naso piccolo e perfettamente dritto, e delle labbra sottili marcate da un gloss trasparente e dei capelli rossicci sistemati in due lunghe trecce che le cadevano sulle spalle. :<<Piacere mi chiamo Jenna Davis,  scusi per il ritardo>>. Mi dice scusandosi. <<Dammi pure del tu, ma questo vale per tutti il ritardo non è bene accetto in questo ufficio>>. Finisco di dire, dopo che dalla porta entrò Ethan. :<< Hei sarà il destino, ma questa mattina a quanto pare qualcuno non riesce a fare a meno di me>>.
Disse sfacciatamente. :<<Come prima cosa mi dia del lei, in secondo luogo è in un ritardo intollerabile e si sieda immediatamente che abbiamo un sacco di lavoro da fare, e per la cronaca lei mi è stato affidato per un affiancamento di gruppo, non sono stato io a sceglierla, non sono così masochista da volermi tanto male. Ora vi assegnerò ad ognuno un intervista da fare per un caso di cronaca molto delicato e entro domani voglio gli dettaglio del caso, buon lavoro>>.
*quattro ore dopo*
Apro la porta di casa e sento Mya piangere, cerco la babysitter e la trovo in cucina che parla al telefono. :<<Ciao Stella come mai la bambina sta piangendo?>>. Chiedo incuriosito. :<<E' tutto il giorno che piange e non so cosa le succeda, l'ho messa nel box ma non si calma, ora però devo andare, alla prossima Thomas>>. Mi saluta uscendo di corsa dalla porta. Prendo Mya dal box e decido di farle il bagno, magari è solo stanca e ha bisogno di dormire; prendo tutto l'occorrente per il bagnetto e riempio la vasca con l'acqua tiepida, ma quando tolgo i vestiti a Mya, trovo dei lividi in diverse parti del corpo e preoccupato decido di chiamare Alex.

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