Estratto n.3 CAP. VII -L'INIZIAZIONE-

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(...)

Comparve, dal punto dove le ombre si erano ritirate, un nuovo officiante. A differenza degli altri aveva la tunica rossa e lunghi capelli biondi uscivano dal cappuccio. Gli occhi erano blu come dei cristalli. Sulla fronte si intravedevano dei simboli tatuati. Gli occhi da blu cristallini quali erano, appena giunse di fronte all'altare, divennero neri, proprio come quelli di un demone. Fu in quel momento che Orpheus capì che erano nuovamente in pericolo e si sentì gelare. Il tatuaggio che aveva all'inguine iniziò a bruciare.(...) "La donna che vedi in rosso è Babalon, la sposa di Nemoch, e come tale immortale." continuò Orpheus, il viso ancora segnato dal dolore.La donna aveva in una mano un secondo calice: era dorato, intarsiato di pietre preziose, molto ma molto più antico del calice d'argento da cui Stephan aveva bevuto il sangue di Nemoch, ed un enorme spada nell'altra mano, che puntò al cuore di Stephan. Dopo aver immerso la punta nel sangue contenuto nel calice, la poggiò sulla testa di Stephan ed iniziò a tracciare sulla sua fronte gli stessi simboli che aveva lei, e con una voce ultraterrena disse:"Ti purifico con il sangue e ti battezzo con il fuoco."Stephan fu completamente spogliato della sua tunica e gli fu ordinato di stendersi sull'altare. Era completamente nudo. Gli furono legati polsi e caviglie, il membro era in erezione. Babalon si spogliò della tunica rimanendo nuda. Dapprima lo baciò sul collo, poi, con le dita, iniziò a disegnare dei segni sui polsi e sulle braccia, sull'addome e sull'inguine di Stephan. Dei tamburi tribali iniziarono a suonare, seguendo i movimenti di Babalon mentre si univa a Stephan. Tutti i Gran Maestri iniziarono a pregare. Le voci accompagnavano l'apice dell'amplesso che esplose con un urlo spettrale di Babalon che circondò il castello. Le fiamme si alzarono intorno a Stephan e Babalon; tutto Poienari sembrava andare a fuoco.Geena non aveva mai visto nulla di più sensuale. Incontrò lo sguardo di Orpheus. Una strana luce attraversò i loro occhi. Orpheus tornato in sé completamente, con maggiore urgenza disse:"Dobbiamo andarcene. Non impiegherà molto a capire che ci sono degli intrusi appena la cerimonia sarà finita."Mentre Orpheus diceva queste parole, gli occhi di Babalon si posarono su Geena. Per un momento le sembrò di averla di fronte mentre la osservava con un sorriso diabolico. Babalon sapeva che erano lì. Geena lo aveva percepito chiaramente, ma sembrava non volesse agire in nessun modo su di loro.Nel frattempo un'altra nuvola coprì la luna ed i due giovani approfittarono dell'improvvisa oscurità per fuggire verso il sentiero che portava alle scale, sperando di avere abbastanza tempo per allontanarsi, prima che Babalon si scomponesse di nuovo nelle Lamie che avevano poco prima circondato il castello e decidesse di braccarli.Fu in quel momento che Geena si ricordò quello che Samyaza le aveva detto, e lo invocò


Una folata di vento prese vita dinnanzi a loro. Orpheus sussultò di nuovo appena vide Samyaza nella sua forma angelica. Le gambe muscolose erano scoperte. Indossava una veste bianca che Geena aveva visto solo nei papiri che raffiguravano gli dei dell'antico Egitto. 

L'addome era coperto da una semplice cinta nel cui centro spiccava il simbolo che gli apparteneva. I lunghi capelli bianchi fluttuavano intorno a lui e gli occhi erano due cristalli. Geena rimase esterrefatta dalla potenza che emanava e dalla sua bellezza ultraterrena. Samyaza indossava anche quello che, a prima vista, poteva sembrare un mantello nero con decorazioni dorate. Era immobile. Chiuse gli occhi e alzò la mano sinistra davanti a sé, come in procinto di fermare chiunque avesse provato ad avvicinarsi. Nell'antico linguaggio angelico, innalzò una barriera intorno ai due giovani, che andò ad amalgamarsi con la luce rossa emanata dal bracciale di Geena, di modo che Babalon e le Lamie non li percepissero più; poi, rivolgendosi a loro disse:

"Mi stavo appunto chiedendo quando mi avresti chiamato." Il suo volto sembrava preoccupato "Vi rendete conto del pericolo che avete corso?"

Geena si sentì in colpa per non averlo invocato prima, ma non riuscì neppure a negare a ne a sé stessa, ne a lui che le stava leggendo dentro, che in realtà era voluta rimanere perché era curiosa di assistere a quello che aveva sperimentato Orpheus tanto tempo prima. Lo sguardo severo di Samyaza però era posato su Orpheus, che a sua volta abbassò il suo e disse:

"Mi dispiace averla messa in pericolo. Ma ho pensato che se ce ne andavamo quando loro stavano arrivando qui il rischio sarebbe stato più grande. Così ci siamo nascosti e non si sono accorti della nostra presenza."

"Sei sicuro?" incalzò Samyaza.

"Certo che lo sono, cosa vorresti insinuare?"

"Volevo solo vedere la tua reazione. Il passato spesso porta con sé tentazioni." E lo guardò con la netta intenzione di leggergli dentro.

(...)

IL DEMONE DELLO SPECCHIO - The Unleashing- Orpheus saga vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora