Erano le sette e trenta,stavo andando a scuola ,come al solito a piedi,musica alta nelle orecchie,una barretta per colazione nella mano opposta al telefono. Stavo pensando al mio futuro,al mio lavoro,ma soprattutto mi facevo un sacco di domande su chi sarà ,se mai lo avrò ,il mio principe azzurro: "Dovrà essere biondo con gli occhi azzurri. No,troppo scontato!E perché non con i capelli castani e gli occhi marroni,come me?".Borbottavo tra me,mentre distrattamente andai a sbattere contro qualcosa ,o meglio,qualcuno.Alzai gli occhi ed era lei,la mia professoressa di inglese,alla quale non stavo particolarmente simpatica: "Signorina Bianchi stia più attenta ,torni giù dal mondo delle favole,e si levi quegli attrezzi dalle orecchie che tutta quella musica le fa male al cervello".Mi disse mentre se ne andò . Ignorando i suoi consigli proseguii il mio cammino,con la musica ancora più alta. Ero vicina alla scuola quando partì la mia canzone preferita ,quella canzone che appena la senti ti inizia a ballare il sangue,come se le cuffiette le mettessi nel cuore non nelle orecchie.Ma dovevo stopparla perché era il momento di entrare.Tanto per cominciare bene questo lunedì sei Marzo, alla prima ora mi aspettò una intensa lezione di fisica. Andai al mio posto vicino la finestra,dove spesso mi incantavo a guardare la gente,gli animali o semplicemente le foglie spostarsi da una parte all'altra del cortile. Arrivata la professoressa iniziò subito la sua lezione sulla luce.Stavo guardando il panorama quando lo sguardo mi cadde su una coppia di anziani. Erano a braccietto,e la signora portava per mano, dal lato opposto al marito, una bambina di circa 3 anni. Mentre li guardai mi continuavo a fare delle domande come la mattina per strada: "Chissà se anche io avrò dei nipotini,li preferirei femmine ,per farle i ciuffetti come mia nonna faceva a me a quell'età". Mi sentii toccare, e la mia vicina di banco, Giulia, mi fece un cenno verso la cattedra. "Sophia ti devo venire ad alzare io con la forza o ti sbrighi?" mi disse con un tono forte la professoressa . "No mi scusi non avevo sentito,vengo subito" risposi con voce vergognata. "Bene, iniziamo subito!".
Tornai a posto con aria fiera dell'interrogazione che avevo appena fatto. Le altre quattro ore passarono velocemente,e finalmente arrivò il meraviglioso suono della campanella di uscita. Feci una corsa per non perdere l'autobus,e per un pelo non rimasi a piedi.Scesa entrai in casa e vidi le valigie sull'uscio della porta. Felice andai da mia sorella e le dissi: "Finalmente si va in vacanza! E dove andiamo? Quanto ci stiamo? Ho aspettato tanto questo momento". Ma il mio sorriso svanì quando vidi mia sorella che mi fece no con la testa. "Sophi finalmente sei arrivata!" mi girai e vidi mio padre. "Papà cosa sono tutte queste valigie?" dissi. Mi stavo veramente iniziando a preoccupare. "È meglio se ti siedi,devo dirti una cosa" mi disse con tono basso. Ormai avevo capito che non avremmo fatto nessuna vacanza. Il mio cuore iniziò a battere forte mentre dissi a mio padre di continuare a parlare. "Ci dobbiamo trasferire,me lo hanno comunicato oggi. Domani alle 12 dobbiamo partire" e prima di fargli finire il discorso lo interruppi: "E dove dobbiamo andare? Per quanto tempo? E la scuola? E Jenny?" ormai le lacrime stavano scendendo lungo il mio viso. "Fammi finire Sophia. Andremo vicino Napoli,finirete gli studi lì e la tua amica potrai sempre chiamarla". Senza rispondere corsi su per le scale entrai in camera mia lasciando la porta sbattere bruscamente alle mie spalle.
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DREAM- Un sogno nel cassetto
ChickLitSophia è una quindicenne piena di sogni. Un giorno il padre le comunica che si dovranno trasferire. La tristezza dei primi momenti verrà subito superata grazie a una grande amicizia, ma soprattutto grazie al suo primo vero amore. Non mancheranno per...