Venerdì mattina,ovvero il giorno seguente,arrivai a scuola e andai da Pietro:
" Buongiorno,oggi mi dispiace ma non posso venire, mio padre non vuole" gli dissi con aria triste.
"Ma come Sophi,avevi detto che lo avevi convinto!"
"Infatti" gli risposi,ma poi,non potendo più trattenere le risate, gli dissi che potevo andarci, che stavo scherzando.
" AH-AH-AH spiritosa" mi rispose facendomi un leggero solletico sul fianco destro.All'uscita andai dal ragazzo e preoccupata gli chiesi:
"E se sono stonata? Che figura che ci faccio? Che figura che ci fai?" stringendogli il braccio.
"Sei lì per provare,te non ti preoccupare,pensa a divertirti. Però mi faresti un favore se mollassi la presa dal mio braccio" mi disse.
"Allora va bene,però io ti ho avvertito, poi ti arrangi". Dopo queste parole, ci dividemmo in un incrocio.
Arrivata a casa andai in camera di mia sorella dicendole:
"Grazie per ieri. Per quello che gli hai detto. Sai quanto ci tengo"
"Sophi,sai che io sono felice nel vederti contenta" mi disse mettendo la sua mano sulla mia spalla. Le sorrisi, poi mi diressi in bagno per lavarmi le mani e la faccia,per poi scendere a pranzare. Verso le due e dieci risalii in camera, quando poco dopo bussarono alla porta.
"Avanti" dissi avvicinandomi.
"Sophi sono io. Allora partiamo di qui alle tre e un quarto. Va bene?" . Era mia padre che non entrò nemmeno,ma restò sull'uscio.
"Certo papà,è perfetto. Grazie ancora" "Figurati,te lo meriti". Poi uscì chiudendo lentamente la porta. "Allora,oggi metterò,metterò..." dissi tirando fuori dall'armadio un paio di leggins neri: " Questi,almeno starò comoda. Oggi punto sullo sportivo,ogni tanto bisogna cambiare,sempre jeans non vanno bene!" dissi parlando tra me e me. Poi presi una felpa e le mie adidas bianche e nere. Andai in bagno e mi diedi una sistemata ai capelli e al make up. Poi presi il cellulare e andai ad aspettare le tre e un quarto al piano di sotto,ascoltando un po' di musica. Pensai che se avessi ascoltato la mia canzone preferita prima di cantare, sarei stata un pelino più intonata.
Si lo so , io e le mie fissazioni!
Misi la ripetizione continua a quella canzone,ma non ricordo neanche quante volte l'ascoltai. Talmente tante che mi appisolai sul divano. Quando arrivò mio padre disse subito: "Sophi,che fai? Ti sei addormentata?" così mi svegliai di scatto dicendo: "No,no. Stavo solamente riposando gli occhi".
Lui mi guardò e mi fece una smorfia. "Dai adesso andiamo o farai tardi". Così salutai mia sorella e Flora e andai in macchina. Nel cruscotto della macchina trovai in una custodia i miei occhiali da sole. Aprii il finestrino e guardai. C'era il sole, così richiusi il finestrino e mi misi i miei occhiali,i miei preferiti, sul rotondo e color tartaruga. Arrivammo davanti alla gelateria, e vidi il ragazzo seduto su una panchina. Salutai mio padre, ringraziandolo ancora. Arrivata davanti a Pietro.
"Allora, da che parte è la scuola? Di qua? O forse di qui? Dai alzati!" gli dissi mentre lo tiravo per un braccio. "Calma,calma, ora mi alzo. E comunque bisogna andare per di là" mi disse indicandomi la strada con il dito. Così con passo veloce ci dirigemmo verso la scuola di canto.
Dopo circa un quarto d'ora arrivammo a destinazione. Entrati notai che sul muro c'erano dipinte note musicali. Subito dopo si avvicinò a noi un signore sulla quarantina,pelato, con gli occhiali, dicendoci: "Ciao Pietro,vedo che hai portato un'amica"
"Buongiorno. Si ,lei è Sophia vorrebbe fare una prova" rispose Pietro. "Buongiorno, è un piacere averti qui" mi disse il maestro allungando la mano in segno di saluto.
"Il piacere è tutto mio" replicai.
"Allora Pietro,è la tua fidanzata?" chiese l'uomo al ragazzo. Io diventai tutta rossa,poi guardai Pietro.
"No,no è un'amica". Il maestro esitò un po' poi disse:
"Mi dovrò fidare. Dai adesso andiamo in aula".
La stanza in cui entrai era sull'arancione chiaro. Al centro della stanza c'era un microfono e su una sedia poggiava una chitarra.
"Allora chi vuole iniziare?" chiese il signor Catanesi,così si chiamava il maestro.
"Inizia pure tu Pietro" gli dissi. Il ragazzo si avvicinò al microfono e lo regolò alla sua altezza. Io intanto mi sedetti su una sedia vicino al maestro. "Allora Pietro, proviamo Mercy?" . Il ragazzo annuì. Conoscevo quella canzone,era di uno dei miei cantanti preferiti. L'uomo diede il tempo con le dita a Pietro e partì a suonare. Dopo poche note che il maestro eseguì con la chitarra il ragazzo iniziò a cantare. Appena sentii la sua voce un brivido mi scese veloce lungo la schiena, mi piaceva tantissimo, si poteva sentire la passione che il ragazzo aveva per il canto.
Ad un certo punto della canzone si voltò verso me, così gli feci un sorriso confortevole. Finita la canzone il maestro gli disse:
"Bravo Pietro,non hai mai cantato così bene. Devi venire più spesso Sophia". Così ci mettemmo a ridere entrambi,poi continuò:
"Allora Sophi,qual è la tua canzone preferita?" non esitai un secondo a rispondere:
"La mia canzone preferita è How to save a life dei The Fray"
"Magnifica canzone. Pietro l'ha cantata qualche mese fa". Così io e il ragazzo ci guardammo per alcuni secondi.
"Vuoi cantarla con la base, o con il mio accompagnamento?" mi chiese.
"Va bene con il suo accompagnamento,grazie".
Il maestro mi diede il tempo e iniziò a suonare. Iniziai a cantare ,con il cuore che mi batteva fortissimo. Cercai di tenere il mio sguardo fisso sul testo che Catanesi mi aveva prestato. Al ritornello diedi tutta me per farla al meglio. Finita la canzone non guardai Pietro,ma tenetti lo sguardo sul maestro.
"Brava,hai una bella voce. Mi piacerebbe che tu continuassi"
"Con molto piacere" risposi. Mi girai verso Pietro che mi stava applaudendo. "Adesso mi piacerebbe se faceste degli esercizi per la voce insieme. Io devo andare un attimo nell'altra stanza, intanto Pietro insegnale alcuni esercizi di riscaldamento"
"Certo" rispose Pietro.
"Mi piace la tua voce" gli dissi.
"Posso dire lo stesso,di cosa avevi paura? Sei brava!"
"Si, va beh , adesso non esageriamo,piuttosto fammi vedere questi esercizi". Pietro mi mostrò alcuni fogli e mi fece vedere come dovevo fare.
Dopo circa venti minuti ritornò il maestro. Quando fu sull'uscio ci disse: "Ragazzi, scusate ma ho avuto un contrattempo, devo scappare. Scusatemi ancora!"
Va bene, non si preoccupi ,allora ci risentiamo" rispose Pietro. Ringraziammo e uscimmo. "Grazie Pietro,mi sono divertita tantissimo" "Figurati. Mi è piaciuto andare a lezione con te. Spero che ritornerai" mi chiese.
"Credo proprio di si! Sai non ho mai avuto un amico come te,grazie davvero"
"E io non ho mai avuto un'amica come te". Ci sorridemmo a vicenda, poi gli dissi:
"A proposito,sabato sera allora usciamo?"
"Si,ma non capisco perché debbano venire anche Chiara e Alessio". Lo guardai un po' poi dissi:
"Se ti dico una cosa mi prometti di non dirla a nessuno?"
"Certo!"
"Voglio che vengano anche a loro perché a Chiara piace Alessio, e se non li facciamo conoscere un po' di più, non potrà mai nascere la scintilla. Capisci?". Mi guardò un po' con sguardo stupito.
"Capito"
"Ma io non conosco la città e i ristoranti , quindi mi faresti un favore se prenotassi te da qualche parte"
"Va bene. Ai suoi ordini signorina Bianchi" mi disse portando la mano alla fronte.
"Simpatico" gli risposi ridendo
"Ma glielo hai detto ad Alessio?"
"Vuoi che non glielo abbia detto?" Rispose con ovvietà.
"Ma sei bravissimo" gli dissi strizzandogli delicatamente la guancia. "Dai ci vediamo domani, fammi sapere l'ora. Poi ci incontriamo in piazza, va bene?"
"Certo,certo". Così salutai il ragazzo e salii in macchina.
"Ciao papà,mi sono divertita tantissimo"
"Sono contento che ti sia divertita" rispose.
"Volevo chiederti un'altra cosa" "Dimmi tutto Sophi"
"Domani sera posso andare in centro a mangiare con Chiara e altri miei due compagni di scuola?" mio padre rispose subito: "Si,perché no?!". Stupita della sua risposta positiva, spalancai gli occhi senza farmi vedere. "Grazie mille".
Dopo cena chiamai Chiara per dargli la conferma per domani sera.
"Vieni a casa mia verso le tre e mezza,quattro. Poi ci accompagna mio padre in piazza,okay?" le chiesi. "Perfetto. Grazie per quello che stai facendo per me"
"Nulla,mi fa piacere aiutare un'amica". Alla parola amica spalancai la bocca. "Jenny, non l'ho ancora chiamata!Scusa Chiara ti devo lasciare" dissi alla mia amica.
"Nulla vai pure. A domani". Attaccai di fretta la chiamata con Chiara e chiamai la mia migliore amica.
"Pronto Jenny?"
"Sophi ciao. Come va?"
"Scusami tantissimo se non ti ho chiamata. Ho un sacco di cose da dirti. Non sai quanto mi manchi amica mia" "Anche tu mi manchi moltissimo. Ma adesso voglio sapere queste novità". Così le raccontai della casa nuova, della città, della scuola,del canto, di Chiara,ma soprattutto le parlai di Pietro.
"Oddio sono contentissima per te. Allora adesso sei fidanzata con questo Pietro" mi chiese Jenny.
"No,no. C'è non fraintendermi ,lui mi piace, ma adesso ho troppo bisogno di lui come amico. Se ci mettessimo insieme non avrei più il rapporto che ho con lui adesso. Ci tengo tantissimo alla nostra amicizia"
"Capisco, se ti senti meglio così allora è la cosa giusta" mi disse.
"Non sai come è cambiato mio padre! Oggi mi ha lasciata andare a cantare con un ragazzo. Capisci? Lui che mi lascia uscire con un ragazzo? E domani mi ha dato il permesso per andare a cenare con lui,Chiara e un altro nostro amico. Questa cosa mi preoccupa!" "Già, è molto strano da lui. Adesso Sophi ti devo lasciare. Ci sentiamo domenica,così mi racconti come è andata la cena. E ricorda che troppa bontà mente!"
STAI LEGGENDO
DREAM- Un sogno nel cassetto
Chick-LitSophia è una quindicenne piena di sogni. Un giorno il padre le comunica che si dovranno trasferire. La tristezza dei primi momenti verrà subito superata grazie a una grande amicizia, ma soprattutto grazie al suo primo vero amore. Non mancheranno per...