Erano solo le due ed io ero agitatissima. Mia sorella mi stava dando consigli sui vestiti che avrei dovuto indossare. Alla fine scelse dei jeans bianchi con piccoli strappi sulle cosce e una camicetta nera. Il tempo volava così velocemente che non mi resi conto che erano già le tre meno venti, e se non volevo fare incontrare Pietro con mio padre mi sarei dovuta sbrigare. Così scesi di corsa e per fortuna mio padre era già pronto. Stavamo uscendo e quando lui era già vicino alla portiera della macchina sentii mia sorella che mi stava facendo l'imbocca al lupo. Le sorrisi facendole l'occhiolino. In macchina mio padre iniziò a fare delle domande:
"Allora Sophi come si chiama questa tua amica?"
"Si chiama Alice è di classe mia" risposi guardando fuori dal finestrino. Per fortuna arrivata davanti a scuola ,di Pietro non c'era ancora traccia. Salutai mio padre e scesi dicendogli che la mia amica mi stava aspettando dietro l'angolo , così se ne andò. Facendo un sospiro di sollievo mi sedetti nella panchina fuori dal cancello della scuola. Poi guardai il telefono e vidi che c'era un messaggio da un numero non salvato in rubrica:
"Ciao Sophi sono Pietro mi dispiace ma non posso venire ho avuto un imprevisto. Scusami tanto". Iniziai a tremare ,gli occhi lucidi,mi veniva da urlare. Poi mi sentii toccare la schiena e qualcuno mi stava dicendo:
"Stai aspettando qualcuno?" riconobbi subito quella voce. Mi girai e lo vidi: "Ma il messaggio? E poi come hai fatto ad avere il mio numero?"gli chiesi mentre sulle mie labbra iniziò a formarsi un sorriso.
"Stavo scherzando, credi che ti avrei abbandonata così? È il numero l'ho preso da Chiara. Dai adesso andiamo". Gli sorrisi mentre gli diedi una piccola spinta.
"Dai raccontami qualcosa di te?" mi disse.
"Allora, sono Sophia ho quasi quindici anni, sono nata il 20 agosto a Massa. Vivo con mio padre,che è un tipo molto geloso, infatti non sa che sono qui con te,ma sa che sono con un'amica. E con mia sorella Serena di diciassette anni che mi sta coprendo." Gli risposi.
"Che ragazza ribelle, esce con i ragazzi di nascosto" mi disse ridendo.
"E invece parlami un po' di te"
"Bene,io sono Pietro, ho quasi quindici anni, sono nato il 16 luglio . Vivo con mio padre,mia madre e mio fratello di cinque anni. Adoro cantare". Intanto tra una chiacchiera e un'altra arrivammo in biblioteca e lui mi fece strada. Prendemmo dei posti vicino alla finestra.
"Scusa posso farti una domanda?" mi chiese il ragazzo. Feci di sì con la testa e lui chiese:
"Hai parlato di padre e sorella, ma non hai parlato di una madre". Lo guardai un po', poi il mio guardai fuori e lui continuò:
"Scusa se non hai voglia di parlarne non fa niente." Aspettai un po' a rispondere:
"I miei genitori si sono separati quando avevo cinque anni , poi mia madre non ha più voluto sapere nulla di noi". Gli occhi di Pietro si spalancarono poi mi prese la mano :
"Io non ti abbandonerei mai,sappilo."
Intanto una lacrima sentivo che stava scendendo sul mio volto. Poi il ragazzo si voltò verso di me e mi abbracciò. Sentivo il mio cuore battere a mille,sentivo il suo calore,il suo fiato sul collo. Così lo abbracciai anche io,ancora più forte. Poi mi staccai da lui sorridendogli.
"E adesso è meglio se facciamo il compito".Usciti dalla biblioteca ci dirigemmo in centro città. In mezzo la piazza c'era una bella fontana con panchine attorno. Sui lati dei piccoli negozi. "Vuoi un gelato? Offro io." Mi chiese.
"Si,grazie mille." Entrati nella gelaterie vidi le mie simpaticissime compagne di classe, Vittoria e Arianna. Si avvicinarono a noi e la bionda disse:
"La conosci da oggi e già ci esci? Sei caduto in basso Pietro mio". Guardai il ragazzo poi abbassai lo sguardo.
"Dai Sophi è meglio se andiamo in un altro posto."
Usciti non dissi nulla ,tenni gli occhi bassi fissi sul marciapiede. Quando Pietro mettendomi il braccio attorno al collo mi disse:
"Stai pensando a quello che hanno detto quelle due?". Io non risposi e mi girai verso il lato opposto a lui. Dopo un po' risposi dicendo :
"E se avessero ragione? Ho sbagliato a venire qui con te oggi"
"Ma cosa stai dicendo? Poi l'idea è stata mia non tua. E non dargli retta , sono solo gelose." Mi girai di scatto facendo una risata.
"Gelose di me? E di cosa dovrebbero essere gelose?". Il ragazzo mi rispose, anche lui ridendo:
"Sai, è un po' che piaccio a Vittoria ,così ,siccome ha notato un certo feeling tra noi due, è diventata gelosa di te". Diventai tutta rossa,poi Pietro mi disse:
"Adesso ti porto in un posto stupendo". Gli sorrisi,poi mi fermai davanti a un albero dove sopra c'erano incisi dei nomi. Pietro mi raggiunse toccando delicatamente la corteccia.
"Mi piacerebbe,un giorno, trovare il mio nome con quello di un ragazzo sopra questo albero. Sai, non ho mai avuto un ragazzo." Pietro non rispose,ma mi guardò sorridendomi spostandomi indietro una ciocca di capelli:
"Dai ,adesso andiamo o ti perderai il momento più bello". Così mi prese per mano e salimmo su per una salita. Mi piaceva la sensazione delle nostre mani unite,non mi era mai capitato, ma soprattutto stavo iniziando a capire che stare con lui mi faceva sentire bene. Arrivati in cima mi tappò gli occhi dicendomi:
"Ti fidi di me?" rispondendo si con la testa proseguimmo per un paio di metri quando mi stappò gli occhi. Mi incantai, un tramonto arancione sul mare si vedeva oltre un piccolo muretto,con un panorama mozzafiato. Mi aiutò a sedermi sul muretto, poi mi raggiunse. Lo guardai e gli dissi : "Grazie ,non mi sono mai sentita così bene, così libera". Intanto lui si voltò verso di me e mise la sua mano sopra la mia. Poi spalancai gli occhi pensando a mio padre:
"Devo chiamare mio padre,non gli ho fatto più sapere nulla". Così scendemmo dal muretto e facemmo una corsa verso la biblioteca. Prima che mio padre arrivasse, i genitori di Pietro lo vennero a prendere.Così se ne andò dicendo:
"Allora domani mattina ti aspetto al'entrata"
"Perfetto" gli risposi salutandolo.
Dopo pochi minuti arrivò anche mio padre.
"Come è andata? Hai fatto il compito?" mi disse appena entrata nella macchina.
"Certo papà!" esclamai con voce alta. Arrivata a casa corsi su per le scale e bussai alla porta di mia sorella. "Permesso Serena,sono io,posso entrare?" con il suo consenso entrai nella stanza e mi sedetti sul letto. Gli raccontai tutto l'accaduto.
"Sono contentissima, vedo che con questo Pietro ti ci trovi davvero bene"
"Non bene, Benissimo! È un ragazzo fantastico!". E proprio in quel momento Flora ci chiamò dicendo che la cena era pronta.
Era mezzanotte e un quarto e io non riuscivo a dormire. Non facevo altro che pensare a Pietro,alla giornata passata,al nostro abbraccio, alle nostre mani unite. Quando tutta d'un tratto senza accorgermene,i miei occhi si chiusero, e sulle mie labbra si formò un gigantesco sorriso.
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DREAM- Un sogno nel cassetto
ChickLitSophia è una quindicenne piena di sogni. Un giorno il padre le comunica che si dovranno trasferire. La tristezza dei primi momenti verrà subito superata grazie a una grande amicizia, ma soprattutto grazie al suo primo vero amore. Non mancheranno per...