Era passata ormai una settimana da quando mi ero trasferita a Grosseto e la mia casa iniziava a prendere forma. Continuavo a coltivare le bellissime rose bianche della vecchia inquilina e passavo i pomeriggi liberi ad aprire scatoloni e posizionare i mobili nuovi che arrivavano giorno dopo giorno. La mia vita era bella, direi invidiabile, ma non perfetta. Mi mancava davvero la mia famiglia, la mia cara amica... E soprattutto mi sentivo sola. Sentivo un vuoto incolmabile che solo le persone che ti amano riescono a darti, e in quella settimana mi resi conto che facevo affidamento su di loro più di quanto non credessi. Avevo 25 anni al tempo e ancora non ero brava né con la lavatrice, né con la lavastoviglie (tant'è che preferivo lavare a mano). Ero brava a fare le pulizie, ma c'erano ancora tante cose che dovevo imparare sulla cura della casa, e molte di quelle le cercai su Google oppure chiesi consigli ai vicini (quasi tutti pensionati, ma dolci e simpatici).
Era Sabato pomeriggio, ed ero appena tornata a casa, quando sentii il consueto rumore delle lettere attraverso lo spiraglio nella porta. Lanciai la borsa sul divano assieme al giaccone, sciolsi i capelli dal laccetto e mi guardai allo specchio. I miei occhi grigi erano cerchiati di nero e i capelli color pannocchia erano assolutamente un disastro. Mi dissi che al più presto sarei dovuta passare in farmacia a comprare le gocce per dormire.
Lasciai la me nello specchio per andare a raccogliere la posta e lì trovai tre lettere. Le guardai a lungo: la scelta che avevo fatto di rinunciare al cellulare mi faceva sentire davvero bene, mi ero completamente disintossicata. Era ormai un anno che comunicavo per lettere ed e-mail e stavo alla grande, vivevo la mia vita più a pieno, riuscivo a leggere di più e a dedicarmi un po' al libro che stavo cercando di scrivere da tre anni, senza risultati. Non che non avessi idee: ne avevo troppe!
Tornai alle lettere. Una era la risposta di Mia alla lettera che le avevo inviato lunedì, quando mi sono trasferita. Ci aveva messo un po' a rispondere, ma so che per lei non era facile. Avevamo discusso parecchio per il fatto del trasloco, ma poi ha capito.Cara River,
Sono contenta che lì vada tutto bene. Spero di poterti venire a trovare presto e che mi lascerai almeno una delle crostate dei tuoi vicini, me lo devi. Ho passato una settimana infernale a lavoro. Il mio capo continua ad importunarmi e sinceramente mi sono stancata di dover fingere solo per tenermi il posto. Sono una segretaria, non una troia. Ma ne parleremo meglio quando installerai finalmente il telefono fisso. Lo farai vero? Ti prego, odio questa situazione e sai che non sopporto scrivere.
Comunque Alessandro ti saluta, dice che a Giada manchi molto e che quando giocano con le bambole si ricorda sempre di te e chiede "Può venire la zia River domani? Mi ha promesso che sarebbe tornata a prendere il thè con Barbie."
Vedi? Manchi a tutti.Tua, Mia.
Sospirai, non faceva che ricordami che persona orribile fossi ad averli "abbandonati". Metteva persino in mezzo suo marito e sua figlia pur di farmi sentire in colpa. Al pensiero di Giada sorrisi: era una bellissima bambina dai capelli fulvi ed il sorriso in grado di far sciogliere il più duro dei cuori. Se esisteva la bontà in questo mondo quella era Giada.
Passai alla seconda lettera, la mia prima bolletta della luce. Mi ricordai che la vecchia inquilina non aveva ancora cambiato residenza, così la misi da parte, dicendomi mentalmente di ricordarmi di contattare l'agente immobiliare per chiedere il nuovo indirizzo della donna. Di lei sapevo solo questo, che era una donna quasi anziana e che voleva cambiare "aria". O almeno così mi disse Dario, l'uomo che mi presentò la casa.Passai infine all'ultima busta, la più strana che avessi mai visto. Aveva un sigillo rosso con una grande W incisa sopra. La carta era antica, ingiallita, e profumava di rose. Rose. Come quelle del giardino. Lo voltai e trovai scritto: Rosina Venezia, Via Londra 14, 58100, Grosseto, Italia. Doveva esserci stato un errore o era sicuramente la mia donna misteriosa. La contemplai per due secondi, indecisa sul da farsi, ma la buttai subito sul mobile in corridoio e cercai di dimenticarla. Non erano fatti miei.
Quella sera feci un lungo bagno caldo con i sali profumati, mi asciugai per bene e misi la vestaglia. Scesi giù in cucina e decisi che avrei cucinato una semplice pasta al sugo, ero davvero distrutta dalla passata settimana e avrei faticato il minimo indispensabile. Dopo avrei ritirato i panni dal giardino, avrei letto un po' e mi sarei messa a dormire, sicura che sarei crollata come un sasso.
Il mio piano per la serata andò bene, almeno finché non sentii bussare alla porta di casa. Proprio quando stavo andando su, in camera mia, a leggere.
Chiusi per bene la vestaglia ed andai ad aprire. Erano le dieci di sera, chi mai avrebbe potuto essere? Mi trovai di fronte un uomo alto dai capelli neri, in giacca e cravatta, che mi scrutava nella notte coi sui strani occhi smeraldo.
<<Mi scusi, penso di aver sbagliato, è questo il numero 14?>>
Lo guardai perplessa <<Si certo.>> ci riflettei un attimo su. <<Forse cercava una certa Rosina, ma ora qui abito io, lei si è trasferita.
L'uomo sgranò gli occhi, girò i tacchi se ne andò senza proferire parola. Lo guardai andarsene ed entrare in macchina sconvolta, non senza notare che portava con sé un piccolo pacchetto. Chiusi lentamente la porta e mi ci poggiai contro. Oggi era davvero una strana giornata. Mentre mi trovavo così, a fissare il corridoio, lo sguardo mi cadde nuovamente sulla vecchia lettera e decisi che era un mio diritto capire che cosa stava succedendo.
La presi con mani tremanti dall'emozione e la aprì cercando di non rompere il sigillo.
Lessi tutto d'un fiato e quello fu l'inizio della mia avventura.~Bene ragazzi, scrivendo ho deciso come delineare la mia storia. Già sono super emozionata! Cosa ne pensate? Nel prossimo capitolo svelerò il contenuto della lettera quindi continuate a seguirmi~
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La strana corrispondenza
AbenteuerRiver dopo essersi trasferita inizia a ricevere delle strane lettere destinate alla vecchia coinquilina. Chi si nascoste dietro carta e inchiostro?