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DELICATO E BELLO COME IL MARE

Con i piedi poggiati sul cruscotto, Yoongi guardava fuori dal finestrino dell'auto, le mani sulle sue gambe pallide.
Canticchiava una canzone degli Oasis passata per radio, che Jun accompagnava battendo le mani, deliziando il mio cuore con tanta serenità.
«Guarda Jun, il mare! Riesci a vederlo?»
L'esclamazione di Yoongi causò ancora più euforia, abbastanza da farmi sospirare.
Avevo sempre odiato il mare.
Non trovavo alcun conforto nelle sue onde o nei minuscoli granelli di sabbia che componevano la spiaggia, non li trovavo altro che irritanti.
Riuscivano ad infiltrarsi anche nel più aderente dei costumi, e l'acqua stessa agevolava soltanto il risultato.
Non ho mai capito come alle persone piacesse restare, poi, sotto al prepotente sole sino a bruciarsi, ad avere la sensazione di sudore sulla pelle e quella del sale.
Tutte quelle visioni e quel caldo mi nauseavano soltanto, e se ora mi trovavo in macchina diretto verso una spiaggia libera, era soltanto per le continue suppliche di Jun, che era finita per coinvolgere anche Yoongi.
Yoongi, ancora impegnato nel trasloco -avevamo trovato un decente appartamento a metà tra casa mia e l'università, in un quartiere abbastanza tranquillo- mi aveva implorato fino allo stremo per giorni, rigirando ogni singolo argomento su quanto facesse bene l'aria marina.
E quando il giorno prima della partenza aveva finito per farmi gli occhi dolci, avevo acconsentito, ed era finito per addolcirmi la pillola con un veloce bacio sulla guancia.
«Quando mi prenderò la patente, Jun, ci verremo più spesso, al mare, con o senza Joonie.»
Lui l'amava, invece, eccome se lo amava, il mare.
Più della mia stessa bambina, i suoi occhi si erano accesi come due piccole stelle non appena lo aveva intravisto all'orizzonte, e non lo avevo mai visto così felice.
Trasudava infanzia ed un'innocenza rubata dal tempo, e sembrava che, per qualche istante, avesse dimenticato i problemi lasciati nel cassetto della sua scrivania, che aspettavano di essere soltanto affrontati nel quotidiano.
«Io ci sarò sempre, non mi fido di voi due messi assieme.»
«Papà!» Jun mi lasciò un pizzico sul braccio, strappandomi un versetto che fece ridere Yoongi.
«È come la storia della marmellata!» Replicai, guardandola dallo specchietto retrovisore interno. «Improvvisamente, è sparito un barattolo nuovo dalla credenza e nessuno dei due sa niente!»
Jun e Yoongi erano amanti della marmellata d'amarene.
Più della cioccolata, la adoravano abbastanza da potersela mangiare a cucchiaiate e non esserne mai sazi.
Finiva sempre, soprattutto ora che Yoongi trascorreva più tempo da noi, abbastanza da sentirsi integrato alla famiglia e da avere, ormai, una notevole confidenza, e, ogni venerdì, finivano per aggiungerla alla lista della spesa.
Piccole pesti! Lunedì, mentre io ero a lavoro, avevano fatto sparire l'intero barattolo.
Avevano finto di non sapere nulla, ma Jun si era ritrovata con un improvviso mal di pancia il giorno seguente, e Yoongi pure.
Lo avevano giustificato dando la colpa alle mie crêpes della stessa mattina, che non erano uscite un granché bene.
«Non abbiamo fatto niente, non incolparci!»
«Mi porterete all'esasperazione.»
Risero entrambi, scoccandosi occhiate complici, e continuarono a prendermi in giro fino a quando non giungemmo alla spiaggia.
Poi scesero con furia, senza aspettarmi, e fecero a gara a chi toccava per primo il bagnasciuga.
«La crema!» Li richiamai, ma ormai era già troppo tardi. «Le borse! Non posso portare tutto io!»
Mille borbottii mi scivolarono fuori dalle labbra quando si fermarono a discutere a riva, senza darmi conto, e mi ritrovai a sistemare le cose da solo.
«Ho vinto io!»
Mi raggiunsero quando ormai l'ombrellone era ben piantato e i teli sulla sabbia, e quando non vi era più niente da fare.
«Furbi, avete lasciato a me tutto. Mettetevi la crema ora, piuttosto, e Jun ricorda di metterti il capello, non vorrei ti venisse un'insolazione.»
«Sì, comandante!»
Sospirai a quell'appellativo che dissero in coro, e lasciai che la loro vivacità mi travolgesse, allietandomi la giornata.
Mi sedetti su una delle sedie portate, ed aiutai Jun a mettersi bene la crema e sistemarsi il piccolo costume, che, con insistenza, aveva preteso fosse un due pezzi.
«Mi sta bene, papà Joonie?» Con le mani sui fianchi, Jun mi rivolse un sorriso, che io ricambiai.
«Sei bellissima, tesoro.» Le scoccai un bacio sulla fronte, e la lasciai libera di tornare a giocare.
«Namjoon, potresti mettermi la crema dietro la schiena?»
La delicatezza della voce di Yoongi e le sue gote rosse mi sorpresero, abbastanza da lasciarmi un tepore genuino nel petto, che mi strappò un sorriso.
Annuii, e feci quanto richiesto, osservando scrupolosamente la sua pelle lattea, ricoperta da piccole scie di nei che la rendevano ancora più delicata.
Mi venne l'improvvisa voglia di baciarla, sfiorarla con le labbra e gustarmi il sapore di vaniglia e caffellatte, con una leggera punta di miele d'acacia.
Yoongi, il suo particolare aspetto e personalità iniziavano ad attirarmi sempre di più, abbastanza da farmi perdere il senno e dimenticare ogni saldo principio morale.
Fu Jun a rimettermi al mio posto, con i suoi continui schiamazzi, perché ero a pochi centimetri con le labbra dalla sua pelle d'oca, accapponata per il mio respiro freddo, dal suo collo.
Yoongi aveva il fiato corto, si era reso conto di quanta tensione avesse instaurato e ne sorrise soddisfatto.
«Yoongi, vieni a giocare?»
Lo lasciai andare dopo l'ennesimo piagnucolio di Jun, non senza incontrare per piccoli istanti i suoi occhi, accesi di un fuoco solitario e vivido.

La pazzia portava il tuo nome, piccolo Yoongi, e più ti avvicinavi a me, più la sentivo prendere piede nelle mie vene.

Cliffs Edge
Hayley Kiyoko
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note

Questa storia è una boccata d'aria fresca, per me.
Le parole mi vengono fuori spontanee, e i personaggi mi deliziano abbastanza.

Non ho corretto molto, perdonate quindi i frettolosi errori, ma avevo un'immensa voglia di aggiornare.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

—Stefania

Pesca Vaniglia [k.nj, m.y]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora