16

262 40 16
                                    

MORTE ROSSA

Di cos'è che ha paura, signor Park?
Le rigiro la domanda che mi fece ad inizio terapia.

Perché trema? Per la pistola puntata alla tempia, o per il ricordo di lui?

Io, d'altro canto, avevo solo paura di vedere nei suoi occhi l'amore che ha provato per Yoongi, avevo paura che smorzasse questa rabbia funesta che provo e la trasformasse in compassione...
Vede, io e lei non siamo altro che sue vittime, questa cosa ci accomuna e ci unisce, posso capirla! Yoongi ci ha ammaliati, soggiogati, incatenati, lui era un ragazzo così bello, dolce e allo stesso tempo freddo e scostante, che si divertiva a giocare ad acchiapparello con noi soltanto per farsi rincorrere all'infinito.
La capisco, oh sì! La capisco e questa cosa mi esaspera, ma poi ricordo e non posso proprio provare niente per lei se non rancore.

Quel sabato, lei lo ricorda?

Yoongi la notte si intrufolava nel mio letto appena staccava da lavoro, erano giorni che lo faceva, bussava alla mia porta senza neanche avvisare cosciente del fatto che ero sempre lì ad aspettarlo, ad accoglierlo tra le mie braccia senza indugi. Lavavo via con i miei baci la sua pelle sudicia dei tuoi ed ogni notte tornava ad essere sempre più mio.

Ma tu lo scopristi.
Che scherzo assurdo ci giocò, io pensai che ti avesse tagliato fuori dalla sua vita ma in realtà non lasciò andare né l'uno né l'altro.

Non seppe scegliere. Questo mi disse.
Stavamo facendo l'amore, il piccolo Yoongie piangeva di piacere tra le mie braccia supplicandomi di continuare, ma quando il suo telefono squillò diventò pallido e improvvisamente tutta la sua gioia si trasformò in disperazione e in angoscia.
Io la guardai, la mia ciliegina che ora si rivestiva in fretta, senza neanche concedermi una parola.
Le mani le tremavano, gli occhi ancora lucidi erano sbarrati dal panico e aveva il fiato corto.
«Yoongie?» riuscii solo a dire, ma lui non mi guardò neppure, no, lui stava scappando da me, di nuovo!
«Guardami, te ne prego, non andare, che succede?» lo afferrai, facendolo voltare verso di me, mentre con una mano accarezzavo la sua guancia calda, cercando di tranquillizzarlo.
«Devo andare» mi disse, con voce flebile.
«Dove?» «Via» «Via dove?» «A casa»
«Ma questa è casa tua, ciliegina, sei già a casa»
Lui si scostò con uno strattone, scuotendo forte la testa, mettendosi il suo zainetto in spalla, da cui pendeva ancora il peluche a forma di coniglietto che gli regalai io.
Se questo non fosse un segnale, mi dissi, che mi amava ancora!
Soltanto che quando lo vidi voltarmi le spalle per l'ennesima volta, non riuscii a mantenere la calma. Qualcosa si spezzò in me, ed ebbi un crollo.
«Vai da lui, non è vero?» ringhiai, facendolo bloccare sul posto. «Tu stai andando da lui nonostante questo, nonostante noi?»
Vidi un brivido correre lungo la sua schiena.
Sapeva, sapeva che ero giunto al limite, e che la causa era lui e l'amore accecante che provavo.
«Non c'è nessun noi, Namjoon, io...»
Uno strattone. Lo intrappolai vicino al muro, lo zaino cadde con un tonfo. La mia mano era ferrea sul suo collo, in segno di possessione.
Respirava lentamente Yoongie, i suoi occhi si riempirono di lacrime mentre i miei di una furia scarlatta.
«Cos'ha lui che io non ho, Yoongie? Bambino mio, perché fai così? Non lo vedi che io ti amo, ti amo da impazzire, come lui mai potrebbe amarti? Non lo vedi, cazzo, cosa mi fai, quanto ti voglio? Non ti basta, Yoongie?»
Ci dividevano così pochi centimetri, e la vicinanza mi faceva perdere sempre di più il controllo.
Lui, il mio Eden privato, la salvezza della mia sporca e lurida anima, mi stava venendo tolta dalle mani ancora una volta e mi sentivo in punto di morte.
Sì, signor Park, in punto di morte!
Yoongi per me era tutto ciò di cui avevo bisogno, l'ossigeno, l'acqua, tutto ciò che serve a sopravvivere e a vivere.
Era un lusso, un bisogno futile e utilissimo allo stesso tempo tanto da rendermene dipendente, come un vizio che non riuscivo a togliere e a scrollarmi di dosso.
Mio, mio, mio, era mio!
E senza di lui io non potevo vivere...
«Namjoon, lasciami, ti prego» pianse, cercando di divincolarsi, e quando si rese conto che non c'era verso, non c'erano vie di fuga, iniziò a sputarmi contro parole velenose, orride. «Lasciami, cazzo lasciami! Io non ti amo, Namjoon, se ti avessi amato non sarei finito da lui! Io amo lui, lui, e se vuoi ammazzami per questo! Ma io ti odio, Namjoon, più sto vicino a te e più mi rendo conto di quanto ti odio!»
Mentiva, so per certo che mentiva.
Quelle parole erano dettate dalla paura, e dalla speranza che avessero una qualche reazione su di me, che mi costringesse ad allentare la presa.
E di fatto, una ne ebbe.
Uno schiaffo. Sonoro, sulla sua guancia delicata che poi si tinse di rosso.
Lo lasciai andare, cadde a terra, a nascondersi tra le manine ciò che gli avevo fatto, mentre mi guardava incredulo.
«Yoongi, tu non mi odi, e anche se lo facessi, a me non importerebbe affatto. Il mio amore può bastare per entrambi»
«Questo non è amore, Namjoonie» disse solo, e nei suoi occhi vidi dolore e una malinconia sconfinata. «È solo ossessione, tu non sai amarmi»
Indietreggiai.
Era come se mi avessero sparato in pieno petto, una, due, tre volte. Che dolore. Che tristezza. Che amarezza morire così, per mano sua, eppure aveva una nota dolce, tutto quello.
Sì, una tenerezza tra le righe lancinante, del ricordo dei giorni che furono e di tutti i momenti condivisi insieme, dove realmente eravamo felici.

Come dice? Ero felice solo io? Signor Park, non menta a se' stesso.

Ora arriviamo al punto cruciale.
Ecco sì, di quando lui scappò, approfittò di quel momento per correre alla porta e catapultarsi giù dalle scale, senza guardarsi indietro.
Io dietro di lui, a gridare il suo nome, come un pazzo che urla alla luna, con solo gli slip indosso e il freddo del mese invernale a colpirmi.
Era a così poco da me.
Uscì fuori dal cancello e, per frenesia, attraversò la strada alla cieca.
Così poco ci divideva, se solo non lo avessi fatto scappare...
Una macchina, un rumore sordo.
Lei lo aspettava nell'altro isolato, non voleva che io la vedessi, così non vide neanche lui.
Non vide il piccolo Yoongi per l'ultima volta e come lo ridussero, come si ridusse.

Morì tra il gelo e le mie braccia calde.
Ebbe pochi secondi di coscienza, piangeva, mi accarezzo la guancia e cercò di abbozzarmi un sorriso.
«Fa male, Namjoonie»
E morii anch'io quella sera, per strada, per mano di un destino crudele.
Ed è solo colpa sua, signor Park, quindi ora la prego di non biasimarmi se desidero la sua di morte, per par condicio.

Bloody Valentine Acoustic
Machine Gun Kelly
________________________
note

Ho avuto problemi con Wattpad, perdonatemi se non sono riuscita a farlo uscire nella data prevista.
Spero vi sia piaciuto, siamo agli sgoccioli purtroppo e un po' questo mi rattrista.

Al prossimo aggiornamento!

Stefania

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Pesca Vaniglia [k.nj, m.y]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora