Capitolo 19

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Sorrise, osservando la pelle nuda delle spalle della ragazza e facendo scivolare lo sguardo sul volto, ancora immerso nel sonno: i capelli creavano un contrasto con la stoffa del cuscino, lingue scure che si estendevano in una terra completamente bianca.
Si puntellò contro il materasso, senza riuscire a distogliere lo sguardo: possibile che non riusciva a ricordare la vita prima di lei? Se chiudeva gli occhi, tutto cominciava da quel giorno nel panificio, dove l'aveva vista per la prima volta.
Non c'era niente prima, se non il nulla.
Le palpebre di Marinette fremettero e lentamente si aprirono, gli occhi azzurri si posarono su di lui e le sorrise, mentre allungava la mano libera dal proprio peso e le scostava una ciocca dalla guancia: «Buongiorno, mia sposa» mormorò, chinandosi verso di lei e sfiorandole con le labbra la spalla nuda.
La sentì irrigidirsi appena nel loro letto, guardandola veloce in volto e notando il rossore che si diffondeva velocemente sulle guance, mentre si stringeva il lenzuolo al corpo nudo; Adrien scivolò vicino a lei, posandole una braccio sui fianchi e carezzandola con lentezza, sentendola rilassarsi velocemente sotto al suo tocco: «Per essere due inesperti, stiamo facendo passi da gigante. Non trovi, principessa?»
«Pa-passi da gigante?» balbettò Marinette, girandosi sulla schiena e permettendogli così di scivolarle sopra: si chinò, baciandola sulla gola, sentendola sospirare mentre risaliva lungo la mascella e si accomodava fra le sue gambe, carezzandole i fianchi e inducendola a stringerli attorno a lui.
«Decisamente sì. Siamo diventati più bravi, rispetto alla nostra prima notte di nozze» le bisbigliò, posando la bocca sull'angolo di quella di lei e succhiando appena la pelle: «Molto più bravi.»
«Rispetto a due giorni?»
«Siamo sposati da così poco? Mi sembrava più tempo» commentò Adrien, spingendo i fianchi e osservandola aprire la bocca, assecondando i suoi movimenti e ansimando, passando le braccia attorno al suo collo e stringendolo contro di sé, abbandonandosi al piacere.

Alya osservò l'anziano, posandogli davanti la tazza fumante di ceramica e storcendo appena la bocca: «Sembrate aver preso bene la notizia del matrimonio» commentò la giovane, posando i palmi delle mani sul tavolo e chinandosi in avanti, scrutando il volto dell'uomo: «Non mi aspettavo una simile reazione.»
«Diciamo che era qualcosa che stavo attendendo» mormorò Fu, allungando le mani e circondando la tazza, piegando le labbra in un sorrisetto: «Ma in fondo, cosa puoi aspettarti da un giovane uomo che ha abbandonato la propria famiglia, il proprio ruolo, per seguire la fanciulla di cui è innamorato?» la ragazza annuì, chinando il capo e inspirando profondamente, rimanendo in silenzio e ascoltando i rumori che provenivano dall'esterno: «Che cosa ti preoccupa, Alya?» le domandò dopo un po' Fu, posando la tazza sul tavolo e fissandola.
«Sono stata cresciuta…» cominciò la giovane, fermandosi e chiudendo la bocca, negando con la testa: «Mia madre, lady Sabine mi hanno insegnato a odiare gli Agreste, a considerarli il nemico ma…»
«Ma adesso che hai conosciuto il figlio di Gabriel, ti riesce difficile.»
«Lui è…» Alya si fermò, inspirando e scuotendo la testa: «E' diverso. Non è il mostro che mi aspettavo, il principe viziato di cui ha sempre parlato Sabine, lui è…è…è un nobile, certo, ma è esattamente come immagino fossero i Dupain.»
«In effetti ha un modo di fare molto simile a quello che aveva Tom» dichiarò l'anziano, piegando le labbra in un sorriso: «Sarebbe un buon governante: sa ascoltare il popolo e cercare di fare la cosa giusta per questo e non per se stesso.»
«Cosa che non si può dire del padre.»
«Sai, sono rimasto stupito quando ho saputo che li hai lasciati sposare senza interferire, Alya. Conoscendo il tuo pensiero, ero certo che avresti fatto il diavolo a quattro e impedito queste nozze.»
«Ma come…?»
«Nino.»
«Oh» Alya si portò una mano alla bocca, sospirando e abbassando le spalle, scuotendo il capo: «Marinette è felice con lui. Lo vedo dal suo sguardo e cosa sono io per impedirgli di avere un po' di felicità? Ancor prima di essere una fedele dei Dupain, sono sua amica. L'ho detto a lei e lo ribadisco a voi, ser Fu.»
«E ti ringrazio per questo» commentò l'uomo, piegando le labbra in un sorriso e portandosi la tazza alla bocca: «Quella ragazza avrà, d'ora in poi, più bisogno di amici che di alleati politici.»
«E' successo qualcosa?»
«Una donna pazza di dolore e desiderosa di vendetta sta incitando il popolo di Paris alla rivolta» mormorò Fu, soffiando appena sul the: «E' come avere davanti a sé un piccolo falò e sapere che presto divamperà in un incendio ed io non so assolutamente cosa fare per fermarlo.»
«Sua signoria sta…»
«Sta facendo quello che era il piano originale» bofonchiò l'uomo, scuotendo la testa: «Quello che era il nostro progetto, quando il giovane rampollo degli Agreste se ne stava rinchiuso nel suo castello ed io cercavo un modo di arginare il bisogno di sangue di una donna piena di dolore.»
«Pensare che sua signoria sia nella ragione?»
«Sabine è molte cose, ma ora come ora, non è nella ragione: una rivolta non porterà altro che sangue da entrambe le parti, ma è troppo sorda e rinchiusa nel proprio dolore per ascoltare.»
«E cosa possiamo fare?»
«Abbiamo un principe e una principessa, sposati nel sacro vincolo del matrimonio, entrambi legittimi eredi al trono di Paris. C'è una sola cosa da fare, Alya, ed è agire prima che Sabine possa fare qualcosa che distruggerà tutto e tutti.»

Inori ~ la preghiera dell'amore || Miraculous Fanfiction {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora