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YoungMin cadde a terra col labbro sanguinante. Un sorriso meschino e malizioso si formò sul suo viso.

«Non devi nemmeno nominare il suo nome, non hai fatto altro che approfittartene di una ragazza fragile. Un'altra. Dovresti vergognarti se sei davvero un uomo.»

«Sei tremendemente noioso Jeon Jungkook.» - rise YoungMin alzandosi e raggiungendo l'ex amico davanti a sé.

«Jungkook, questo tuo lato mi sorprende.»

Fece per pizzicare la guancia del minore, il quale si spostò e lo spinse da dietro facendolo ricadere una seconda volta.

«Stai giocando col fuoco YoungMin e te ne pentirai presto di averlo fatto.»

YoungMin si ritrovò solo sul tetto della scuola, con un livido sotto l'occhio e il labbro spaccato che continuava a sanguinare.
Chiamò una delle sue nuove amiche, JaeHa, che lo raggiunse in un lampo e fece una delle sue magie con dei cosmetici.

Jungkook fece un giro per la scuola, salutò alcuni ragazzi come se li vedesse per l'ultima volta e se ne andò di soppiatto senza farsi beccare dal personale scolastico.
Salì su uno dei tanti bus cittadini e fece un lungo giro per la città.
Non voleva ritornare a casa, nonostante i suoi fossero fuori per lavoro, e non aveva nemmeno voglia di star in compagnia di qualcuno.
O meglio, si voleva. Sì era pentito per come aveva trattato June solo qualche ora prima ma era tutto per il suo bene, pensava.
Riguardò il messaggio su KakaoTalk:

"Jungkook dimmi se il problema sono io. Se è causa mia il nostro litigio con YoungMin ti prometto che me ne andrò in modo che tu possa riappacificarti con lui. So che era come un fratello per te. Prometto che me ne andrò e tu non mi vedrai più, visto che ci tieni tanto. June~"

Era incredulo.
Quella ragazza era disposta a prendere le distanze per poter aggiustare le cose.
Non voleva che June prendesse le distanze, nonostante fosse ciò che aveva fatto lui. Non voleva sistemare il rapporto con YoungMin, pensava che quel ragazzo non meritasse niente perciò non avrebbe lasciato pagarle le colpe di uno stupido.

Una gocciolina cadde sulla felpa di Jungkook.
Alzò la testa e vide una miriade di altre goccioline cadere dal cielo. Avrebbe dovuto trovare un riparo al più presto.
Nel frattempo June era ancora al porto e per lei sarebbe stato un po' più complicato trovarne uno. Montò sulla bicicletta e lasciò il posto.
In pochi attimi si trovò nelle strade affollate di Busan, quella città non cambiava mai: c'era molta gente in giro per i negozi e mercati, intenta a comprare l'indispensabile per l'uso quotidiano o qualche regalo per i propri cari, chi semplicemente si godeva una passeggiata in ombrello sotto la pioggia e il fresco vento che sembrava ripulire l'aria dallo smog, adolescenti felici che chiacchieravano e scambiavano sorrisi all'interno delle fumetterie e locali, le macchine accodate una dopo l'altra lungo le strade principali della città.
Viveva a Busan da anni ormai e la città e le sue persone non erano cambiate nemmeno di una virgola.
Solo la tecnologia, che tendeva a migliorare ogni giorno di più.
E forse lei.
Aveva appena litigato con la persona che più ammirava e adorava in vita sua e si sentiva vuota, spenta, incapace, priva di fare qualsiasi cosa.
Voleva solo riavere il suo migliore amico fra le sue braccia.
Non sapeva che presto il suo sogno sarebbe diventato realtà.

12:45 AM, Busan.

Jungkook aveva passato le ultime tre ore a rimuginare su cosa fare con June. Ci aveva pensato ed era arrivato ad una conclusione: lasciare che la scuola finisca e parlare con June nel periodo estivo, senza l'intralcio di YoungMin o qualcun'altro. Non se lo sarebbe mai perdonato se avesse lasciato le così così come stavano attualmente. Ci teneva fin troppo a lei.

E proprio in quell'istante la vide.
Era seduta sulla panchina di un parco aldilà della strada di fronte. Gli era sembrata infreddolita e triste. E lo era.
Continuò a fissarla per altri cinque minuti, era indeciso sul da farsi: raggiungerla per spiegarle ogni cosa o lasciarla andare, per il suo bene.
Decise di raggiungerla ma non avrebbe aperto bocca, sarebbe scappato se solo lei avesse provato ad avvicinarsi o dirgli qualcosa. Voleva ammirare colei che si era impegnato a proteggere e rendere felice in questi ultimi anni.

Il faretto del semaforo scattò e una massa di gente, lui compreso, stava attraversando la strada.
Fermò i suoi passi quando la vide salire sulla sua bici e lasciare il parco.
L'aveva persa e non sapeva quando l'avrebbe rivista nuovamente. Aveva perso una chance. Si sentì morire dentro.

Tutto ad un tratto, una moto cross si fece largo lungo le strisce pedonali: la gente fuggì via solo al rumore che essa produceva.
La moto si stava dirigendo contro un bambino che cadde per uno spintone mentre la folla era intenta a scappare. Nessuno si era fermato ad aiutarlo.

«Nessuno ha più un cuore.» - pensò il ragazzo, che si affretto a raggiungere il bambino per aiutarlo ad alzarsi.

«Grazie Hyung!» - sorrise il bambino che riprese a correre, raggiungendo il parco dov'era seduta June poco prima.
Jungkook ricambiò il sorriso e lo osservò finché non si assicurò che fosse al sicuro, senza sapere che quello a rischiare grosso fosse lui.

La moto lo prese in pieno e il suo corpo si spiegò in volo.
Jungkook si sentì mancare all'improvviso e in quell'istante tutta la sua vita gli passò davanti: i momenti felici passati in famiglia, nonostante durarono solo qualche anno, i regali ricevuti durante le feste, gli amici e i compagni... June. Voleva tanto essere con lei in quel momento. Voleva solo confortarla e che rassicurarle che tutto sarebbe andato bene, per il suo meglio.

Ma quell'attimo non durò per sempre.
Il corpo di Jungkook cadde a diversi metri di distanza dal semaforo e le strisce pedonali.
Cadde davanti ad una Hyundai, che si fermò in tempo dato che i faretti del semaforo erano scattati nuovamente.
Una macchina quasi non le tamponò dietro per essersi fermato in fretta.

Jungkook non si mosse dall'asfalto nemmeno di un centimetro.
La donna al volante scese dall'autovettura per dare un'occhiata e lo trovò steso lì, senza trasmettere alcun segno di vita.
La testa era circondata da una pozzanghera di sangue e la felpa era dello stesso medesimo colore.
Il suo corpo era ridotto in malo stato: i gomiti sanguinavano a causa dell'impatto, sulle nocche vi erano dei lividi e sicuramente vi erano decine fratture non visibili, in più, la testa di Jungkook era piegata in malo modo.

Il suo collo si era spezzato in due all'impatto con la strada e Jungkook era morto all'istante.

Coming Back • 돌아오다 \\ Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora