Capitolo 2

91 9 0
                                    


Capitolo 2:

Per tutta la notte Edward aveva pensato al suo passato con le ragazze e con i ragazzi della scuola. Ripensandoci bene, le ragazze non riuscivano ad eccitarlo più di tanto: aveva provato diverse volte ad andare oltre i semplici baci, ma, al momento di fare quel passo, non riusciva a eccitarsi e ad avere un'erezione degna di quel nome. Quando si trovava però nello spogliatoio maschile e doveva farsi la doccia dopo una giornata intensiva di sport, aspettava sempre all'ultimo perché si sentiva molto a disagio non riuscendo a spiegarsi il perché delle sue reazioni corporee. Così, per non pensarci, riusciva ad arrivare spesso in ritardo alle lezioni. Doveva dire a se stesso, però, che riusciva ad arrivare alla conclusione delle sue riflessioni velocemente. Si fermò perciò a riflettere sulle strane sensazioni che gli dava la vicinanza di Aaron. Aveva sempre cercato di non ammettere che ogni tocco del ragazzo gli faceva correre brividi freddi su tutto il corpo; si era anche sorpreso più volte a fissare il volto dell'amico e la sua pelle chiara come la porcellana. Più e più volte si era messo a sognare su quale sapore e profumo avesse veramente la pelle di Aaron, per poi prendersi a calci mentalmente per averlo solo pensato. Ed era giunto così alla conclusione che poteva essere innamorato del suo migliore amico, ma aveva bisogno della controprova. Il bacio di Aaron inaspettato lo aveva eccitato, ma se il bacio questa volta fosse partito da lui come avrebbe reagito il suo corpo? Ma soprattutto come l'avrebbe presa Aaron? Dopo tutta la sofferenza che gli aveva inflitto in quegli anni, non se la sentiva proprio di farlo soffrire ancora, però doveva farlo; solo così avrebbe avuto le sue risposte e avrebbe potuto essere sincero con se stesso e l'amico.

La mattina dopo, Edward incontrò Aaron che si dirigeva verso scuola, e sembrava molto giù di morale.

«Aaron stai bene?»

Il ragazzo si limitò ad annuire senza guardarlo negli occhi e la cosa irritò un pochino Edward che, prendendolo per il polso, lo bloccò contro il muro poco distante.

«Guardami, Aaron!»

Lentamente Aaron lo osservò, faceva male, ma cercò di non darlo a vedere.

«Tu devi restare qui con me, ci ho pensato tutta la notte e voglio esserne certo. »  

Il ragazzo senza capire bene cosa intendesse con la sua frase, rimase sorpreso quando sentì le labbra dell'amico posarsi sulle sue. Lentamente il bacio si fece più profondo e, quando si allontanarono, Aaron distolse lo sguardo, mentre le lacrime cercavano di scendere sul suo volto.

«Avevo ragione... sono stato cieco, e anche molto stupido devo dire. Non puoi andartene da me, perché io ti amo» Aaron sentendo quelle parole si lasciò cadere in ginocchio, mentre le lacrime gli bagnavano il volto e Edward non poté fare a meno di abbracciarlo stringendolo a sé.

«Andrà tutto bene, te lo prometto. Però adesso andiamo, non vorrai arrivare in ritardo a scuola?»

Aaron sorrise e si asciugò gli occhi; con l'aiuto di Edward si rimise in piedi e si diressero a scuola. Arrivati in classe, il ragazzo notò subito che Aaron non stava molto bene.

«Aaron stai bene? Sei pallidissimo...»

Lo osservò mentre si sfiorava la gola, le bende candide che gli coprivano il collo erano coperte da piccole macchie rosse.

«Posso vedere?»  

Aaron annuì e lentamente Edward gli sfilò le bende senza fargli male. Intanto il ragazzo aveva preso la medicina che il medico gli aveva dato per far cicatrizzare prima la ferita.

«Faccio io... stai fermo però...»

Prese a mettergli lentamente la medicina per tutta la lunghezza della ferita. Dopo averla ricoperta con delle bende pulite ci posò sopra un bacio. Aaron a quel gesto rimase fermo, non sapeva bene cosa fare e non voleva che Edward si allontanasse da lui, quindi prese il quaderno dove scriveva per parlargli.

"Grazie Edward"

Non avendo professori alle prime due ore, salirono fino al tetto e rimasero lì per un po'. Edward si era appoggiato al  muro e aveva fatto sedere Aaron tra le sue gambe.

Il ragazzo si addormentò, restando appoggiato al petto di Edward che gli sfiorava lentamente la mano disegnandoci sopra dei piccoli cerchietti con un dito. Immerse il volto nei suoi capelli biondi e gli posò un bacio sulla testa. Il suono della campanella li risvegliò e andarono a seguire le lezioni che li separavano dal rientro a casa. 

Youre my destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora