Capitolo 27

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FUGGITIVA

"La mente o è una via di fuga o è una gabbia: potrai fuggire o rimanere imprigionato"

Ore due di notte

Damon entra nella stanza in silenzio: lo vedo più rilassato rispetto a qualche ora fa.

Mi allaccio gli scarponi e insieme ci dirigiamo verso il corridoio che porta all'ascensore.

Dopo pochi minuti, Dam si ferma improvvisamente e sento dei passi venire verso di noi.

Aspettiamo qualche minuto e acceleriamo il passo verso la nostra meta.

Decidiamo di scendere dalle scale antincendio, perché il rumore dell'ascensore attirerebbe Thomas e i suoi uomini e non sarebbe una buona idea.

Raggiungiamo i sotterranei con facilità, anche se io mi guardo attorno sospettosa.

"Brooke, devi sbrigarti a scappare, hai due minuti prima che i circuiti delle videocamere e l'allarme ritornino in linea. Buona fortuna"

Mi avvicino a lui e lo abbraccio con la promessa che lo rivedrò sano e salvo.

"Ciao amico mio, ti auguro il meglio e se avrai bisogno io ci sarò. Abbi cura di te" dico mentre lui spinge un pulsante e si apre un portone.

Mi volto un'ultima volta prima di andarmene: mi sta osservando con tristezza e mi sento risucchiare da quel sentimento che mi ha trascinata nell'oblio.

"A presto"

"Ciao Brooke" dice poco prima che il portellone si chiuda.

L'allarme scatta e inizio a correre in mezzo alle dune e al vento letale del deserto.

"Prendetela" urla la voce di Thomas mentre io mi allontano da quella prigione infernale.

"Eccola" dice un uomo robusto dietro di me.

Mi volto verso di lui mentre tiro fuori il coltellino dallo scarpone e lo colpisco in faccia.

"Ahhh" urla disperato mentre scappa in ritirata.

Mi addentro sempre di più nel deserto senza sapere bene come fare a trovare la mia squadra.

Sicuramente il telefono non prende: devo cercare di ricordarmi la mappatura del Thar, uno dei deserti più estesi del mondo.

Mi armo di forza e coraggio e proseguo verso sud sperando di aver preso la direzione giusta.

Il vento si fa sempre più fitto spostando macigni di sabbia che mi offuscano la vista.

Poi col fatto che è buio, non posso pretendere di riuscire a vedere dove mi trovo: cosa farebbe Wang?

Lui saprebbe come cavarsela senza ombra di dubbio.

Quattro anni fa

Wang e io ci troviamo nel Sahara per fare una simulazione di un probabile scenario di guerra.

È da due ore che sto cercando di orientarmi senza una bussola o una cartina, ma continuo a perdermi.

Il mio amico è riuscito a rifare il percorso senza nessun problema, come se fosse nato nella zona e conoscesse ogni singola duna di sabbia.

Mi accascio per terra sfinita e so che Luke si arrabbierà moltissimo quando saprà che non ho superato la prova: ovviamente lui è rimasto a Londra a fare la bella vita mentre io sono qui che sgobbo disperatamente.

"Brooke! Dai alzati" urla Pang mentre io lo raggiungo.

"Basta, toriniamocene all'accampamento" dico mentre lui scuote la testa divertito.

La città segretaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora