2°Prova

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Tema: Odio

"Vi odio tutti! Se ho dimenticato qualcuno, ditemelo!"
Anonimo)

Non penso che il mio popolo fosse in grado di capirmi. Non penso capissero quale maledetto sangue scorresse nella dinastia Odysseus. Era inevitabile pensare di quanta malvagità abitasse il mio passato.
Ero cresciuto in un regno simile alle tenebre, istruito sotto severi comandamenti; percosso per ogni minimo errore e flagellato per ogni più piccola imperfezione.
Addestrato dal re in persona a calpestare ogni minaccia come un lurido scarafaggio; a negare la pietà e la compassione ad ogni essere vivente.
Avevo scelto la via del l'atrocità, la strada del risentimento senza mai tornare indietro.
Tutto quello che provavo era risentimento. Un cavernoso rancore che si era presto tramutato in vero e puro odio.
Un odio per i miei genitori, per me stesso e per il mio popolo.
Un odio che era divampato alla notizia che il mio popolo tramava contro di me sin dalla nascita. Un popolo che non mi aveva risparmiato ma subito giudicato uguale a mio padre; quando invece ero migliore e peggiore di lui.
Avevo distrutto il mio popolo con tasse e punizioni. Mi ero persino divertito ed eccitato al solo pensiero che loro soffrivano a causa mia.
E volevo che soffrissero: che toccassero le pene dell'inferno, che provassero le fiamme bollenti sulla loro pelle e deteriorassero come putridi vermi.
A causa di questo ero stato chiamato Re Sadico.
Re Masochista.
E per finire in bellezza Re Odio.
Successivamente, avevo avuto un bizzarro periodo dove altri regni e persino re erano venuti a contrattare con me, a capire dove sbocciasse la mia abissale astiosità e da dove crescesse il mio bisogno di male.
In masse mi avevano domandato perché forgiavo i miei sogni dall'odio e perché preferivo odiare piuttosto che perdonare.
Sebbene, fossero tutte domande plausibili e normali, non avevo riposto a nessuna.
Pertanto, avevo perseverato nel l'odio; avevo amato la mia essenza marcia e adorato la mia incapacità di cambiare.
I popoli attorno a me si erano persino interrogati, chiedendosi se avevano a che fare con un dio occulto e se per caso il fato avesse scelto di punirmi.
Ero visto dal mio regno come un re della morte; come un angelo della perdizione.
E tutto questo non aveva fatto altro che accrescere e nutrire la mia ostilità.
Tutt'ora non capivo se, odiavo perché sapevo di essere odiato o perché era una tattica adoperata dai miei antenati negli anni...?
Il fatto di volere piegare il mio popolo ribelle mi aveva spinto a tale odio; tanto che ogni loro errore commesso era istantaneamente castigato.
L'indifferenza che serbavo nei loro confronti era schiacciante, cosi inebriante da resistere alle innumerevoli grida di pietà rivolte al mio cospetto.
Casa mia brulicava di nemici: ogni sotterraneo, ogni singolo piano del castello nascondeva un nemico; per non parlare di quelli che mi aspettavano dentro e fuori dalle mura.
Eppure tutto questo non faceva altro che piacermi.
Idolatravo l'idea di avere persone così impaurite dalla mia natura da volere eliminarmi.
Trascinavo il mio glorioso ego sul freddo pavimento, lasciando che strascicasse e raccogliesse ogni tipo di sporcizia dal cemento polveroso.
Un lussureggiante ego ricoperto di emozioni oscure.
Plagiato da sentimenti privi di colore.
Un ego inseguito dall'ira e perseguitato dal rancore.
Venerato dai più temibili e indomabili destrieri; dalla fedeltà impeccabile e l'odio irreversibile.
Dovunque andavo loro seguivano.
Ogni cosa che iniziavo loro finivano.
Nessuno poteva uguagliarmi.
Nessun essere o creatura poteva succedermi.
Non vi era tale potenza sulla terra e nel cielo da corrompere e incrinare qualcosa di corrotto e irrecuperabile.
Mi chiamavano re Odio e tale volevo restare.
Odiavo spassionatamente e incondizionatamente. Vivevo per esso e da esso mi fortificavo.
Tutto quello che ero era considerato odioso e ogni qualità in me, snervante.
La passione che abitava dentro di me era talmente devastante da mettere in fuga ogni alba sgargiante.
Nei pressi del mio animo avanzavo come un assassino verso il mio trono, sotto le grida e le lodi del mio popolo. Sotto gli occhi di Discordia, Malizia e Repulsione.
Sotto lo sguardo d'Invidia, Ossessione e Veleno.
Ognuno di loro, ogni singola cosa di loro mi odiava di un odio traboccante e incessante.
Nato dal Male, mio padre e Peccato, mia madre, io incarnavo ogni elemento malato sulla terra e la mia fama era senza limiti.
Mi conoscevano sino agli estremi della terra.
Il mio nome era ripetuto come una preghiera, lodato come una canzone.
Annunciato come un ardente sermone.
Quasi ansimavo e gemevo a tale orgasmo. Un impulso ben voluto e viscerale.
Un impeto che scorreva nelle mie vene; scalfendo e consumando ogni particella nel mio corpo.
L'odio che avevo per me stesso era assolutamente eccelso ed insormontabile.
E con quella stessa passione odiavo tutto il resto.

1039 parole
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Ali d'inchiostro ( Short Stories)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora