Prologo

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In una quiete notte d'estate, Margherita si era scoperta nuova, forse come mai si era saputa. La luce fioca della stanza illuminava quanto bastava quel foglio bianco dove aveva deciso di imprimere il suo dolore. In mente aveva solo un volto, solo uno. Quell'uomo l'aveva salvata mille e mille volte, ed altre mille l'aveva lasciata sprofondare nei suoi abissi. Lei, che di amore ne aveva saputo ben poco, adesso le pareva tutto limpido. Una lacrima le stava rigando il viso, ma a lei non importava più, ne eran scese di lacrime per tutti i sogni infranti. Per tutte le notti in cui aspettava quel telefono squillare, in cui aspettava ore sotto la pioggia, una persona che non sarebbe arrivata mai. L'avrebbe voluto maledire, ma non ci riusciva. Neanche quando, quell'uomo, gli aveva sputato addosso tutto il suo malessere.
Aveva perso la strada di casa, aveva perso la sua stanza. Non sapeva più dove tornare, le sue certezze erano crollate in un secondo. Ma ora, stringeva i denti, doveva essere forte. Così scrisse quella lettera, asciugandosi le sue lacrime e finalmente guardando quel cassetto.
Il cassetto dei suoi errori.

La bianca carta di questo foglio spero possa raggiungerti ovunque tu sia. Ho scavato affondo nel cassetto dei miei errori, per trovare la chiave dei miei sogni. Mi avevi sempre aiutata a capirmi, io che non riuscivo mai a farlo, con te mi sentivo meno pesante. Ma non mi ero accorta, che per essere liberi, questa era la strada più sbagliata. Ecco, allora ho riguardato ben affondo in quel cassetto, ed ho trovato il mio errore più grande. Non mi sono mai amata.
Arrivederci,

-M.

Nel cassetto dei miei erroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora