Andrà tutto bene

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"Just stop your crying
It will be alright."

Il mattino seguente mi svegliai con il sorriso in faccia, non curandomi delle occhiaie che crescevano sempre di più. Ora, il motivo di esse, aveva un nome.
Mi preparai per andare a lavoro e prima di uscire decisi di scrivere qualcosa.

Sarà bello cercarci nelle ore più buie
Farci domande mai dovute
Ma semplicemente cercate
Come noi.

Lasciai il foglio lì e mi diressi in caffetteria. Alice non arrivò e non capii il perché. Chissà cosa gli era successo. Così presi il mio telefono e gli mandai un messaggio.

Margherita: Tutto ok?

Posai il telefono e continuai a lavorare. Avrei voluto parlarle di tutto quello che era successo.
Ognuno di noi ha bisogno di qualcuno a cui raccontare ciò che ha dentro ed io ho avuto la fortuna di incontrare lei. Ho passato molti anni da sola; non mi sentivo realmente mai ascoltata, figuriamoci se potevo essere capita. E quando accade ti senti incompleta e la solitudine diventa la tua migliore amica. Tant'è che non riesci mai a staccartene veramente; diventa un'abitudine, una necessità, ma ci sono dei momenti in cui vorresti solo avere qualcuno sui cui piangere.

Alice, invece, era una persona davvero profonda. E solo a pensarci mi veniva da sorridere.

Alice: Ieri sono svenuta in negozio. Mi hanno portato in ospedale per fare degli accertamenti, ma non ancora so nulla. Non ti ho chiamata perché eri con lui, non volevo disturbarvi. Perdonami.

Ma è matta?

Margherita: Non ci devi neanche pensare, tu non disturbi mai. Ora come ti senti? Vengo a trovarti oggi pomeriggio, chiedo il permesso.

Alice: Mi sento stanca, credo di non essermi mai sentita così. Ma credo non sia nulla. Comunque non c'è veramente bisogno Marghe, non voglio che tu venga qui per una cavolata.
Piuttosto com'è andata con quell'uomo?

Margherita: No, vengo. Mi sento già abbastanza in colpa.
Comunque il suo nome è Harry.
Ora devo andare Ali, ci sentiamo dopo.

Alice: Ah, quindi adesso l'uomo misterioso ha un nome...
A dopo.

Per tutta la giornata non feci che pensare ad Alice. Ero estremamente preoccupata e quando arrivò il tardo pomeriggio chiesi al mio capo un permesso, che per fortuna fu accettato.

Così presi la metropolitana per dirigermi da Alice.
Le bianche stanze degli ospedali mi riportarono in mente sensazioni che pensavo di aver dimenticato.
Continuai a camminare lungo un corridoio che sembrava non finire più. Poi chiesi di vedere Alice ad un'infermiera che mi diede il permesso di visitarla.

"Ehi."

Gli occhi sembravano scavati ed il suo viso era pallido come quelle pareti.
L'abbracciai cercando di non fare un casino con le flebo.

"Dimmi che starai bene."

Glielo chiesi quasi fosse una promessa che sapevo non potesse essere rispettata. In quel casino già c'ero stata e non volevo che Alice vivesse quel caos, forse uno dei più paurosi. Vederla così, mi faceva tremare tutta.

"Starò bene." Abbassò lo sguardo toccandosi le mani.

"Piuttosto com'è andato il tuo appuntamento?"

"Non era appuntamento e comunque credo di averlo conosciuto meglio, per quel che posso."

"Ti devo tirar fuori le parole di bocca? Raccontami tutto per filo e per segno!"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 02, 2018 ⏰

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