Adam’s pov
Dalla giornata al parco sono passate due settimane, di Madison nemmeno l'ombra. Quella ragazza mi incuriosisce ma allora stesso tempo mi spinge a star lontano da lei, come se fosse sbagliato e in fondo lo penso pure io. Non capisco come ci si possa portare tanto dolore dentro, lo leggo nei suoi occhi. Quando prima sentivo parlare dalle altre persone di poter leggere negli occhi mi mettevo a ridere, non so come mai e perché ma nei suoi ci riesco, in più è sempre e costantemente nella mia mente come se tutto ciò che facessi ruotasse intorno a lei, ma la cosa che mi infastidisce è che lei non fa nulla, è il suo modo di essere e di comportarsi, lei, che mi attira come una calamita. Da quando l'ho conosciuta non riesco più a farmi nessuna ragazza, non che io faccia parte di quella categoria di uomini che lo infila in ogni buco e ogni sera si baci una ragazza, ma neanche così che non riesco nemmeno ad ammiccare, il perché? Non lo so nemmeno io, mi crea una tale confusione nella testa. Stanco decido di partire da casa mia ed andare a trovarla,infilo i primi indumenti che mi capitano a tiro, saluto Charl e la babysitter e parto da casa con la mia macchina. Quando arrivo al portone del suo palazzo suono al citofono, tuttavia non mi arriva nessuna risposta ma non demordo, per fortuna una signora scende dalle scale e apre il portone permettendomi di salire, arrivato alla sua porta busso e ribusso, sembra non voler rispondere allora insisto:”Madison so che sei qui, apri o sfondo” la sento rispondere “Adam non è giornata vattene, non ti aprirò”.
“Beh mi dispiace avrai una porta sfondata, Mad non mi tentare, sappi che lo faccio seriamente” “Adam, non mi chiamare Mad e lasciami in pace di cosa hai bisogno?” “Devo parlarti” mi apre, la Madison che mi apre è distrutta, distrutta dal dolore, entrando nell’appartamento è tutto a soqquadro e la puzza di fumo è indescrivibile, scherzando le chiedo “non ti piace fare le pulizie neh?” “Non ti piace farti i cazzo tuoi neh?, mi dovevi parlare, dimmi” “come mai non vieni in università?” Dio mi sento un pagliaccio, “Non ho molta voglia in realtà e poi non è periodo” capendo che non ha voglia di parlare cambio discorso proponendole di fare il progetto, e stavolta che lei mi faccia le domande. Parliamo di me, quello che mi piace e quello che non mi piace, il tempo libero, gusti musicali e scopro che abbiamo gusti totalmente differenti, poi arriva il tasto Charlotte e le parlai della mia famiglia “Beh sai sulle copertine o nelle pubblicità le tipiche famiglie perfette? Un tempo io ne facevo parte, in casa nostra l'armonia era sempre presente, raramente si litigava, io e Charl avevamo tutto ciò di cui necessitavamo e anche di più, stavamo bene sia economicamente che socialmente, tutto quell'equilibrio e paradiso sembrava dar fastidio a qualcuno e un giorno mia madre stette male, ebbe una crisi e scoprimmo che lei aveva un tumore, un cancro maligno che le aveva occupato e devastato tutto il torace, non ci fu niente da fare, non c'era nessuna speranza. Vederla li senza forze è stato e sempre sarà l’incubo più brutto che io abbia mai vissuto, sapere che io non avrei potuto fare niente, mi destabilizzava, vedere tua madre morire giorno dopo giorno è la cosa più brutta che possa mai capitare e non l'augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Quando morì decisi di arruolarmi, feci una missione in Afghanistan e ho bruttissimi ricordi, non scendevo spesso in campo, mi occupavo di dare ordini, rifornire le armi, nonostante non ne avessi le competenze, curare i feriti dato che non c'era una vasta disponibilità di medici e altri compiti di cui non te ne voglio parlare. Arruolarmi penso sia stata la scelta più egoista che io abbia potuto fare, arruolandomi pensai solo a me stesso, non pensai al dolore di mio padre e di mia sorella, così mi congedai e tornai a casa. Mi risvegliai dal mio dolore, Charl non aveva e non avrà mai una mamma che la cresca. Oramai mio padre pensa solo al lavoro, era l'uomo più fedele e innamorato solo di sua moglie, ora il lavoro e i suoi figli sono l'unica fonte di vita ed energia, ma si sa che spesso puoi perdere di vista l'obbiettivo così io mi sto occupando di crescere Charl dato che lui viaggia molto spesso, ma a volte necessito di un aiuto così sono costretto a chiamare babysitter, anche se non mi piace come idea ma di certo non la posso lasciare da sola a casa, a proposito di Charl, mi ha seriamente ordinato di salutarti, dovevi vederla” “Mi piace Charl, è in gamba. Non ti dirò che mi dispiace per tua madre perché i miei dispiaceri e le mie parole non la porteranno indietro, l'ho provato sulla pelle il dolore di perdere persone care e so cosa si prova, mi sarebbe tanto piaciuto conoscerla, ha dato vita a una testolina come Charl” “beh penso che le saresti tanto piaciuta” in tono scherzoso mi chiede “come piaccio a te?” ridendo le reggo il gioco “mmh più o meno" ci trovammo a ridere e passare il pomeriggio come amici di vecchia data, finchè nel tardo pomeriggio mi ritirai.
Madison's pov
In questa due settimane decisi di rimanere a casa un po' perché non avevo voglia, sono delusa da ma stessa perché non mantengo vivo il suo sogno, e anche perché la confusione che ho in testa non la riesco nemmeno a comprendere e mettere in ordine, non so cosa mi stia succedendo, Alexis continua a sopportarmi e il compagno con cui è in coppia è un vero coglione, tali parole, secondo lei la confusione che ho è perché sono “cotta" di Adam, ma con il cuore di pietra che ho per pochi riesco a provare amore, e Adam non rientra tra questi pochi. Ed ecco che sto ancora pensando a lui, deve uscire dalla mia testa. Abbiamo passato un bel pomeriggio dalla mia testa, mi sarebbe seriamente piaciuto conoscere sua madre, è andato via una ventina di minuti fa. E sto pensando ancora lui, prendo dalla vetrinetta in soggiorno un po' di liquori e incomincio a berli, fino a perdere il conto degli shot e delle bottiglie finite.
Adam’s pov
Sono le nove, papà stranamente è a casa dopo tanti mesi abbiamo cenato tutti insieme, Charl era davvero felice, mi dispiace per lei non si merita tutto questo. Adesso stanno giocando insieme, e sono felice, se lo meritano, entrambi. Il telefono squilla, faccio per rispondere e compare il nome di…. Madison? Oggi c'è lo siamo scambiati, rispondo e la sento cantare in lingue strane, parla in modo, confuso? “Madison, cos'hai?” continua a cantare e menziona unicorni con le braccia di panda “sei ubriaca?” “Si nota così tanto?” mi metto a ridacchiare e dopo essermi fatto dire dove si trova riattacco. “Papà, devo andare, un amico, sai necessità..” “Madison? Bel nome da maschio, vai figliolo sto io con Charlie” e accompagna la frase con un sorrisetto malizioso, scuotendo la testa esco di casa e salgo in macchina, arrivo al portone che fortunamente è aperto, salgo e arrivo alla sua porta, provo a bussare finche sento un urlo divertito che dice “è aperto la la la, Natale è vicino oh oh, ding dong dan” aprendo la situazione è peggiore rispetto al pomeriggio “sei arrivatoooooo” tutta questa gioia ed enfasi da Mad mi spaventa, me la carico in spalle nonostante le sue lamentele, e la metto sotto la doccia fredda, la faccio spogliare mentre io guardo la situazione nella casa e dopo che si è messa un asciugamano intorno al corpo la metto a letto e mi stendo accanto a lei, ci mettiamo a parlare, dai discorsi più ridicoli ai quello più seri “Adam ti sei mai sentito tanto solo? Quando il dolore si faceva così forte che ti sembrava di non sentire più il cuore battere? Quando ti senti un buco nel petto? Quando tutti i progetti affievoliscono nel nulla? Quando tutti ciò in cui avevi sperato svanisce come un castello di sabbia inghiottito dalla marea? Quando non ti ricordi più neanche cosa sia la felicità e tutto ti sembra grigio e vuoto?"
“Si Mad lo so” “beh perchè quando sono con te mi sembra tutto meno grigio? Io sento che con te c'è la posso fare, che se voglio posso costruire un castello di sabbia che non venga inghiottito dalla marea per il semplice fatto che con te lo costruisco più solido. Ma io ho il marcio dentro, ho un cuore di ghiaccio, e io ti distruggerrò, quindi ti prego facciamo questo progetto e poi vattene, non sopporterei di rovinare anche te. Chi mi sta accanto o muore o se ne va, non voglio che muoia anche tu, quindi vattene okay?” e prima che io possa rispondere crolla e si abbandona alle braccia di Morfeo, ma non perdo l'occasione e le sussurro “Devi solo trovare il fuoco giusto per un cuore di ghiaccio, non me ne andrò per il semplice fatto che io voglio essere quel fuoco, e non mi importa se è sbagliato o meno, sarò l'arcobaleno che farà risplendere il grigio".Spazio autrice
I'm back, e questa volta per davvero. Mi dispiace per tutta l'assenza, davvero tanto. Tra le righe ci sono dei mini-spoiler. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, cosa ve ne pare fino ad ora?Fatemelo sapere con qualche ⭐⭐⭐ e commento. Ditemi se vanno bene i capitolo di questa lunghezza o li preferite più lunghi.
Baci e alla prossima settimana,
xoxo, R
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Don't fuck with my love||Rachy233
RomanceAlla parola 'amore' all'inizio Madison Martinez rideva, non sapeva che significato avesse quella parola e non le interessava neanche, fin da piccola aveva dovuto affrontare le brutalità del mondo, ritrovandosi a crescere con esse; Adam Smith, con il...