Rivelazioni

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Non sono abituato a parlare di me alle persone. Non che mi dispiaccia, ma non mi attrae la prospettiva di avere a che fare con qualcuno che conosce ogni parte di me, dal più intimo segreto al più oscuro. Tutto ciò però non comprende voi. No, come potrei nascondervi tutto di me? Avete bisogno di sapere tutto sull'argomento (escluse le parti imbarazzanti, eh) quindi è meglio incominciare fin da subito.
Sono orfano. Già, vivo con mia madre adottiva sin da quando sono nato e stato affidato a lei. Si chiama Jane McFeel e ha trentacinque anni. È la persona migliore che io abbia mai conosciuto, e ne ho conosciute tante di persone, eh! (meglio dire "conoscerò").
È alta, in forma, con una chioma di capelli castani color nocciola. I suoi occhi sono verdi e profondi, così intensi che, nel momento in cui alzi lo sguardo e lo incroci con il suo, sai che non potrai fare a meno di sorridere.
E dolce, simpatica e intelligente. Lavora come manager di un cantante famoso, Jordan Jackson, che è anche il suo fidanzato. Lui è a posto, mi tratta come un figlio ed è anche simpatico, ma non lo vedo spesso eccetto qualche volta a cena.
Mia madre è felice con lui quindi lo sono anch'io. Per quanto ci riesca.

-Azriel. Cosa succede?-
Era la voce di mia madre, mentre stavo sul divano a riflettere riguardo quello pseudo Willy Wonka sotto la mia scuola. Non le avevo detto nulla al riguardo, avevo paura di spaventarla oppure di sentire una di quelle risposte "te lo sarai sognato!" oppure "probabilmente era una pubblicità". No, io ero sicuro di cosa avessi visto. Non ero sicuro, però, se io ci credessi o ci volessi credere. Credere a qualcosa, credere che magari non sei tu quello strano, ma speciale. L'idea mi affascinava e mi sfiorava ogni singolo secondo lungo il tragitto scuola-casa.
-Sto solo pensando.
Risposi a mia madre mentre mi osservava con la borsa piena di fogli, il cellulare tra la spalla e la testa, le chiavi di casa ancora in mano e quell'espressione, mista preoccupazione e stanchezza.
-Allora liberati da questi pensieri, perché presto saranno pronti i miei biscotti!-
Solo al sentire quella parola mi reso conto di quanto avessi fame. Ma non riuscivo a liberarmi da quei pensieri assillanti come mille voci che urlano nella tua mente.
-Mamma...- incalzai io mentre addentavo un biscotto -Come mi hai adottato?
Incominciai così, partendo da un punto fermo che avevamo introdotto poche volte. Forse, se avessi saputo la mia provenienza, avrei potuto trovare qualcuno come me.
Al sentire quella domanda, vidi le mani di mia madre tremare, e il suo viso irrigidirsi.
-Te l'ho già detto, ti ho trovato davanti a casa mia, non so chi ti abbia lasciato lì.
-Mamma, so che c'è di più, deve esserci.
-Azriel, non voglio continuare la conversazione.
-Mamma, ho quasi sedici anni, ho il DIRITTO di sapere chi siano i miei genitori.
-Azriel...
Forse era meglio smettere, calmarmi, riprendere l'argomento in un altro momento. Ma una parte di me voleva sapere la verità.
-Mamma.
Dissi con una calma inquietante.
-Chi mi ha consegnato a te?
Passarono minuti, minuti che mi sarei volentieri risparmiato. Ma non avevo mai usato i miei poteri contro mia madre, e non lo avrei fatto ora.
-Un uomo.
-L'hai visto?
-No, aveva il viso coperto da un cappuccio nero, non l'ho visto in viso.
-Ti ha detto qualcosa?
-No, è scappato.
-Hai notato qualcosa di particolare in lui?
-No
Si fermò, e una lacrima scese dal suo viso. Odia quest'argomento,ricordare di non essere mia madre. La fa star male.
-Mamma- le dissi accarezzandola -Ho bisogno di sapere. Ti prego.-
Per qualche secondo mi osservò, con il suo potente sguardo color smeraldo, che come sempre mi rubò un sorriso.
-Quando è scappato- disse lei, adesso con voce ferma -L'ho visto fermarsi e una luce azzurra poco dopo. Nient'altro.-
Mise la sua mano sulla mia e mi sorrise. Io però non la stavo più osservando.
Avevo appena capito chi fosse quell'uomo.

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